La fuga dei lettori forti. Una sentenza, questa, che potrebbe suscitare attacchi di panico ai numerosi editori italiani. Se confrontiamo l’ultimo trimestre del 2010 con quello del 2011, si può notare un calo degli acquisti del 10%. Mettendo in parallelo i dati di chi ha comperato almeno tre libri nel IV trimestre del 2010, con quelli dello stesso periodo del 2011, si può notare un fatto drammatico: addio al 18% di lettori.
I dati in questione provengono dal rapporto “L’Italia dei libri – Un anno, le stagioni, due trimestri a confronto” commissionato dal Cepell (Centro per il libro e la lettura) alla Nielsen Company, nota azienda specializzata nelle indagini ed analisi di mercato. Tale ricerca è stata presentata proprio dal Presidente del Cepell, Gian Arturo Ferrari, durante la conferenza stampa che ha avuto luogo venerdì 23 marzo 2012, presso la Biblioteca Casanatense. Il campione del rapporto Nielsen rappresenta 23,363 milioni di famiglie italiane. Questo rapporto si è ottenuto tramite interviste rivolte a persone di un’età non inferiore ai 14 anni. Le domande avevano come fine quello di indagare l’acquisto e la lettura di libri nel mese di riferimento. Per quanto riguarda, invece, gli indicatori che sono stati utilizzati, occorre ricordare i 7 “Life stages”, ossia le varie tipologie familiari, e “Affluency”, che descrive la classe socioeconomica. I dati ottenuti, è bene precisarlo, non sono il risultato di una singola rilevazione, bensì la somma di quattro indagini trimestrali.
Ferrari inizia immediatamente a riferire la prima parte della ricerca, che riguarda il “Ritratto di un anno”, quindi i dati sull’acquisto dei libri. Il 44% della popolazione adulta ha deciso, nel 2011, di acquistare un libro. Il 48% degli acquirenti è risultato essere di sesso femminile. Per quanto riguarda i giovanissimi (dai 14 ai 19 anni), il 70% di questi ha dichiarato di leggere un libro l’anno. E’ evidente, perciò, quanta scarsa sia la confidenza dei ragazzi con la lettura, escludendo i testi scolastici. Il Presidente del Cepell ha giustamente sottolineato l’importanza del fattore dell’istruzione. Il 75% dei laureati, infatti, acquista e legge libri con una certa frequenza. Altro fondamentale elemento è quello costituito dalle fasce di reddito. Le persone più benestanti risultano avere una maggiore predisposizione alla lettura. Qui i dati parlano chiaro e non sarebbe sbagliata l’affermazione che, in Italia, la lettura costante rimanga un fenomeno quasi elitario. Tuttavia, la questione che più suscita allarme è il notevole divario tra Nord, Centro e Sud del Paese. Al Centro-Nord legge il 52-53% della popolazione, mentre al Centro-Sud soltanto il 39%. Stessa situazione la troviamo nei risultati sugli acquirenti ( al Meridione solo il 36% acquista libri).
Come può reggere, allora, l’intero sistema dell’editoria italiana? La sopravvivenza è, in sostanza, legata al sostegno dei cosiddetti “Alto lettori” (sarebbero i “lettori forti” dell’Istat), che sono coloro che leggono fra i 9 ed i 12 libri. A tale tipologia viene attribuita il 58% dei libri che sono stati letti nel 2011. Senza questi affezionati lettori, perciò, l’editoria si troverebbe in difficoltà ancora più pesanti.
Quali possono essere i fattori che incidono in tutto questo? Per il momento occorre escludere il libro elettronico che, almeno in Italia, non è riuscito ad ottenere il consenso dei lettori (rappresenta solo l’1,1% del mercato, sempre nel 2011). Tuttavia, potrebbe essere la pirateria a causare il calo negli acquisti (qui, però, non ci sono ancora dati certi).
Per quanto concerne il genere preferito dagli italiani, la Narrativa e Letteratura si piazza al primo posto (il 61% delle copie lette). Inoltre, l’82% degli acquirenti decide di optare per gli scrittori italiani. Quando si tratta, però, di leggere effettivamente, aumentano le preferenze per gli autori stranieri. La maggior parte dei libri acquistati provengono dalla fascia di prezzo compresa fra i 6 e i 15 euro (il 58%).
L’altra parte dell’indagine riguarda, invece, il raffronto tra l’ultimo trimestre del 2010 e quello del 2011, e qui emerge una situazione a dir poco preoccupante. Dal 2010 sono andate perdute 1,7 milioni di copie, con un calo degli acquirenti stimato del 10%. Pure i lettori sono parecchio diminuiti e si è passati da un 32% del 2010, al 30% riferito al 2011. E quelli che comprano, di solito, un numero consistente di libri? La percentuale di coloro che hanno acquistato almeno tre libri nel IV trimestre del 2011 è arrivata al 12% (14%, invece, nel 2010). Insomma, se anche i cosiddetti “Alti acquirenti” dovessero calare ancora, tante case editrici, specialmente quelle piccole e medie, rischierebbero di fallire. Non rimane, quindi, che cercare misure per scongiurare un simile pericolo. E’ qui che occorre citare il breve intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Paolo Peluffo, il quale ha voluto essere presente alla conferenza stampa. Il governo sarebbe pronto ad aiutare l’editoria in affanno, per mezzo di una “campagna strategica”, che avrà come obiettivo quello di promuovere la lettura e tutti quei posti adibiti al commercio e prestito dei libri, ossia biblioteche, librerie e edicole. Il sottosegretario ha voluto, quindi, far vedere a tutti lo spot televisivo che, a breve, andrà in onda. Il tutto, sempre con il medesimo fine, ossia quello di sottolineare la valenza dei libri come fondamentale mezzo di conoscenza e, conseguentemente, far ripartire il mercato editoriale.
Un cosa è sicura, il nemico numero uno adesso è la crisi economica, che limita il potere d’acquisto. Uno spot, qualche nuova fiera del libro, un po’ di sconti del 15 o 25%, non potranno sconfiggere la crisi. La questione è complicata, assai vasta e l’indagine della Nielsen può, in tal senso, servire a ben poco.