Sin dal periodo della Resistenza, le donne si sono adoperate per realizzare l’Europa libera e unita in cui viviamo oggi. Il libro Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa (Edizioni Settenove), a cura di Pina Caporaso, Giulia Mirandola e Michela Nanut, ne individua undici, vissute in periodi storici differenti, ma tutte impegnate nel campo dei diritti civili, in particolare di genere.
Le pioniere dell’Europa unita sono donne tra i venti e i trent’anni: operaie, sarte, insegnanti, impiegate, pettinatrici, studentesse, dattilografe, pittrici, infermiere, casalinghe, scrittrici. Hanno lottato assieme agli uomini contro dittature e persecuzioni, in difesa di valori come giustizia, libertà e pace tra i popoli. Hanno rischiato la vita, affinché le loro idee si traducessero in una realtà di diritti fondamentali oggi acquisti, ma un tempo quasi impensabili.
Tra loro spicca il nome di Anna Siemsen, che con la salita al potere di Hitler è costretta a rifugiarsi in Svizzera. Tornata in Germania nel 1946, contribuisce a orientare l’istruzione verso una visione europeistica, a partire dai libri per l’infanzia. Scrive: “Questa Europa non è ancora nata. Può darsi che le tribolazioni che stiamo provando siano le doglie del parto di questa nuova Europa. Se esse porteranno a un parto felice o alla sua fine dipende dalla volontà di tutti noi.” Pochi mesi dopo la morte di Anna, nel 1951 nasce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, antesignana dell’odierna Unione Europea.
Un’altra figura di rilievo è Sophie Scholl, che nel 1943, all’età di vent’anni, viene condannata a morte dal regime nazista. Sophie, tra le fondatrici del gruppo di resistenza La rosa bianca, viene arrestata dopo aver divulgato più di 1500 volantini contro il regime totalitario, in difesa della libertà di parola. La Giornata d’Europa, che si celebra il 9 maggio per ricordare la fine della guerra nel vecchio continente, coincide con la data di nascita di Sophie.
Il cammino verso l’Europa ha una svolta fondamentale sull’isola di Ventotene, nell’arcipelago pontino, la quale nel 1926 diventa una colonia confinaria per gli oppositori del regime fascista. Tra questi vi sono Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, che sull’isola scrivono il testo Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, detto anche Manifesto di Ventotene. Il loro sogno, negli anni bui della dittatura, è la pace e la nascita della Federazione Europea.
Al confino sull’isola viene spedita nel 1942 anche Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi, la quale attraverso mille peripezie riesce a divulgare il Manifesto in terra ferma. In seguito costretta all’esilio in Svizzera, come molti anti-fascisti, Ada si batterà per il federalismo europeo e per il disarmo, oltre che per la laicità e il divorzio.
Il Manifesto di Ventotene è però legato anche al nome di un’altra donna, Ursula Hirschmann, moglie di Eugenio Colorni, la quale grazie a un permesso-visita sull’isola al marito, riesce a diffondere il testo del Manifesto negli ambienti della Resistenza europea. Oggi a Roma, nel Giardino dei Giusti dell’Umanità di Villa Pamphili, un albero è dedicato proprio a Ursula Hirschmann.
Nei decenni successivi le iniziative delle donne viaggiano in ben nove lingue attraverso le pagine di Donne d’Europa, un periodico fondato nel 1976 da Fausta Deshormes La Valle.
Fausta, che lavora all’Ufficio informazione donne della Commissione Europea, si ammala di tumore a causa dell’amianto presente proprio in tale edificio. Dedicherà gli ultimi anni della sua vita alla campagna Rompere il silenzio, rivolta alla tutela della salute sul posto di lavoro.
Nel 1979 si tengono le prime elezioni del Parlamento Europeo a suffragio diretto. Simone Veil, che su un braccio ha il numero 7856 tatuato ad Auschwitz, è la prima donna Presidente del Parlamento Europeo eletto direttamente dai cittadini. Fino ad allora i parlamentari venivano infatti nominati e la presenza femminile era minima. Durante il suo mandato Simone istituisce la Commissione d’inchiesta sulla condizione femminile in Europa, oggi detta Commissione FEMM per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.
Nelle elezioni del 1979 viene eletta deputata anche Louise Weiss, che si schiera per il pacifismo e i diritti dei rifugiati politici. Oggi il Parlamento Europeo di Strasburgo è dedicato proprio a Louise Weiss, che nel suo discorso di apertura dell’assemblea parlamentare dichiara: “A dispetto delle minacce di ogni genere che gravano su di essa, il dovere dell’Europa è di continuare ad aiutare i diseredati di questo mondo.”
Intanto le donne, sempre più presenti nel mondo del lavoro, sono pagate molto meno dei colleghi uomini e sottoposte a condizioni durissime. Eppure dal 1957 il Trattato di Roma all’articolo 119 prevede “parità delle retribuzioni fra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro.”
Già nel 1966 le operaie della Fabrique nationale, un’industria bellica belga, si appellano all’articolo 119 perché sottopagate. Entrate in sciopero, ricevono la solidarietà di molte altre lavoratrici, e quello stesso anno il primo maggio si celebra in tutta Europa all’insegna della parità salariale.
Anche il Programma Erasmus, che dal 1987 a oggi ha consentito a circa dieci milioni di studenti di frequentare un’università all’estero, si deve all’impegno di una donna, Sofia Corradi.
Negli anni ’50, al suo rientro a Roma, dove frequenta la facoltà di Giurisprudenza, Sofia non si vede riconosciuti tre esami sostenuti alla Columbia University di New York grazie a una borsa di studio. Per quasi vent’anni, lotta per il diritto di studio all’estero, e nel 1987 l’Erasmus diventa realtà.
Con i suoi 27 paesi, oggi l’Unione Europea è l’ambito istituzionale deputato a decisioni riguardanti economia, lavoro, studio, ambiente, salute, giustizia. In Europa si parlano più di 200 lingue e dialetti, con alfabeti diversi, ma tutte espressione di diritti fondanti per la nostra società, molti dei quali esistono grazie alle pioniere dell’Europa.
Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa
a cura di P. Caporaso, G. Mirandola e M. Nanut
Edizioni Settenove