“Coccole per cuori solitari” di Alessandra Sabatini.
Edizioni Newton & Compton.
Alessandra, giovane scrittrice romana, è alla sua prima pubblicazione. Il suo libro “Coccole per cuori solitari, uscito il 30 gennaio scorso, è un manuale essenziale per affrontare al meglio il mese dell’amore e del romanticismo e, secondo me, anche un regalo ideale per San Valentino, magari per conquistare un partner e passare con lui/lei un paio di notti romantiche. Incuriosita dall’esperienza e dalla follia che traspare nelle pagine, ho voluto farle qualche domanda.
Alessandra, cosa, o chi, ti ha spinto a scrivere questo libro?
L’aneddoto da cui è nato è piuttosto divertente. Forse proprio da questo è dipesa la vena comica del libro. L’estate scorsa andavo a Berlino in pullman con una comitiva di 20 donne polacche che tornavano a casa. Sui televisori hanno mandato in visione il film “Hitch” con Will Smith in lingua originale, naturalmente con sottotitoli in polacco! Anche non capendo esattamente le battute, capivo perfettamente la sceneggiatura, le situazioni e i ruoli. Perciò mi sono detta: “E’ proprio vero, conquistare non è difficile se hai le armi giuste”. Tornata in Italia mi sono informata sui manuali in giro ed ho visto che, oltre ad essere tutti di provenienza americana o inglese, soprattutto sono molto rigidi, formali, persino basati su formule matematiche. Nessuno parlava delle follie che in effetti in amore si fanno.
In effetti questo libro, come i migliori manuali, dà consigli e semplici regole da seguire per conquistare l’altro sesso in ogni occasione, ma con molta ironia e una vena di pazzia. Come mai, però, serve un manuale in amore? Le persone non sanno più corteggiare o lasciarsi andare?
Un po’ forse sì. Soprattutto non riescono proprio a lasciarsi andare. Infatti il libro è a prova di timidi. La mia formazione sociologica, da cui viene la mia passione da profiler, mi ha indotto a fare uno studio quasi “psicologico” dei cuori solitari. Ho voluto sottotitolare il libro “Teorie e tecniche del corteggiamento romantico” e dividerlo in due parti, una puramente teorica e l’altra con tecniche e consigli pratici, proprio sulla falsariga dei manuali sociologici. Ho però poi voluto fermarmi al secondo appuntamento, non andare oltre con impegni e matrimonio o storie che finiscono. Ho voluto proprio dare indicazioni sul primo approccio assoluto verso potenziali nuovi partner, quelli che abbiamo la fortuna di incontrare ogni giorno e dare dritte utili per lasciarsi andare in situazioni inaspettate o impreviste.
Nel tuo libro consigli di mettere da parte la timidezza e di buttarsi, se non per amore almeno per avventura. Dunque ciò che dici ai tuoi lettori è che è peggio restare a guardare piuttosto che rischiare di farsi male?
Sì. Alla fine quella che propongo è una terapia d’urto. Suggerisco di stupire il partner, come passare la notte ad attaccare poster davanti alla sua finestra per farlo rimanere senza fiato la mattina dopo.
Insomma a San Valentino tutti possono festeggiare l’amore e il romanticismo?
Assolutamente sì. E a questo proposito propongo metodi anche a prova di crisi economica. Leggevo in questi giorni un articolo del “Centro italiano di studi politici” che diceva che nel 2009 la percentuale del corteggiamento negli italiani rimarrà costante o addirittura aumenterà, pur essendo già molto elevata, ma in particolare per le fasce più ricche della popolazione. Invece nel mio libro descrivo stratagemmi e sistemi che, a colpi di colla e kebab, non sono discriminatori da un punto di vista economico, pur rimanendo in ambito caldo e romantico.
Perciò anche se quest’anno tra la rata del mutuo e un week-end a Venezia si dovrà scegliere per forza la strada meno romantica delle due, sarà comunque possibile ritrovare il corteggiamento romantico prendendo spunto dal tuo libro?
Sì, è però importante basarsi più sulla fantasia che sull’effetto di lusso. Per questo serve scegliere un approccio non convenzionale e soprattutto non commettere il peccato mortale di restare a guardare quando hai davanti una persona che ti scatena delle pulsioni irrefrenabili. Questo porterebbe al più grande rimpianto che si possa avere.
Il libro presuppone non solo la rottura degli schemi, ma anche il piacere di fare qualcosa per te. C’è a questo proposito un capitolo, intitolato “Sento dunque sono” che è dedicato appunto a tutta una serie di cose che DEVI fare per uscire dal guscio e piacerti. Solo così sarai davvero affascinante e piacerai anche agli altri.
In effetti, anche se ci sono consigli volti alla cura del corpo e alla scelta dell’occasione, insisti soprattutto sull’autostima e la fiducia in sé stessi. Dunque, come tu sottolinei, anche se si indossa una tuta o si sta in ospedale, ciò che conta è credere in sé stessi?
Certo. Il primo passo è svegliarsi e sapere chi sei. Essere consapevoli dei limiti e dei punti di forza. Il mio approccio in questo non è psicologico, si basa proprio su un’osservazione empirica personale e di chi mi sta intorno. Ciò che ho dedotto è che se sei consapevole di avere anche una sola cosa su cui contare e sfrutti quella cosa al 100%, quella cosa ti farà arrivare ovunque vuoi. Non serve strafare, ma gonfiarsi un po’ aiuta.
In ogni caso io non esco mai in tuta, proprio per principio: non mi piacerei! Come d’altra parte non mi piacciono gli uomini in tuta. A meno che non ci sia un valido motivo, naturalmente.
