“Ho pronte quattro canzoni, me ne servono ancora altre e poi entrerò in sala per registrare il nuovo album.” Così Francesco Guccini alla presentazione del suo ultimo libro “Dizionario delle cose perdute. La playlist del nostro passato” (Edizioni Mondadori, 2012), avvenuta il 10 marzo durante “Libri come. Festa del Libro e della Lettura 2012”, presso l’Auditorium Parco della Musica.
Questa precisazione del celebre cantautore è dovuta al fatto che, almeno in questo periodo, la musica viene dopo il piacere di scrivere libri. Questo perché, ha ribadito ancora Guccini, “di canzoni ne ho fatte già tante e quando ero ragazzo volevo diventare proprio uno scrittore.”
Spazio, perciò, alla scrittura e questo suo nuovo libro è, in sostanza, un viaggio nel suo passato, ma anche nel passato di tutti coloro che hanno vissuto un determinato periodo storico, quello dell’Italia del dopoguerra piena di problemi, ma con il desiderio forte di rialzare la testa. Pàvana, località dell’Appennino tosco-emiliano, è da sempre nel cuore del cantautore, che non perde mai occasione per ribadire l’attaccamento per quel luogo della sua infanzia.
Più che intervista è un vero e proprio monologo quello che si è svolto nella gremita Sala Sinopoli. Guccini è praticamente un fiume in piena e avrebbe continuato a parlare per ore, se non ci fosse stato il momento stabilito per gli autografi di rito nella vicina libreria. Il cantautore tende subito a precisare che occorre separare le tematiche trattate nei suoi libri, specialmente quelle dell’ultimo, con i motivi cari dei tanti album. Nella letteratura, infatti, si lascia andare e non è costretto nella forma “rituale” della canzone. Può prendere le cose, se così si può dire, maggiormente alla leggera. Ad esempio, nel libro c’è tutta una parte riguardante l’arrivo del chewing-gum e la meraviglia che ha suscitato nei ragazzi di quell’epoca. Le cose sono cambiate nel tempo ed adesso non si può più fumare nei cinema. E’ proprio il fumo a costituire una parte rilevante del “Dizionario”.
Ecco spiegata allora la scelta dell’immagine di copertina, che ricorda un marchio di sigarette che si fumavano anni addietro. Sigarette “improvvisate” quelle che Guccini, assieme ai suoi amici, ha fumato nell’adolescenza. Il fumare era quasi una sorta di “obbligo” sociale, un modo per fare vedere a tutti che si stava diventando adulti. Sono proprio i giochi con i ragazzi del posto ad accendere la voglia di parlare del Guccini scrittore. Il chioccaballe e le fionde sono stati tra i passatempi più amati da queste comitive di ragazzini un po’ ingenui forse, ma pieni di vita. “Le ragazze erano più sveglie di noi maschietti”, così il cantautore quando decide di parlare un po’ delle prime esperienze sessuali. “Al cinema succedeva quasi di tutto, specialmente nelle gallerie piene di coppiette.” Queste sale erano anche luoghi di incontro adatte pure per socializzare. Le risse erano quasi all’ordine del giorno, questo perché tutti pensavano a prendersi i posti migliori, per evitare così di rimanere in piedi. “Alla fine del film non ti mandavano via, si poteva rimanere anche alla proiezione successiva, nel caso si arrivasse in sala a film abbondantemente iniziato.” Insomma, altri tempi, quasi un romantico “amarcord”, tuttavia non c’è spazio, non ci deve essere spazio, per la troppa nostalgia, anche perché la generazione di Guccini non è risultata perdente nella storia. Il riferimento è all’album dell’amico Giorgio Gaber, “La mia generazione ha perso” (2001), dove veniva sottolineata l’amarezza per non essere riusciti a cambiare la società, il mondo. “La mia generazione non ha dovuto partecipare a nessuna guerra e questo è già un grosso risultato!”. Questa è la risposta simbolica che Guccini ha voluto dare alla netta presa di posizione di Gaber. Il tempo però è scaduto, bisogna firmare gli autografi, concedersi per le foto, ecc… Forse è proprio in momenti come questi che un cantautore come Guccini vorrebbe, magari, ritornare indietro per gustarsi in santa pace i nuovi chewing-gum…