Omicidio alla Garbatella

Omicidio alla Garbatella

Omicidio alla GarbatellaLuana Troncanetti viene definita una scrittrice che ha “il senso della carne”, e questa peculiarità si riconferma nel suo ultimo avvincente romanzo Omicidio alla Garbatella (Frilli Editori).

Affiora sin dalla scena del crimine, dove chino sul cadavere di una ragazza, un tassista insanguinato urla: “E’ tutta colpa mia”. Si avverte nelle indagini serrate dell’ispettore Proietti, ex-amico fraterno del reo confesso, con cui ha un conto in sospeso e che però stenta a riconoscere, con “quegli occhi da pazzo”. Soprattutto però, “il senso della carne” si coglie nella tormentata vita della vittima, Prudence, spezzata prematuramente assieme ai suoi sogni di riscatto.
La giovane, da tutti definita “quella ragazza”, è un’ex-prostituta nigeriana che si è ribellata ai suoi sfruttatori. Pagina dopo pagina per il lettore diventerà Pru, una ventunenne incantevole che profuma di cannella e non sorride mai.
In una Roma sempre “in attesa del tramonto”, Luana Troncanetti racconta una storia abitata da personaggi veri, imperfetti e indimenticabili, perché “a volte non si può scegliere come comportarsi”. Con scrittura appassionata, l’autrice dà voce a chi ha lasciato la scena troppo presto, e a “quella ragazza” riesce a restituire anche un sorriso.

Luana TroncanettiLuana Troncanetti, perché ha scelto il noir come forma di narrazione della realtà?
LT: Il mio amore per la scrittura si è manifestato tardi, intorno ai quarant’anni. Ho iniziato a pubblicare umorismo nel 2009, poi gradualmente mi sono appassionata al genere letterario più cupo e introspettivo. Ho considerato a lungo il noir come una forma di “esorcismo”, un sistema per intrappolare il male nella carta stampata. In questo modo, pensavo, riuscirò a tenerlo distante da me. Più avanti ho capito che avevo bisogno di raccontarlo per regalare voce ai vessati, agli invisibili, agli inascoltati dalla società.
Il nero rappresenta la somma di tutti i colori, incide tracce profonde, ci ricorda quanto sia semplice sporcare una t-shirt candida nonostante ogni cautela o convinzione di non potersi mai macchiare di un peccato anche minimo. Trovo che sia la cifra narrativa più coinvolgente, consente di dipingere le tematiche sociali e di sviluppare coscienza e autocoscienza.

Le vicende di Omicidio alla Garbatella si svolgono sotto un occhio sempre presente, quello di Roma. Cosa vede?
LT: Roma è una gatta feroce appisolata all’ombra del Colosseo ma vede tutto: è piena di fantasmi cattivi, di problemi atavici che nessuna amministrazione comunale è mai riuscita a risolvere. Ha il sonno leggero, tiene la luce di emergenza accesa in piena notte come le madri impegnate a risolvere bisogni, pianti, sonni interrotti da incubi improvvisi, eppure non ce la fa a gestire tutti i suoi figli. Sorride, orgogliosa, per l’abitudine del “cinico” popolo capitolino di adottare i senzatetto. E sorride, stavolta per difesa personale, di tutti quelli che la riproducono come una signora volgare e sboccata, assuefatta al turpiloquio, dipinta nei romanzi o nelle fiction soltanto dai coatti, che sono senz’altro una sua costola, ma non rappresentano il cuore più profondo. Di sicuro arrogante, magari perché spaventata da se stessa, da sempre viene maltrattata perché troppo impegnativa. Troppo bella, troppo “tutto”. Irrisolta e irrisolvibile, Roma vede ma non può intervenire. Così, nel mio minuscolo, cerco di regalarle la giusta voce grazie ai personaggi; Gabriella la clochard, in particolar modo. Il suo pragmatismo spicciolo, la profondità celata quasi fosse una vergogna, il suo apparente starsene in disparte mentre osserva ogni dettaglio di ciò che le orbita attorno, l’amore per i gatti e per la poesia, spero riescano a riprodurla in modo dignitoso.

