OrientaMenti, Conferenze a cura di studiosi e docenti fruitori dei programmi di ricerca Japan Foundation
Venerdì 21 febbraio 2020 ore 18.30
Istituto Giapponese di Cultura
Via A. Gramsci, 74
ingresso libero
PRIMA PARTE
LE TANTE VITE DI UN PATRIARCA. NARRAZIONI AGIOGRAFICHE E PRATICHE RITUALI INTORNO ALLA FIGURA DI BODHIDHARMA
A cura di Marta Sanvido
Università Ca’ Foscari, Venezia
Quante volte può rivivere un patriarca? Stando alle agiografie del primo patriarca Chan/Zen, Bodhidharma, si direbbe innumerevoli. Nel corso dei secoli, lungo il viaggio che lo portò dall’India al Giappone, Bodhidharma divenne oggetto di narrazioni e leggende che contribuirono a plasmare l’immagine del fondatore mitologico di una delle più celebri correnti del Buddhismo.
L’intervento ha come obiettivo quello di introdurre gli episodi agiografici e le manifestazioni rituali incentrati sulla figura di Bodhidharma, riconsiderando come tali formazioni discorsive abbiamo contribuito alla creazione del mito Zen. Allo scopo, verranno prese in considerazione diverse fonti e riferimenti testuali, nonché rappresentazioni visuali del primo patriarca al fine di fornire una panoramica sulla costruzione dello Zen quale ininterrotta successione di maestri, idealmente legati dal medesimo capitale dottrinale iniziato proprio da Bodhidharma.
Marta Sanvido ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi sull’Asia e sull’Africa nel 2019 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove attualmente lavora come docente a contratto. Ha condotto la sua ricerca nelle principali università in Giappone. Durante l’anno accademico 2018-2019 è stata Doctoral Fellow della Japan Foundation a Tokyo presso l’Università Komazawa. La sua ricerca esplora la creazione del sapere ibrido e fluido medievale avente come comune denominatore le Cinque Posizioni all’interno dei documenti segreti di trasmissione della scuola Sōtō Zen. I suoi interessi includono la segretezza nel Giappone premoderno e la creazione di visioni cosmologiche all’interno di differenti tradizioni religiose.
SECONDA PARTE
DEL GOVERNO DELLE LETTERE NEL GIAPPONE MEDIEVALE: COME CONDENSARE IN 31 SILLABE I VALORI DELLA POLITICA
A cura di Pier Carlo Tommasi
Università Ca’ Foscari, Venezia
Sin dall’antichità la lirica giapponese ha trovato nel waka la sua massima forma di espressione. Questo genere, ammantato di una tradizione tanto longeva quanto versatile, chiede al poeta di aderire a un preciso registro metrico e linguistico, condensando il suo messaggio in cinque emistichi di 5-7-5-7-7 sillabe ciascuno. Le regole che presiedono alla versificazione sono il frutto di un duplice processo di codificazione e canonizzazione, che col tempo ha reso il waka il mezzo più congeniale a veicolare, nella sua raffinata sintesi, tutta la ricchezza delle esperienze e delle emozioni umane.
Eppure, lungi dal costituire un esercizio retorico fine a se stesso, la poesia (così come il cerimoniale che la accompagna) assurse presto a ideale politico, legandosi al principio di “buon governo” non senza importanti risvolti ideologici. La padronanza del repertorio classico e delle tecniche compositive divenne così un sapere ambìto, autorevole, da custodire e trasmettere in circoli ristretti a beneficio del ceto dominante. Questa evoluzione si deve in parte alle origini aristocratiche del waka e allo status privilegiato che ne deriva, ma soprattutto allo sforzo interpretativo di esegeti e statisti che proprio nella poesia trovarono il catalizzatore di un universo etico, ancor prima che estetico. Nella presentazione saranno esplorati alcuni di questi aspetti guardando al contesto storico medievale e agli sviluppi letterari durante i secoli XIII-XVI, ovvero quando, da appannaggio esclusivo della nobiltà di corte, il waka si diffuse presso la classe guerriera emergente, che ne avrebbe fatto un emblema di distinzione, legittimità e potere.
© Tokyo National Museum
Pier Carlo Tommasi ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi sull’Asia e sull’Africa nel 2019 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove attualmente lavora come docente a contratto di lingua giapponese classica e moderna. Ha trascorso diversi anni di studio all’estero, più di recente in Gran Bretagna e Giappone. Durante l’anno accademico 2018-2019 è stato Doctoral Fellow della Japan Foundation a Tokyo presso l’Università Keio. La sua ricerca indaga sotto il profilo storico-letterario gli sviluppi della cultura guerriera tra XIV e XVII secolo. Tra i suoi interessi figurano anche gli usi del passato (antiquarianesimo) e la mobilità del sapere nella dialettica centro/periferie.