Dalla sua parte art

Dalla sua parte

Dalla sua parte artIo devo essere più simile a un ramo d’ulivo che a una pianta grassa.” E forse questa frase, pronunciata dalla protagonista, è quella con cui Isabella Borghese più riesce a far entrare il lettore nel mondo del suo romanzo Dalla sua parte, pubblicato da Edizioni Ensemble.

Il destino si è infatti sempre abbattuto su Francesca con ventate violente. Le raffiche sono quelle del padre, della sua sindrome bipolare, capaci di scuotere la vita di chi gli sta intorno fino quasi a spezzarla.
E’ un equilibrio impossibile, tra un padre in preda a crisi e ossessioni, e una madre che si annienta nel tentativo di aiutarlo. Per tutta la casa, le grida di lui e i silenzi di lei, in cucina, psicofarmaci e dolci.
Francesca scappa ma ha bisogno di un rifugio, ama ma è spaventata, teme di diventare come il padre, ma se ne tatua l’ideogramma sulla pelle.
Isabella Borghese dipinge il ritratto di una donna messa a dura prova dalla vita, che non percorre mai una strada scontata, e per questo risulta vera: “La possibilità di restare al mondo creandosi alternative di sopravvivenza, non è una malattia, né una banalità, ma un’ottima strategia di vita.”

Borghese Isabella artFrancesca durante la propria infanzia ha portato sulle spalle il fardello di un padre con una malattia mentale e di una madre che per aiutare il marito si dimentica di essere una donna e anche una madre. Che donna diventa a sua volta?
Quello che diventa Francesca è da scoprire nel romanzo. Posso dire che è un personaggio femminile accompagnato da una profonda sofferenza, sì, ma anche dalla forza e soprattutto dalla voglia di scoprire nella dimensione della sofferenza risorse nuove per vivere la sua vita e non subirla lasciandosi annientare dal dolore. Tutta la sua storia va verso questa ricerca.

Il padre della protagonista è affetto da sindrome bipolare. La famiglia ha vissuto tra le sue grida, le sue ossessioni, i suoi tentativi di suicidio. Com’è la vita di chi ha un familiare con un problema psichiatrico, a livello personale, e a livello sociale per quanto riguarda la conoscenza della malattia mentale? Lei stessa è passata attraverso questa esperienza?
Non credo sia importante entrare nello specifico di quello che nel romanzo sia reale o meno. Quando si racconta una storia la necessità diventa solo quello che si vuole comunicare e il messaggio che ogni autore vuole lasciare ai lettori. La vita di Francesca, dunque, è certamente segnata dalla malattia del padre e la sua vita, credo che questo sia inevitabile, ne viene influenzata. Ma il suo percorso è quello di una donna che reagisce, come già ho spiegato precedentemente. Poi, sì, Francesca mi somiglia, ma come mi somiglia ogni personaggio. Ciascun di loro, infatti, a scrittura finita ho scoperto di aver costruito con tratti che mi appartengono, o che, più semplicemente, sono frutto delle mie esperienze.

Anche se in modo diverso, sia Francesca sia sua madre hanno dedicato tanti anni della propria vita ad assistere, comprendere, curare. Secondo lei in che misura questo compito è ancora affidato alle , e quanto la società lo ritiene scontato, quasi doveroso?
Non saprei. Mi è già stata fatta questa domanda. In quest’epoca non ho molta fiducia nella società, a volta mi sembra anche così caotica e superficiale da non essere proprio in grado di permettersi di pretendere nulla dalle donne. Sono invece ferma nell’idea che ogni cittadino, ogni donna, nel suo piccolo, nella propria comunità di conoscenza, amicizie, come soggetto singolo, possa mettersi a disposizione degli altri con serietà e partire da qui. E’ molto importante. Le donne di oggi non sono tutte solide come quelle di una volta. Non conoscono tutte” l’arte del sacrificio”, perché prendersi cura di una persona malata, a tutto tondo è un vero atto di sacrificio. Ma poi? Mi domando? E’ davvero giusto sacrificare la propria vita, in modo totale? No. Non credo. Occorre avere un equilibrio, saper pensare agli altri, ma senza mai perdere di vista se stessi. E credo anche nell’importanza, in questo momento di crisi, di restituire alla letteratura temi sociali, perché le persone hanno bisogno di solidarietà, di riconoscersi negli uomini, di non sentirsi soli. I possono e dovrebbero avere anche questo compito: prendersi cura degli uomini, proprio come fanno le donne.

Ormai adulta, la protagonista si trova alle prese con la propria vita sentimentale: “E’ così che alla mia irrisolta parentesi tonda d’amore-non-amore con Paolo si è aperta una quadra di desiderio e rifugio con Gemma.“ Cosa ci dice questo del suo passato e soprattutto del suo presente?
Parliamo di Gemma e di Francesca, non di me. A tratti possono essere l’uno lo specchio dell’altra. Ma la verità è che questa frase che citi del romanzo racconta la paura di Francesca di innamorarsi. Quando infatti Francesca dalla malattia del padre fa sua la paura di ammalarsi decide di allontanare l’amore. Come scelta razionale. Per ché innamorarsi significherebbe eventualmente far soffrire qualcuno se poi lei si dovesse ammalare. Come reagire? Cosa fare, allora? Francesca crede che avvicinarsi a una donna possa diventare appunto “il suo rifugio”, chissà, la sua salvezza. Ma cosa accadrà poi di fatto è solo da leggere.

Francesca legge che i figli di genitori con patologie come quella del padre hanno potenzialità artistiche particolari, e arriva a un punto di svolta: “Mi sono promessa che la sua depressione sarebbe diventata ‘Amore’ nel trasformarsi in una ‘Risorsa’. Come ci riesce? E quale messaggio se ne può trarre per le tante donne impegnate a loro volta in una battaglia difficile?
Francesca affronta le sue paure, lotta ogni giorno, sempre alla ricerca del suo equilibrio, della stabilità e della serenità che merita. Ho dedicato questo libro alla solitudine e alla paura proprio perché è bene che gli uomini per non lasciarsi abbattere da esse riescano a farle diventare “uno spazio di vita” dove poter scoprire nuove energie e risorse per non mollare. Francesca somiglia a Bernardo Soares quando nel libro dell’inquietudine scrive “La mia sensibilità al nuovo è terribile: mi sento calmo solo nei luoghi dove sono già stato”. Ma poi esce dai suoi spazi e va incontro alla vita, com’è giusto che sia. Anche se c’è da soffrire.

Dalla sua parte
di Isabella Borghese
Edizioni Ensemble

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