Mai stati innocenti

Mai stati innocenti

Mai stati innocentiValeria Gargiullo esordisce con Mai stati innocenti (Salani Editore), un romanzo intenso e crudo sull’eredità che grava su chi è nato in un posto difficile.

Prende l’anima e la taglia a pezzi Campo dell’Oro, quartiere popolare di Civitavecchia, dove chi abita nei casermoni respira i fumi degli impianti industriali. Ma Anna la sua anima la rivuole indietro, e sogna di andarsene lontano dal male e dai cumuli di immondizia dove si tuffano i gabbiani. Il suo riscatto è andare all’università, a Milano, ma il quartiere sembra volersi prendere anche il fratellino Simone, entrato nei Sorci, la spietata banda criminale che controlla la zona.
Mentre tutto appare andare in pezzi, Anna si trova a scegliere se rimanere per salvare suo fratello, o lasciare Campo dell’Oro e la sua dannazione.
Con scrittura realista e tagliente, Valeria Gargiullo dà voce alla rabbia di chi resta e al coraggio di chi parte, con la bruciante consapevolezza che ‹‹non si può fuggire da ciò che si è stati››.

Valeria Gargiullo, se si è Mai stati innocenti, di che cosa si è colpevoli?
VG: Il luogo che ci genera è la nostra base di partenza: ci offre il cibo per crescere, ci dà un tetto sopra la testa per ripararci. È il nostro nido, gli siamo debitori. Ma sottostiamo alle sue regole. Hawthorne sosteneva che non possiamo avere concezione del bene se prima non abbiamo conosciuto il male. Credo che in alcuni ambienti sia così. La bilancia pende di più verso il male, e ci macchia dalla nascita. Staccarsi da certe condanne è un atto catartico e necessario, ma non sempre possibile.

Nel suo romanzo, accanto alla violenza della banda dei Sorci, c’è la forza del sentimento, come quella di Anna verso il fratello e verso la madre. È l’eterna lotta tra il bene e il male?
VG: Più che lotta tra bene il bene e il male, è una sfida all’ultimo sangue con il caso. Nascere è una lotteria, quando sbuchi in questo mondo colorato e pieno di suoni, non sai dove sei andato a finire. Ci sono persone, come Anna, che scelgono di proteggere le persone che amano. Lottano con tutte le forze, anche se a volte è vano. Non sempre è così, a volte ci si lascia andare agli , ne diventiamo vittime, forse perché non abbiamo le forze o gli strumenti per ribellarci. Non la considero una lotta tra buoni e cattivi, però. È più che altro una corsa tra vinti.

La sua è una narrazione essenziale e stringata. Quali autori l’hanno influenzata?
VG: Ne ho un po’, ma scrivo quelli a cui sono più affezionata: Raymond Carver, John Fante, Alberto Moravia, Cesare Pavese, Philip Roth.

Lei è nata e cresciuta a Campo dell’Oro. È un po’ lei il papavero spuntato tra il cemento che descrive?
VG: Il papavero rosso è chiunque abbia saputo trovare, tra le cavità del dolore, la luce per rialzarsi. Potrei essere io, come potrebbe essere la persona che sta leggendo le nostre parole.

Valeria, ma alla fine si può anche decidere di tornare?
VG: Si torna sempre a casa, in un modo o nell’altro. È tornato Ulisse, sono tornati i personaggi di Pavese nelle Langhe. Sicuramente tornerà anche chi avrà giurato di andarsene per sempre. Perché la terra è lì che chiama, giorno e notte, sarà a noi rispondere prima o poi al suo canto.

Valeria Gargiullo
Mai stati innocenti
Salani Editore

Valeria Gargiullo è nata in un quartiere popolare di Civitavecchia nel 1992. Per lei scrivere è una forma di riscatto. Ha frequentato il Master in Tecniche della Narrazione della scuola Palomar. Attualmente vive a Roma, dove studia Lettere. Mai stati innocenti è il suo primo romanzo.

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