Davide Desario continua la sua narrazione della capitale in #RomaBarzotta 2 (Avagliano Editore). Il libro, il cui primo volume è uscito nel 2015, è una raccolta di un centinaio di articoli pubblicati negli ultimi due anni su Senza Rete
, la rubrica on-line de Il Messaggero tenuta dall’autore. Sono tanti i post e i tweet pubblicati da cittadini che non si rassegnano alle condizioni in cui la città versa. Offrono continui spunti di riflessione, e Desario, con l’occhio del cronista, li ha messi insieme, aggiornando il suo diario romano. “Un giorno, – spiega l’autore -, riferendosi al clima una mia collega parlò di un’estate barzotta. E io pensai, no, è Roma a essere barzotta, cioè così così, perché non riesce né a difendere la sua tradizione, né a trasformarsi in una grande capitale europea.” Aggiunge poi che ha voluto anteporre l’hashtag al titolo per chiudere il cerchio e continuare il discorso sul web, che è un luogo, o forse un non-luogo, ricco di stimoli per chi li sa cogliere.
E’ diventato un non-luogo anche il centro storico della capitale, brulicante di turisti e di chi lavora negli uffici durante il giorno, ma che si svuota la sera, come ci fosse il coprifuoco. Allora il paragone con le altre grandi città del mondo non regge, specialmente di fronte alla selva di abusivi che vendono ombrelli e bastoni per i selfie. Roma forse non c’è più ma è ovunque. Dai Fori Imperiali al lungomare di Ostia le persone camminano cercando di evitare buche grandi come crateri con il naso all’insù, perse nei monumenti o nelle sfumature del cielo. Perché questa è una città che non devi inseguire, viene a cercarti lei, si fa sentire con il profumo di una trattoria o della salsedine, è, come dire, nell’aria.
Anche il tempo sembra a volte non esistere più, dilatato all’infinito quando sei bloccato sul Raccordo Anulare, ma contemporaneamente compresso, velocissimo. Lui corre via e tu sei ancora là, in fila. Dappertutto ci sono cartelli pubblicitari che indicano un fast food a due minuti, peccato che non tengano conto del traffico, delle auto in doppia fila, dei parcheggi pieni. “Tutti vorremmo una città che ci facesse vivere un po’ meglio, – commenta Desario -, però io penso che lo faccia apposta. Ci fa allenare in modo tale che quando andiamo in un’altra città siamo felicissimi, perché dopo aver vissuto a Roma possiamo vivere ovunque. Anche se poi ci manca, inevitabilmente.”
E’ bella Roma, di una bellezza che neanche l’incuria riesce a coprire. Anche quando è avvolta da nastri gialli che nessuno toglie più, gli autobus non passano e i parcheggiatori abusivi ti tartassano. Ma perché mai poi, fermarsi a guardare solo quello che non va? Il Messaggero, ad esempio, sul suo profilo Instagram ha deciso di pubblicare ogni giorno uno scorcio fotografato da un lettore. Cliccando si scopre l’indirizzo di un angolo sconosciuto e incantevole, magari proprio vicino a casa nostra. E’ un modo per non arrendersi al destino di una città dove gli stranieri sognano di vivere e da cui a volte i romani vorrebbero scappare. Ed è anche un ritratto minimalista, ma non per questo meno autentico. Uno di quelli che non arriva sulle pagine dei giornali, eppure coglie nel segno. Ad accompagnarlo, una didascalia: “Daje Roma…”
#RomaBarzotta 2
di Davide Desario
Avagliano Editore
Davide Desario è nato a Roma, dove vive. Scrive per Il Messaggero dal 1995, di cui è responsabile per la parte on-line dal 2013. Per le sue inchieste ha ricevuto il riconoscimento speciale al Premio Cronista 2008 organizzato dall’Unione Cronisti Italiani e ha vinto l’Amalfi Coast Media Award nel 2009. Ha pubblicato Storie bastarde. Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la banda della Magliana (Avagliano Editore, 2010) e #RomaBarzotta. Cronache di una città sempre a metà (Avagliano Editore, 2015).