migrante per sempre

Migrante per sempre

migrante per sempreNel suo ultimo romanzo Migrante per sempre (Baldini+Castoldi) Chiara Ingrao attraversa i confini territoriali e affettivi che hanno segnato gli spostamenti di tanti emigranti italiani.

Le loro vite raccontano la storia di un paese che si lascia per sfuggire alla miseria e andare più a Nord possibile, ‹‹perché alla Germania il lavoro lo trovano tutti››.         
Lina è una bambina bravissima a fare i cerchi delle O, che ama le poesie perché sono piene di misteri, ‹‹proprio come le preghiere››. La sera annusa il profumo di zagara stretta in un lettone vuoto, perché la mamma è partita per la Germania, come tante altre che se ne vanno ‹‹con i fazzoletti e i saluti, con il vento sulla faccia e il sole negli occhi››. Invece i padri se ne ‹‹vanno sempre di notte come i ladri e la luna››.             
Sono gli anni ’60 in una Sicilia che del boom economico sente solo l’eco, o dove la situazione economica è addirittura peggiorata, come per la famiglia di Lina: ‹‹prima stavamo bene, non ci mancava niente. Poi cambiò tutto.››. Le storie che sente Lina sono quelle di ‹‹zu’ Saro che se ne partì all’Argentina›› e di zu’Raffaele che ‹‹alle miniere del Belgio c’era morto schiacciato››, raccontate in lettere che finiscono sempre con ‹‹È proprio una mala vita.›› Intanto al paese l’unico lavoro rimasto è la raccolta dei pistacchi, che si strappano a uno a uno con la schiena piegata e le mani imbrattate di resina.         
Per Lina e le sue due sorelle il destino sembra essere lo stesso: ‹‹ vedi che partiamo pi la Germania tutte, alla fine del mese. La mamà già fece domanda alla fabbrica.›› Lina, ormai ragazza, aveva sognato Biancaneve, ma si trova chiusa dentro una fabbrica come per il sortilegio di una strega con le fattezze di una caporeparto, che urla in una lingua dura e incomprensibile.        
Le case di Wilferdingen sono ‹‹case di paese senza il paese››, dove neanche gli italiani sono gentili. Il profumo delle mandorle e del finocchietto selvatico, i colori cangianti del cielo, sono ormai solo un lontano ricordo.          
Per la ragazza arrivano i primi batticuori, la voglia di esplorare il mondo nelle pagine dei , una bicicletta nuova che significa libertà. Soprattutto arriva l’impegno civile nei primi circoli delle ACLI in Germania (‹‹…ma vale anche per mia madre, il ricongiungimento familiare?››), mentre in Italia nel 1970 viene approvato il divorzio, così anche i germanesi ‹‹lo devono capire, che siamo moderni quanto loro››.             
Tra i sogni di domani e di ieri, in quel futuro intriso di passato in cui vivono i migranti, Lina si ripromette che non farà mai crescere in Germania il suo ‹‹picciriddu››. E da giovane mamma di Francesco, per mantenere quella promessa si trasferirà a Passoscuro, alla periferia di Roma, perché in città gli affitti sono troppo cari. Lì troverà un altro luogo, un’altra casa, anche se forse i migranti in fondo abitano dentro a una valigia, in perenne transito. Sarà a Roma che Lina cercherà finalmente di conquistare un proprio mondo, sebbene esso si rivelerà come un carciofo spinoso stretto intorno al cuore, dove ogni foglia è un confine attraversato.  
Chiara Ingrao segue una linea circolare per raccontare una storia di emigrazione realmente accaduta. Caratteristica del flusso migratorio italiano fu infatti proprio la circolarità, indice dello stretto legame che gli italiani avevano con il paese di origine, verso cui non smettevano di sperare di far ritorno. Con una scrittura cruda e intensa, l’autrice consegna al lettore speranze, delusioni e sogni dei personaggi, in quell’eterno ritorno che è il destino del migrante. A volte vecchi paesaggi ospitano volti nuovi, come quei campi dove oggi qualche pistacchiera c’è ancora, e i frutti li raccolgono gli stagionali africani.

Chiara Ingrao è nata a Roma il 25 aprile del 1949. Scrittrice e animatrice culturale nelle scuole, ha lavorato come sindacalista, interprete, parlamentare, programmista radio, consulente su diritti delle e diritti umani. È impegnata da anni nel femminismo, nel pacifismo, nel movimento anti-razzista.       
Ha scritto due romanzi (Il resto è silenzio e Dita di dama), due libri per bambini (Habiba la Magica e Mal di paura), articoli e saggi (alcuni raccolti in Oltre il ponte – Pensieri di una femminista di frontiera). In Soltanto una vita ha raccontato le esperienze e pubblicato gli scritti di sua madre, Laura Lombardo Radice; in Salaam Shalom il suo percorso pacifista in Medio Oriente e altrove.

Migrante per sempre
di Chiara Ingrao
Baldini+Castoldi

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