Sono ossessioni, sono paure, sono i lettori che da spettatori diventano attori. Sono Gli incubi di Aspun (Edizioni Il Filo, 2010) che attanagliano lo stomaco che incombono sugli umidi vicoli notturni romani e sulle coscienze di tutti i protagonisti che lo scrittore Sandro Spanu unisce abilmente in un patto di solidarietà. Sono quattro racconti incasellati in una dinamica evolutiva ora incandescente e ora beffarda dell’umana condizione dove ultimo traguardo rimane la debole luce dell’ironia e dell’amarezza. Fatti di cronaca realmente accaduti traslati e rivestiti di una musicalità che diventa, nelle mani dell’ alter ego dello scrittore, l’investigatore privato Alessandro Aspun, la faccia di quella medaglia coniata sull’immagine di un presente che percorre le strade di un noir tipicamente cittadino e di un passato che rivive dei ricordi di chi scrive.
Intervista a Sandro Spanu:
Sandro, chi è Alessandro Aspun?
Alessandro Aspun è il mio alter ego a cominciare dal suo nome. E’ un personaggio autobiografico perché i suoi ricordi sono i miei ricordi ma non necessariamente il mio presente è il presente del protagonista dei miei racconti. Io faccio lo scrittore appunto e lui fa l’investigatore privato. Lui indaga sul grande mistero della vita che si chiama esistenza e viene aiutato, nelle sue storie, dal suo amico e assistente Rocco Penati. Rocco, essendo sordomuto, rappresenta l’altra parte della società. La società dei deboli, dei diversi, dei disabili e dei perseguitati. C’è una grande dicotomia tra la trama di un mio racconto e la realtà. Nel senso che se io scrivessi delle storie assolutamente reali o realistiche sarebbero incredibili invece la tensione romanzesca mi aiuta a stemperare la realtà.
Secondo te perché Alessandro Aspun piace tanto alle donne?
Aspun è un personaggio un po’ sfortunato. Un paperino della situazione. Ma è anche un Menelik ma è anche un cattivo molto buono. Questo lo porta ad entrare in determinate storie dove sono presenti delle donne che inevitabilmente si innamorano di lui. E con queste figure femminile è costretto, in tante occasioni, a condividere l’amara realtà.
L’investigatore Aspun in tante occasioni non rende di pubblico dominio l’esito delle sue indagini quasi a dimostrazione che è vittima di un meccanismo più grande di lui. Tu pensi che nella realtà le cose vadano veramente così?
Io ho voluto anticipare ai miei lettori i delitti, le truffe, le malattie anche sociali, gli inganni, gli errori e gli orrori che purtroppo contaminano questa società da grande fratello come il “nostro pane quotidiano”. Con i tempi che corrono la realtà supera la fantasia e i casi della realtà a volte restano insoluti e anche per Aspun tante volte alla fine di una indagine non c’è un remunerativo guadagno ma soltanto un compenso che può essere un sorriso, una stretta di mano o un rapporto fisico con una ragazza dagli occhi da cerbiatto quale era Consuelo Notarnicola .
Partecipazione di Alda Teodorani alla presentazione dell’opera alla Libreria Bibli di Roma:
La scrittrice horror-noir, considerata “regina indiscussa dell’eros & thànatos”, Alda Teodorani, in occasione della presentazione dell’opera di Sandro Spanu ha evidenziato alcuni elementi significativi:
“La cosa più importante che ho trovato in questo libro è il tema del doppio e cito dall’autore: ‘Spanu sorrideva, Aspun annaspava. Aspun sorrideva dove Spanu rideva a crepa pelle‘. Io penso che i racconti di Sandro Spanu siano molto assimilabili a quello che è Il ritratto di Dorian Gray dove c’è qualcuno che paga le colpe per le azioni che l’altro fa. La somiglianza non è cercata e non è voluta. Non credo che sia una citazione cercata e tanto meno parlerei di dottor Jekyll e mr. Hyde. Secondo me si tratta proprio di un qualcosa che fa emergere la nostra cattiva coscienza”.
“La scrittura di Sandro è molto vivace. E’ un continuo gioco da parte dell’autore divertente ma anche divertito. Anche qui salta fuori il tema di apertura e cioè fino a che punto quello che raccontiamo è reale o immaginario?”
“E poi ci sono i personaggi che danno l’impressione che questi racconti non siano stati costruiti inventando una scaletta. Ci sono delle persone che lo scrittore conosce e si sente che Sandro si diverte a fare il gioco della meta narrativa. Questi personaggi sono stati preparati, tratteggiati, studiati e a un certo punto lo scrittore ha detto: ‘ecco io vi lascio liberi dentro questo libro e voi fate un po’ come vi pare’. E così si arriva a un altro passaggio che è il movimento che c’è nel libro. E molto probabilmente che se questi racconti fossero stati sottoposti alla trama e alla scaletta non ci sarebbe questa impressione di vita che invece si sente proprio grazie ai personaggi. E’ come se dentro quelle pagine ci fosse la vita reale”.
“QQ Quando voi leggete un romanzo che è stato ben calibrato, di un autore che conosce i simboli e li sa ben maneggiare e lo fa di proposito per suscitare il riso o il pianto, se state attenti vedete la trama. Vedete come se ci fossero tante rotelline che girano come all’interno di un orologio e questo non è piacevole. Già dal momento che ti accorgi quali sono i meccanismi vuol dire che l’autore ha fallito con il suo compito. Un bravo scrittore, come ha fatto Sandro, è quello che vi prende per mano e vi porta con lui e voi non ve ne accorgete e magari vi mettete a leggere, a leggere, a leggere e passano le ore e guardate l’orologio e voi non ve ne siete accorti”.
Scritto da AM