C’è una donna che ha condiviso la propria vita con Alberto Sordi, da quando era una semplice camerinista dello studio Palatino, fino a diventare la co-protagonista di tanti suoi indimenticabili film.
E’ Anna Longhi, e ne In viaggio con Alberto, edito da Aliberti, racconta gli anni trascorsi a fianco all’Alberto nazionale, con cui ha condiviso successi e momenti difficili, lacrime e risate, perché, come diceva lui, la vita è tragica solo per un quarto, su tutto il resto si può ridere.
“Sono figlia di N.N. e non me ne vergogno”. Così Anna comincia il racconto della sua non facile vita, con parole semplici ma piene di forza, proprio come lei.
Per uno strano scherzo del destino, le tocca la stessa sorte di sua madre, non avere un cognome, in anni quando questo basta per essere additati come figli di una colpa che un bambino non può capire.
Abbandonata anche dalla madre, Anna cresce coi nonni, che diventano la sua vera famiglia, tra Trastevere e il rione Monti.
E’ una città segnata dalla guerra e dalla povertà, in cui si respira un’aria che oggi odora ugualmente un po’ di nostalgia: “Andavamo in giro a passeggiare per Roma, io e le mie amiche. Allora non c’era ‘sto casino, era tutto aperto, potevi entrare nei cortili altrui. La gente lasciava le chiavi nella toppa, e stava seduta fuori a lavorare, o solo a guardare cosa succedeva, o a fare due chiacchiere con i vicini. Si compravano le cose al mercato anche per gli altri. Adesso, come viene buio, ci nascondiamo nelle nostre quattro mura”.
Ma la vita, rispetto alla quale a volte nessun romanzo sembra reggere il paragone, porta incredibilmente Anna a lavorare negli studi cinematografici Palatino, dove lavora anche la madre.
Comprensibilmente i rapporti tra loro non sono semplici, ma lì Anna conosce tutti i più grandi attori del tempo, come Liz Taylor, Richard Burton, Omar Sharif, Sophia Loren, Anna Magnani, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Jack Lemmon, Orson Welles, ma soprattutto, conosce Alberto Sordi.
E’ un legame particolare quello che si stabilisce subito fra i due, che affonda le radici nella città in cui sono cresciuti e che entrambi amano così tanto.
“Pure per questo Alberto m’ha voluto bene, perché sapeva che avevo sofferto tanto. (…). Devo ringraziare il Signore di aver incontrato un uomo grandissimo come Alberto, che è stato per me un fratello, un amico, un maestro. Mi ha insegnato tutto quello che mi serviva per lavorare, ed è stato presente e mi ha aiutato nei momenti più duri”.
“Vedi Nannarè, sto a fa’ un casting per un film”. (…)
“Signor Sordi, l’ha trovata allora?”
“Sì, Nannarè, l’ho trovata!” (…)
“Bene” gli dico.
“Preparati perché partimo”.
M’aveva scelta a me!
Ed è così, che nel 1978 Anna debutta accanto ad Alberto ne Le vacanze intelligenti, cui seguiranno Il malato immaginario e Il tassinaro.
“Nannarè, devi rimanere sempre come sei, così, vera”, le dice, ed Anna non potrebbe fare altrimenti, perché sul set porta sempre e solo sé stessa.
E’ l’inizio di un lungo connubio fortunato quello con Sordi. Nel 1984 la porta addirittura vincere il David di Donatello, che, ricorda Anna, “mi sembrava una cosa bella, sì, però non pensavo che avesse tutta questa importanza. Invece ce l’aveva! Me l’hanno spiegato dopo: Guarda che il David di Donatello vuol dire questo e quell’altro. Oddio! Un’emozione! Non ce potevo credere, che l’avessero dato proprio a me”.
“Vieni Anna, che ti porto in America con me”, le dice un giorno Sordi, che la vuole in Un tassinaro a New York, e così fa lei, che fino ad allora era andata in giro solo in Cinquecento.
La paura di volare è tanta, in aereo la cintura di sicurezza è troppo corta:”Non t’arriva la cinta? E lascia fa’, non tira’, stacchi er bracciolo, non lo vedi? Sta’ bona, non aver paura, sei incastrata, se ti rivolti tu si rivolta tutto l’aeroplano, sta’ bona, sta’ tranquilla. Non me l’allaccio pure io”.
Così Anna atterra nella grande mela, con tanto di spaghetti, fettuccine, rigatoni e tutto il necessario per la salsa amatriciana, con la quale conquista tutti, anche perché altrimenti “non se poteva magnà”.
I due attori girano molto: Manhattan,Harlem, Miami, Las Vegas e la California, ma, ricorda Anna: “Io in America non ci vivrei. Il bidet non ce l’hanno, e le vasche da bagno sono corte”.
“Quando Alberto era vivo io lo chiamavo solo Signor Sordi e gli davo del lei. (…) Solo adesso che è morto lo chiamo Alberto”.
E in queste parole c’è l’anima del rapporto che legava i due. Per lei, lui era il fratello che la vita non le aveva mai dato, per lui, che avrebbe potuto avere accanto a sé qualsiasi attrice, lei era la sola interprete possibile del suo spirito semplice e autentico.
“Se penso che i film li ho fatti anch’io, un po’ mi viene da piagne: mettono Anna Longhi nei titoli, e io mi sento un pezzo di storia antica”.
In viaggio con Alberto
Parole, storie e ricette della buzzicona che incantò il grande Sordi
di Anna Longhi – Aliberti Editore
153 pagine – Euro 15
Foto dell’articolo su cortese concessione della casa editrice
Immagine sulla pagina principale tratta da Wikipedia