La neve art

La neve

La neve artRoma è insolitamente imbiancata dalla neve. Il freddo è calato tra le strade ghiacciandone alcuni tratti, ma Lea deve uscire per farsi cambiare gli psicofarmaci.
Sa cogliere bene le variazioni di clima Ginevra Bompiani nel suo ultimo breve romanzo La neve (et.al/ Edizioni), sia esso atmosferico o interiore. Lea, la protagonista, al pari della città è intorpidita, bloccata. Le medicine con cui ha cercato di soffocare la tristezza, sembrano togliere il respiro a tutta la sua vita. Cosa fare allora? Rinunciare alla lucidità o affrontare la tristezza?
La risposta è tutta al femminile, e nasce dalla dote, che le conoscono bene, di affidarsi ai propri pensieri, di attingere alla fonte delle proprie esperienze. Si rivelerà una riserva preziosa, grazie anche alla presenza delle amiche di Lea.

Ginevra Bompiani, figura di rilievo della italiana come scrittrice, studiosa e traduttrice di letteratura e filosofia, si tiene lontana da riflessioni saccenti e svolte improbabili. Segue Lea nel suo mondo, dove non ci sono imprese memorabili, ma vita quotidiana, e la sfida si chiama normalità. In fondo, l’allegria non ha forse bisogno di coraggio?

E’ raro, ma succede. A Roma scende la neve. Solo che nessuno si è preoccupato di spargere il sale e ripulire le strade, e così la città appare “senza governo e senza cure”. Lea ha dovuto attraversarla per andare a farsi cambiare antidepressivi e sonniferi dalla sua dottoressa, che ha colto tutta la sua tristezza. Poi ha aggiunto che gli psicofarmaci spesso impediscono agli artisti di lavorare, e che se non li prendesse sarebbe più infelice, ma più lucida.
Sulla via del ritorno, lo stridore di una lunga frenata culmina in un forte botto. Riverso sul ghiaccio c’è un ragazzo sanguinante. Lea vorrebbe intervenire, prestare soccorso come qualcuno sta facendo, ma non può. Al pari della strada, è bloccata, congelata. Sembra quasi esista una corrispondenza tra quello che succede fuori di lei e dentro di lei. – Perché? -, si chiede. Perché la sua è una tristezza che nasce dalla mancanza di coraggio, come nel caso dell’incidente che ha appena visto. Ora la donna e la città sono la stessa cosa, entrambe senza cure, restìe a qualsiasi movimento.

E’ allora che Lea si serve di una dote che tutte le donne conoscono bene: anche nella paralisi i suoi pensieri fluiscono, confrontano oggi e ieri in cerca di una via d’uscita.
Non è sempre stata così Lea. Ne aveva avuto di coraggio, quando, pensando alla felicità di muoversi, aveva cominciato a produrre scarpe assieme a due amiche. Erano di foggia comoda, adatte a fare strada, e col tacco stabile, per non scivolare. La sua nuova attività la faceva andare avanti, ma anche guardare indietro, al tempo in cui, da bambina, ascoltava il rumore dei suoi scarponcini d’inverno, e quello degli zoccoletti d’estate. In quei momenti era nata la sua passione per le scarpe. E le sue sarebbero state le migliori, senza mai usare la pelle di nessun animale. Ne era profondamente convinta.
Almeno fino a quando, nel negozio, era entrata Adele, una ragazza piuttosto strampalata, con ai piedi gli stivaletti più perfetti che avesse mai visto. Morbidi, di colore chiaro, e soprattutto, di agnellino. Affascinata, Lea ne aveva esposto un paio in vetrina, ma fedele alle sue convinzioni, non poteva venderli. E lì erano rimasti, emblema della crudeltà della perfezione.

Ma cosa c’è stato di più bello, per la protagonista, delle scarpe? Andare a piedi nudi. E così, passa a creare cappelli, questa volta con l’aiuto della talentuosa Sabina. Anche se oggi sono per lo più inutili, al massimo si possono lanciare in acqua per un saluto solenne. Chissà cosa avrà fatto passare Lea, da un’estremità, è il caso di dire, all’altra. Forse la considerazione che ci muoviamo grazie ai piedi, ma è dalla testa che parte tutto. Quante volte ce lo ripetiamo cercando il coraggio di agire?
Colpisce, tra le pagine, il ruolo degli oggetti che tutti abbiamo intorno, indispensabili, inutili, preziosi, consumati, senza i quali saremmo condannati “ad amarci e odiarci senza intermediari, come i selvaggi, i mistici e i malati”. Sono i puntelli di una vita provvisoria, piccole gratificazioni nel mezzo di un grande caos. E’ una considerazione che rimane con noi dopo aver posato questo breve libro, che non dà ricette facili, ma contiene gli ingredienti utili a chi ogni giorno prova, sbaglia e ricomincia. Dopo tutto, “nessuno è obbligato a riuscire nelle cose che fa”.

La neve
di Ginevra Bompiani
et al./ Edizioni

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