Viale del Policlinico art

Viale del Policlinico

Viale del Policlinico artPerché Viale del Policlinico di Claudio Coletta (Sellerio editore), sia diventato a pieno merito un caso letterario si capisce fin dalle prime pagine.
Quando il professor Mori, luminare di ematologia, viene trovato in una pozza di sangue, il noir che ci si aspetterebbe si colora di altre sorprendenti tinte. Lo shock che segue al  ritrovamento del corpo, legato a una poltrona e dissanguato, scuote l’Istituto di I Clinica Medica del Policlinico di Roma durante la travagliata occupazione studentesca del 1974.
Lorenzo, lo studente di medicina che ha scoperto l’omicidio, si ritrova coinvolto nelle indagini. Altri incredibili delitti seguiranno, messi in atto con rituali inquietanti, mentre il paese è scosso dal rapimento del giudice Sossi da parte delle BR e dalla strage dell’Italicus.

Con maestria, Coletta, medico egli stesso, lascia senza fiato il lettore attraverso i misteri della vita del singolo, cui fanno da sfondo quelli di un’intera epoca. Le sfumature sono tante quante quelle del’animo umano e del suo agire.
“Probabilmente la ragione vera di quel paradosso stava nella inconscia ricerca di un impossibile equilibrio fra sofferenza e gioia, fra orrore e bellezza, eros e thanatos, in definitiva.”

Coletta Claudio artDottor Coletta, lei è un medico cardiologo, il suo lavoro è salvare la vita delle persone. Nel suo romanzo l’ospedale diventa invece la scena del crimine di diversi delitti, un luogo di morte. Perché ha scelto questo ribaltamento?
Prima di tutto è un luogo comune  affermare che facendo il medico si salva la vita delle persone. Se così fosse, gli psichiatri o i dermatologi sarebbero medici di serie B. In realtà, nella vita ospedaliera dove si ha a che fare con la malattia grave, si lavora in gruppo con  tecnici, infermieri, medici di altre specialità e tutti  hanno come fine alleviare la sofferenza di  chi sta male. E’ solo grazie a questo tipo di organizzazione, e alle risorse che vengono utilizzate, che coloro che soffrono possono sperare in concreto di migliorare la propria condizione. Quanto alla morte, credo che rappresenti un mistero affascinante per chiunque, soprattutto per chi deve conviverci per mestiere.

Dopo numerose pubblicazioni in campo scientifico, questa è la sua prima opera narrativa. Come si è avvicinato alla scrittura?
Vede, fare il ricercatore mi ha aiutato a disciplinare la mia scrittura. Essere obbligati a descrivere una ricerca complessa  in mille o duemila parole, spesso in inglese,  è stato un ottimo esercizio per chi, come me, ha sempre desiderato uscire dai confini della realtà più pragmatica (qual è quella scientifica) e lasciarsi portare via dal mondo della fantasia. Tra l’altro, scrivere un romanzo è molto più facile che scrivere un protocollo di ricerca o descriverne il risultato.

Nella testa del misterioso assassino rimbomba un mantra da brivido: “Adesso devi solo ucciderli tutti, fino alla fine … fino alla fine … fino alla fine …”. Da che cosa è mosso?
Se lo dicessi, sarebbe facile per chi legge indovinare l’autore dei delitti, e non parlerò neanche sotto tortura. Però è ovvio che è l’odio, comunque,  il movente primo di tale condizione. Un odio antico, rappreso, che trova la sua ragione di esistere solo nella vendetta sperata.

Una delle studentesse, riferendosi all’occupazione della facoltà, dice :” Non li vedi anche tu i soprusi che ogni giorno si compiono in corsia davanti ai nostri occhi, le raccomandazioni, le ingiustizie, i ricatti … Io non sono per la violenza, ma qualcosa bisogna pur farla, per cambiare!”
Che sapore hanno oggi, a distanza di decenni, queste parole?

Il sapore della nostalgia. E’ come se in tutti questi anni ci fossimo abituati alle ingiustizie, ai giochi di potere, ai ricatti del denaro e delle lobbies. Purtroppo una parte non piccola della mia generazione ha creduto di poter combattere tutto ciò con la violenza. Penso alle BR, a Prima Linea ma non solo, penso anche ai “compagni” che nelle manifestazioni pacifiche tiravano fuori le P38 minacciando tutto e tutti, forse anche se stessi. Ed eccolo davanti ai nostri occhi, il risultato, di tutto ciò. Un sogno, quello del ’68, bruciato, spazzato via per sempre, e generazioni a seguire prive di una guida, di un maestro. Anche di questo si parla, nel mio libro, ed è un passaggio sul quale sono stato spesso invitato a parlare nelle presentazioni del libro. Evidentemente, un rimpianto condiviso. Comunque, con l’occasione desidero ringraziare  i miei lettori, i giornalisti  e i librai autonomi che hanno amato e sostenuto il mio libro. Se “Viale del Policlinico” è stato un piccolo caso letterario, e non solo a Roma, lo devo in gran parte a tutti loro.

Viale del Policlinico
di Claudio Coletta
Sellerio editore Palermo

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