Non solo extracomunitari. La vocazione cosmopolita di Roma è stata sin dagli albori uno dei suoi capisaldi più inossidabili.
Il desiderio di diventare cittadino romano spingeva qui le genti da terre lontanissime, i pellegrinaggi in occasione dell’Anno Santo hanno riversato nella Capitale fiumane di devoti, e in tempi più recenti si è affermata come tappa obbligata nella formazione culturale e personale delle élite europee. Un prestigio e una caratura che ancora oggi non ha perso nulla del loro fascino.
Il desiderio che Roma, oltre al fascino, ritrovi anche concretamente il suo ruolo di hub culturale è sentito molto anche all’estero. Non è un caso che proprio un membro artistico dell’Istituto Svizzero, Donatella Bernardi, abbia voluto onorare questo antico status capitolino con una iniziativa chiamata Eternal Tour, che si è svolta dal 3 al 13 luglio in giro per la città e dentro alcuni Istituti di cultura stranieri.
L’iniziativa in questione si fonda sull’esperienza, da molti intellettuali foresti ben sperimentata, dell’incontrare sul territorio una ricchezza culturale e artistica già sentita propria perché studiata nel proprio Paese. “Si può immaginare poi cosa significa per una persona che impara a scuola delle cose inevitabilmente astratte, venire poi qui e trovare che tutto è molto più concreto”, ci fa notare giustamente l’artista svizzera. “Il valore del Grand tour è ancora oggi questo: toccare con mano una realtà che ti viene insegnata da anni senza che tu possa veramente capirla.”
Rivitalizzare questo aspetto della città avrebbe dunque un valore inestimabile, soprattutto in un momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, convergere, reticolare, sinergizzare è la chiave per il futuro. E le due cose non sarebbero antagoniste, ma complementari: “è vero,” ammette la Bernardi “siamo tutti sempre in contatto via chat, email, VoIP e quant’altro, ma così tu non tocchi la realtà, il fatto concreto”, cosa che invece può avvenire solo recandosi in loco.
In tutto questo, c’è anche l’esigenza degli Istituti di cultura di essere più partecipi alla vita della città; “purtroppo però nella preparazione di questo festival abbiamo riscontrato da parte loro tanta inerzia,”osserva sempre la Bernardi, “causata da una forte burocraticità del sistema. Sono luoghi in cui generalmente si viene a finire la propria carriera da intellettuale, e iniziative come questa ne risentono.”
Eppure, anche se trasformata prevalentemente in meta turistica, e non più vissuta più di ogni altra cosa come formidabile calderone creativo-intellettuale, Roma continua ad avere tutte le potenzialità necessarie per reimporsi come caput mundi. Ancora in grado di fornire quegli stimoli e quegli incentivi che ne hanno fatto in passato un’esperienza imprescindibile.
Scritto da VS