Lei ha detto che in un certo senso è stata Prudence stessa a chiederle di raccontare la sua storia. In che modo?
LT: Pru si è affacciata ne I silenzi di Roma, il prequel di Omicidio alla Garbatella. Seduta nel taxi di Ernesto, era uno dei cameo che avevo inserito nella prima stesura del romanzo. Ho eliminato quella scena perché appesantiva la narrazione, o forse sapevo già che non era possibile liquidare la sua vicenda in poche pagine. Con minore ferocia, in qualche modo mi sono comportata come la maggior parte delle persone che hanno interagito con lei finché è rimasta in vita: l’ho relegata in un angolo ignorando ciò che aveva da dire.  
Due anni più tardi, quando mi sono trovata a concepire la trama della seconda indagine per il mio ispettore Proietti, ho ampliato la sua figura fino a renderla coprotagonista del romanzo. Avevo smorzato la sua voce, lei è tornata da me per riprendersela tutta.

Come l’ispettore Proietti, tutti i suoi personaggi, con i loro pregi e le loro debolezze, sembrano presi dal mondo reale. E’ così?
LT: Sembrerebbe di sì, almeno è questo l’intento. L’apprezzamento più appagante è sentirmi dire che i personaggi appaiono tangibili. Parlano con la massima naturalezza, si comportano come se avessero carne e sangue su ossa spesso ammaccate dagli . Cerco di renderli il più possibile vicini al lettore e alla realtà, è sufficiente concentrarsi su ciò che non farebbe/direbbe mai una persona in un determinato contesto.

Quello coi suoi lettori è un rapporto continuo, di scambio reciproco…
LT: E’ proprio così, infatti a breve avrò la gioia di presentare di nuovo il romanzo nel cuore della Garbatella presso L’ora d’aria, una location scelta perché le persone possano sentirsi a proprio agio e concedersi una pausa relax accolte da uno spirito semplice, formale e casalingo. E’ perfetta per la mia abitudine di svelare aneddoti esilaranti legati al “retrobottega” della scrittura, più che parlare di me stessa, e intrattenere gli ospiti, anziché sfibrarli di noia. Ad affiancarmi per raccontare le ombre di Roma, e il fascino dei vecchi lotti sarà la scrittrice e giornalista Laura Costantini.
Quindi vi aspettiamo giovedì 20 ottobre alle ore 17,30 presso L’ora d’aria, in via Fausto Vettor 4!

Un’ultima domanda: perché ha dedicato Omicidio alla Garbatella soprattutto a chi le ha fatto del male?
LT: Perché ho trasformato quel dolore in forza, senza volerlo queste persone mi hanno regalato una marcia in più che non immaginavo di possedere.

Luana Troncanetti è nata e vive a Roma. Ama spaziare dalla scrittura ironica al noir. Ha partecipato a diverse raccolte per Perrone Editore, contribuito ad antologie per Fabbri e Comix, scritto per Kairos, Homo Scrivens, Cento autori. Nel 2009 pubblica Le non mettono mai i tacchi (Boopen Led), poi edito da Galassia Arte nel 2011, e Agrodolce per L’Erudita nel 2016.
Ha vinto diversi concorsi letterari per la sezione racconti, fra i quali il Premio Massimo Troisi, il Donna sopra le righe e il Thriller Cafè. Con il noir Silenzio (Kindle Direct Publishing), primo classificato al Premio Internazionale Amarganta 2017, nel 2018 ottiene una menzione d’onore al Premio Residenze Gregoriane e vince il Garfagnana in giallo – Sezione Nero digitale. Quindi, in versione rivista e ampliata, lo ripubblica nel 2019 con il titolo I silenzi di Roma (Fratelli Frilli Editori) e si classifica seconda al Premio letterario Città di Ladispoli. Con il romanzo breve La cuoca – Storia di un terremoto, uno dei suoi lavori auto pubblicati sulla piattaforma Amazon, nel 2020 vince il Premio speciale Lara Calisi – Coraggio di donna al Premio letterario città di Ladispoli.

 

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