Dunque ti sei ispirata alla tua vita?
Sì, tantissimo. Soprattutto per quanto riguarda l’approccio, ho provato personalmente il 90% delle tecniche che descrivo, sfiorando a volte la follia o, peggio, la derisione. Mi sono sempre detta: proviamo.
Ho poi aggiunto aneddoti di amici e conoscenti di tutte le età che hanno saputo che stavo scrivendo il libro e hanno voluto contribuire con i loro racconti e i loro ricordi.
Ci sono anche molte divertenti citazioni prese da film, serial tv, videoclip e persino cartoni animati giapponesi. Si può imparare da queste fonti per gestire le relazioni nella vita reale? Ti sono servite nella tua vita personale?
Non posso prescindere da ciò che ho letto o visto negli ultimi trent’anni della mia vita. Ho avuto la fortuna di vivere quest’epoca di passaggio di comunicazione multimediale e non posso fare a meno di ritrovare e rivivere l’eco di ciò che abbiamo vissuto virtualmente, nell’approccio quotidiano alla realtà. La nostra generazione ha fagocitato tutto ciò che è mass media, tv e fumetti, e lo sta riproponendo in tutte le forme.
Sono citati luoghi più o meno adatti ad incontri romantici, dal treno, ai mezzi pubblici, dall’ufficio, al supermercato. Il colpo di fulmine non ha dunque bisogno di un contesto ideale?
No. Il colpo di fulmine fa Bang! L’unico modo per reagire è respirare un secondo e seguire l’inclinazione del momento. Ho dato proprio per questo indicazioni, sia per lui che per lei, per un approccio più circense e un altro un po’ più soft per chi non è preparato a mettersi il naso da clown!
Tra i consigli hai inserito anche insoliti stratagemmi, cacce al tesoro e formule magiche. Nonostante i messaggini, gli ipod e le chat, nell’epoca di Internet il romanticismo può usare le stesse armi del passato?
In effetti sono andata da un estremo all’altro. Sono anche un po’ preoccupata per l’incantesimo con l’acqua piovana: non vorrei che qualcuno rimanesse intossicato. A parte gli scherzi, il libro è in realtà particolarmente adatto a chi è incastrato tra la malinconia dell’analogico e la spregiudicatezza del digitale. C’è ormai un utilizzo massiccio di computer e telefonini, però recuperare forme più tradizionali serve a recuperare certe atmosfere. Si può per esempio riscoprire l’utilizzo del telegramma romantico. La sorpresa è assicurata.
Potremmo forse dire che un romantico deve usare tutte le armi possibili, vecchie e nuove?
Un romantico non deve sottovalutare niente che venga dall’esterno. Tutto può essere utilizzato per sedurre, per colpire. Più affondi le mani nel reale, più frecce hai al tuo arco. Questo libro stesso, se lo regali a una persona che ti interessa con un bigliettino allegato, è probabilmente un fuoco d’artificio.
C’è un dissacrante elenco di uomini tipo, l’intellettuale, lo sportivo, l’uomo semplice, e donne tipo, la superimpegnata, la finta lesbica, la donna carie. Ma qual è la coppia perfetta?
In effetti, ci sono abbinamenti quasi naturali. Sono 7 e 7. Ci si potrebbe fare il gioco delle coppie. Ovviamente la coppia perfetta non può essere fatta da due tipi simili come il “Gran lavoratore” e la “Superimpegnata”, si devono invece compensare per evitare il massacro. Per esempio il “Gran lavoratore” ha bisogno della “Supergnocca”, da sfoggiare come un trofeo con gli amici nei suoi pochi momenti liberi per fare scena. Un po’ triste, forse, ma classico. E’ importante comunque la dissonanza.
Si sente sempre più spesso parlare di tradimenti, separazioni e storie superficiali finite. Tu stessa parli di famiglia declassata e disgregata. L’amore ha una data di scadenza come il latte? O si può ancora pensare ad un amore eterno, o almeno lungo quanto una vita?
Nel libro parlo malissimo del concetto di principe azzurro. Mi rendo conto di essere un po’ contro corrente, ma a volte queste teorie sono solo delle imposizioni. Inquadrare i sentimenti in schemi non è la soluzione migliore. Legare i grandi sentimenti al “per sempre”, o anche al contingente, è comunque un errore. Viverli è l’unica legge e regola che io mi sento di seguire. E’ vero che il concetto di unione è un po’ declassato, ma credo che l’unione vada fortificata nel quotidiano, non rimandando le opportunità. Ci deve essere poi una catena tra scambio e progetto.
Dai consigli anche per gli ex partner. Quando è il caso di tornare sui propri passi?
Quando il cuore ti scoppia. In quel caso c’è un buon motivo. Ovviamente è essenziale essere lucidi, e non so quanti ci riescono. Quando apri la scatola dei ricordi devi stare attento. C’è chi ci annega tutti i giorni nei ricordi, chi invece si lascia il passato alle spalle per fare nuove scelte. E’ vero che a volte la stessa situazione può essere più o meno giusta in momenti diversi. In questo caso è importante ponderare, ponderare, ponderare. Perché i motivi per cui tornare con un ex possono essere davvero tanti, e spesso poi non c’entrano niente con l’amore.
Insomma per concludere qual è secondo te l’ingrediente essenziale per una storia a due, breve o lunga che sia?
L’unico ingrediente su cui ho battuto tanto nel libro è non essere mai banali, privilegiare la sorpresa e la meraviglia. Per il resto è un pout pourri. Ma non voglio fare troppo la dottoressa. Ognuno deve avere il proprio stile.