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Prove di felicità a Roma est

prove_di_felicit_artLa capitale è ancora capace di attirare chi è alla ricerca di un’occasione? E cosa offre, oggi, a chi si rivolge a lei?
Roan Johnson, in Prove di felicità a Roma est, edito da Einaudi, racconta la storia di Lorenzo, che arrivato a Roma per mettersi in pari con gli studi, impara le lezioni più importanti, non sui , ma per le strade della città.
In sella al suo scooter, consegnando pizze a domicilio, Lorenzo conoscerà il verismo di Verga e il neorealismo di De Sica, ma soprattutto conoscerà Samia, la ragazza che sa di sale.

‘Avevo ventun anni e non avevo ancora combinato nulla’, dice di sé Lorenzo, che insabbiatosi durante gli studi scolastici superiori, vede invece la fidanzata salpare decisa verso la carriera universitaria, il mare del sapere a dividerli per sempre.
Appare così all’orizzonte una meta più vicina, un istituto privato romano dove si fanno tre anni in uno, sul cui portone d’entrata campeggia la scritta ‘Creiamo studenti, insegniamo a vivere’, e dove per andare avanti basta che i genitori inviino il bonifico mensile.
Lorenzo parte così dalla Toscana e si mette in viaggio verso la capitale con la sua Vespa Primavera del ’79, celeste e ammaccata. Ad attenderlo il professor Garzoli, cugino della madre ed ex-professore di liceo, con la promessa di tenerlo in riga a suon di ripetizioni.

‘Sono arrivato a Roma verso sera, ho superato il raccordo, sono planato sui tornanti del Gianicolo e, da là sopra, mi si è aperta davanti agli occhi la spianata di case e cupole e campanili’.
Lorenzo è nella grande città, quella dei locali, delle persone famose, ‘del casino serissimo’, come dicono i suoi amici, l’ultima occasione, per come la pensa lui.
Trova un lavoretto come pony-express di una pizzeria per racimolare qualche soldo e per capire come vive la gente, un’immersione di neorealismo che non è possibile in nessun libro di storia o di sociologia.
Sfrecciare in sella allo scooter sull’Ardeatina o la Tuscolana, fare le consegne a persone che altrimenti non si sarebbero mai conosciute, e poi attraversare di nuovo i quartieri della città su strade che hanno più buche che sanpietrini: ‘Passarci in Vespa nel mezzo della notte è un trionfo ‘.

L’esperimento neorealista, dà però risultati inaspettati. A fare le pizze è Abdul, un ragazzo di Dacca, e sono buone, ma se un cliente vuole congratularsi col pizzaiolo, viene fatto parlare con Vischio, che è di Avellino, perché, si sa, la vera pizza è campana.
Chi consegna le pizze a domicilio, spiega il professor Garzoli in una lezione dalle parole crude ma attuali, è caduto nel precariato,’ è il lavoro di chi non coltiva il grano per la pizza, non fabbrica il forno per cuocerla e neanche la prepara, ma te la porta a casa perché sei stanco per aver fatto i soldi per pagare uno che di lavoro ti porta la pizza’.
E’ un’umanità che mangia davanti alla TV guardando il quiz serale, quella che scopre Lorenzo, il quale durante i tragitti sullo scooter, sente l’effetto delle buche sulla schiena, l’odore dello smog, e vede le macchine della municipale accanto agli incidenti.

In questo labirinto urbano, Lorenzo incontra Samia, la cui pelle ambrata, gli ricorda che anche lei è venuta da un altro posto.
Samia, di origine marocchina, vive a Roma come in un grande ventre da cui trarre nutrimento e trovare rifugio, con l’atteggiamento di chi, ritraendosi e offrendosi, forse anche involontariamente, riesce comunque a destabilizzare gli altri.
‘Solo tempo dopo’, ricorda Lorenzo, ‘mi sarei chiesto se aveva già capito i miei punti deboli e come aggirarli per me, o se le nostre paure si erano incastrate alla perfezione’.
Ma questo è Samia, che ha il guizzo divino delle ninfe, e non è né sciapa né mielosa. E’ salata.

A volte, Lorenzo e Samia sembrano essere accomunati dalla nostalgia di vivere in un luogo a cui non si appartiene.
Nei primi mesi a Roma, lei va all’aeroporto di Fiumicino, per vedere chi arriva, carico di adrenalina da atterraggio e felice di rivedere parenti e amici. Lui, pensa di portarla nella sua Toscana.
Ma forse, ad accomunarli, è ciò che non conoscono l’uno dell’altra, quelle zone che, proprio perché ancora inesplorate, si ritengono illusoriamente simili.
Alla fine il grande ventre restituisce inesorabilmente alla vita: ‘Fuori c’era un sole che scaldava la pelle, ed era un piacere restare con il viso contro il cielo. Per strada la gente camminava con un passo più lento come se la domenica e la digestione avessero calmato la città’.

Prove di felicità a Roma est, di Roan Johnson
Edizioni Einaudi
Pagine 160, Euro 16,50

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