Tommaso ha diciassette anni e fotografa ogni cosa, di continuo.
Il mare, click. Sua madre Giulia, click. Le nuvole che si rincorrono, click. I suoi scatti, raccolti in un album intitolato Il mutare dei giorni, documentano i tanti momenti di un ragazzo che si affaccia alla vita con timore e curiosità. E le cose, per Tommaso, sono davvero mutate.
Dopo l’improvvisa morte del padre lui e la madre hanno lasciato la casa di Trastevere e si sono trasferiti sulla costa pontina, in una torre saracena a picco sul mare. E’ lì, nell’estate del 1980, che lo scrittore romano Carlo Molinari ambienta il suo ultimo romanzo Dune (Castelvecchi Editore), racconto potente e sensuale della più universale delle esperienze personali, il primo amore.
E’ tra le dune che scoppia l’amore tra Tommaso e Elena, una donna più grande di lui di vent’anni. La loro è una passione sferzata dal maestrale, intrisa di sabbia e sale, inebriante come il profumo del mirto. Molinari affida sapientemente alla natura i moti del sentimento senza età, certo che le parole da sole non riuscirebbero a contenerlo. Poi allunga lo sguardo verso le isole di Ponza e Palmarola, che stanno per scomparire in lontananza: “Era come la sua vita, quel sole al tramonto. Un’altalena di luce, di colori forti e spessi. E di tramonti rapidi e inquietanti.”
Carlo Molinari, com’è l’amore tra Tommaso e Elena?
CM: E’ certamente come tutti gli amori che esistono. Di sensazioni non dette, di passione, di sentimenti che annullano il tempo… ed è proprio il tempo che nella storia gestisce tutto, che plasma e cambia i sentimenti, i corpi, le emozioni. Il tempo che è come le dune e come la passione, sempre uguale e mai lo stesso. E’ un amore che non è scontato, quello tra Tommaso e Elena, e che non ha massime, che non vuole insegnare nulla. Dà soltanto emozioni, che durano spesso tutta la vita.
Nel suo romanzo la natura della costa laziale più che sfondo è protagonista. Cosa rappresenta?
CM: La natura di quel tratto di costa, non lo nascondo, fa parte della mia vita. E della mia adolescenza, come quella di Tommaso. Fortunatamente ha fatto parte anche del resto della mia vita, e l’ha cambiata e plasmata come il vento fa appunto con le dune. Ogni adolescente ha un luogo cardine, dove sono passati amicizie ed amori che possono durare a lungo, molti per sempre… l’adolescenza è una polveriera di fuochi d’artificio coloratissimi, pronta ad esplodere per un nulla. E l’età matura, quella di Elena, è il momento in cui si tirano le carte della vita; ne può uscire una qualsiasi, di carta, o di sentimento. Si può continuare a barare o si possono scoprire tutte.
E Roma invece, la città in cui tutto è cominciato?
CM: Roma è da dove è partita la storia del romanzo, è il punto di partenza di ogni mio spunto, ogni idea, ogni sensazione. In riferimento al romanzo, è il luogo della vita, ma anche della morte del padre di Tommaso. È il luogo del ritorno, dell’amore logico, della coscienza. E per me è veramente tutta la mia vita.
Lei, oltre che scrittore, è anche medico e cantautore. Quale disciplina l’aiuta maggiormente a capire la realtà?
CM: Percepire la realtà è come percepire l’immaginario. Nulla e tutto sembra vero e possibile, e soprattutto l’opinione, la nostra opinione, cambia a seconda di chi giudica e del metro che viene usato. Dal punto di vista del medico, si può avere contezza di una realtà cruda, per nulla magica, dove comunque piovono costantemente gocce di vera e grande umanità. Dal punto di vista dello scrittore o del cantautore, la realtà è essenzialmente magica; è quello che si vuole che sia, in peggio o in meglio… e comunque è una realtà sempre emozionante.
Dune
di Carlo Molinari
Castelvecchi Editore
Carlo Molinari è nato a Roma. Oltre che scrittore, è anche cantautore. Formatosi nel Folk-Studio di Roma, è autore del CD La fortuna di un giorno qualunque (2001).
In campo narrativo ha pubblicato Bisturi&Diamanti (Marlin Editore, 2007), Come vento nelle risaie (Castelvecchi, 2011), Breve storia di Hector Broch (Amazon, 2013), Racconti (Pagine, 2013).