Marzia Marziali, la protagonista di Tutto su di noi, l’ultimo romanzo di Romana Petri (Mondadori), “ha un’andatura marziale”. Il suo corpo è stato scolpito con massacranti allenamenti di lotta greco-romana e calisthenics. Ma la vera lotta, da quando è bambina, Marzia la combatte tra le mura domestiche. Nella sua “inutile famiglia”, i genitori sono due “pance aperte” che non le risparmiano nulla. Silenzi spietati e confessioni irricevibili costituiscono il registro del disamore di un padre balordo e di una madre sboccata che non sa vivere senza di lui. Il fratello invece, in un tentativo di auto-protezione, si aggira per la casa come un fantasma, con le cuffie sempre sulle orecchie. I quattro vivono fuori Roma nella borgata del Mandrione, simbolo di una perifericità e di una lontananza innanzitutto affettiva ed esistenziale.
A Marzia però, che va a letto con “la pancia e il cuore infelici”, un corpo muscoloso non basta per ribellarsi. Tanta è la paura di diventare come chi la circonda, che scappa da ciò che crede perfetto quando lo incontra, parché sa che “la perfezione non è di questo mondo”.
Se per andare avanti, per guarire, sia necessario perdonare, è il dilemma con cui si confronta chi legge. Sarà la scrittura potente di Romana Petri a trasformare le ferite in cicatrici. Con linguaggio tagliente, l’autrice – che nei suoi romanzi fa spesso della famiglia un punto di osservazione privilegiato – accompagna Marzia nel difficile passaggio dal passato al futuro, consegnando al lettore una lezione sofferta ma preziosa: se si vuole sopravvivere al primo bisogna saper immaginare il secondo.
Romana Petri, come altri suoi romanzi precedenti, Tutto su di noi racconta una famiglia disfunzionale, dove i rapporti sono all’insegna dell’odio, della rabbia, del risentimento. Perché come scrittrice lei si concentra spesso su questo ambito?
RP: Credo che la famiglia sia proprio Il Tema della narrativa fin dai primordi. Penso all’Odissea, alla circumnavigazione di Ulisse che tradisce la moglie, a Telemaco che parte per cercarlo, a come, nonostante 20 anni di distanza i due si ritrovino poi a vendicare insieme la loro casa. Gli esempi potrebbero essere tanti. La famiglia è il grande tema, è lì che nascono bellezza e orrore. È lì che veniamo formati, che crediamo in cose che poi dovremo per forza rivedere (anche nel migliore dei casi), dalle quali prendere le distanze per cercare di diventare qualcosa di più autonomo, Noi stessi. Non è facile essere se stessi dopo aver avuto una famiglia. È un paradosso ma è così. Ci sono impronte che restano per sempre. Il segreto sarebbe imparare dai difetti dei genitori. Ma che sono difetti bisogna prima capirlo. In questo romanzo c’è all’inizio un malinteso. Marzia crede di amare la madre perché è una vittima. ma poi è anche un po’ lusingata delle confessioni che le fa il padre. La famiglia ci forgia. Lei avrà la forza, ma ci metterà un bel po’ di tempo per ripulirsi dello sporco che le hanno fatto vedere. Credo che ogni lettore possa trovare in questo supermercato degli orrori familiari anche qualcosa che lo riguarda.
Marzia, la protagonista, riferendosi ai genitori e al fratello dice: “Ci fosse stato da scegliere, non avrei mai scelto voi.” Che famiglia avrebbe voluto?
RP: Come tutti noi avrebbe voluto una famiglia che funzionava bene. Con ognuno che interpretava nel modo migliore il suo ruolo. Una famiglia che non genera troppi traumi. Che lascia spazio alle fantasie libere dei bambini. E soprattutto, una famiglia non così inconsciamente ma terribilmente violenta. Una violenza subdola, non fatta di maltrattamenti fisici ma di quelli che ti segnano la psiche per sempre.
Colpisce molto, tra le pieghe di un racconto doloroso e sofferto, la ricorrenza della parola “perfetto”. Per Marzia lo è prima un cane, poi un ragazzo, infine il mare. Cos’è la perfezione per la protagonista?
RP: È il contrario della sua famiglia. Ha una famiglia talmente imperfetta che non le resta che fare il grande errore di credere nella perfezione per pareggiare almeno un po’ i conti. Ma la perfezione, anche se esistesse, lei non sarebbe mai in grado di accoglierla. Soprattutto in amore. L’esempio di amore che ha visto in casa, non prevede la dignità della donna.
Tra mille vicissitudini, una possibilità se non proprio di salvezza, ma almeno di speranza, viene dai libri. Che potere ha la lettura?
RP: Marzia è una sportiva che sogna di vincere l’oro olimpico nella lotta greco romana. Sente che per curare la sua fragile anima deve forgiarsi un corpo fortissimo, quasi indistruttibile. Arriva per caso a leggere il primo libro. Ma è proprio da quello che capisce il suo passato che, inevitabilmente le crolla addosso. Era proprio il libro adatto a lei. Quello che le avrebbe cambiato la vita.
Tutto su di noi si apre in un giorno importante: la vigilia del 56° compleanno di Marzia. Come si sopravvive a un passato come il suo, come si chiude?
RP: Con la forza della volontà, ma avendo soprattutto il coraggio di bere l’amaro calice fino in fondo. Solo quando lo hai bevuto tutto sai che non te ne spetterà più nemmeno un sorso. È solo allora che, pur non perdonando, Marzia riesce però a chiudere con il passato. A 56 anni abbiamo superato il raddoppio. Si rende conto che di tempo da sprecare non ne ha più. è in quel preciso istante che le arrivano due grandi regali in sostituzione di quelli che la famiglia non le aveva mai permesso di avere. In questo libro ci sono due cani: Core, quello sfortunato, ed Eroc quello fortunato. Loro due rappresentano le fasi della vita di Marzia.
Tutto su di noi
di Romana Petri
Mondadori
Romana Petri vive a Roma. Tra le sue opere, Ovunque io sia (2008), Ti spiego (2010), Figli dello stesso padre (2013, libro del mese di EZRome), Le serenate del Ciclone (2015, premio Super Mondello e Mondello Giovani), Il mio cane del Klondike (2017), Pranzi di famiglia (2019, premio The Bridge), Figlio del lupo (2020, premio Comisso e premio speciale Anna Maria Ortese-Rapallo), Cuore di furia (2020), La rappresentazione (2021) e Mostruosa maternità (2022). Traduttrice e critico, collabora con “Io Donna”, “La Stampa”, “il Venerdì di Repubblica” e il “Corriere della Sera”. I suoi romanzi sono tradotti in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo, dove ha lungamente vissuto.