Lanno che a Roma fu due volte Natale

L’anno che a Roma fu due volte Natale

Lanno che a Roma fu due volte NataleRientrato nella dozzina del premio Strega 2021, L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini (SEM) è la sceneggiatura lirica e insieme grottesca di un tempo e un luogo che rivendicano con voce roca la propria esistenza.

Il luogo è il Villaggio Tognazzi a Torvaianica, che ai tempi d’oro del cinema è stato la Cinecittà del litorale. Lì trascorrevano le vacanze estive attori, registi e sceneggiator tra un tuffo in mare e un torneo di tennis (il celebre Scolapasta d’oro di Ugo Tognazzi). Il tempo corre invece sul filo teso tra presente e quello che più che passato sembra un periodo precedente, un prima.  
Il ritrovo estivo del jet set, da Pavarotti a Pasolini passando per i Vianello, esiste però ormai solo nei ricordi. Le baracche dei pescatori hanno lasciato il posto alle villette a schiera, in uno sviluppo urbanistico che non ha mantenuto le promesse. Non c’è più polvere di stelle ma un’atmosfera decadente, abitata da personaggi coloriti e grotteschi. Sono loro i protagonisti di questa commedia all’italiana, figure strampalate e indimenticabili che vivono la loro vita ai margini.   
Alfreda abita proprio in una di quelle villette fronte mare, che da accumulatrice seriale ha trasformato in una discarica ormai invivibile. Forse nel tentativo di colmare il vuoto lasciato dal marito morto in circostanze misteriose, ha riempito la casa di cianfrusaglie. La gelatiera Simac, il Seiko al quarzo e il bicchiere sbeccato della Nutella con i puffi sembrano essere tutto ciò che rimane della frenesia degli anni ’80.              
Obesa e diabetica, in preda a deliri notturni, la donna sostiene di parlare con Sandra Mondaini, conosciuta tanti anni prima proprio al Villaggio Tognazzi. L’attrice le confiderebbe il suo dolore, dovuto al fatto di essere sepolta al cimitero di Lambrate, mentre il marito riposa al Verano, nella capitale. Alfreda decide allora di fare qualcosa, e chiede al figlio Marco di trafugare la salma di Raimondo per ricongiungere la coppia. È un progetto folle, ma è la condizione che Alfreda pone per far sgombrare la casa dal ciarpame, tra l’altro nel mirino dell’Ufficio Igiene, minacciando addirittura il suicidio.
Con un ritmo a metà tra e cinema, la commedia si tinge di nero combinando disperazione e comicità. Marco precetta infatti Carlo, uno degli ultimi tombaroli, e Er Donna, il travestito più richiesto della via Pontina. Insieme partono da Torvaianica alla volta del Verano per la loro avventura tragicomica.
Venturini sa mischiare i toni della favola nera con quelli della storia surreale, descrivendo un mondo di perdenti, un’umanità squinternata che si muove in una contemporaneità tragicomica. Si intravedono, sullo sfondo, le periferie di Pasolini e le inquadrature di Caligari, del suo crudo Amore Tossico. Con un abile coup de théâtre, l’autore fa quindi entrare in scena Er Mostro, movimentando ulteriormente la situazione.  
Lo sfondo è quello di una Roma aspra, ‹‹malinconica e bellissima, da passeggiarci cercando di reinventarsi un’altra vita››, mentre più in là scorre ‹‹scorre il tappeto rosso degli automobilisti stronzi che credono di stare sul circuito di Imola››. I toni sono invece scanzonati, di alleggerimento: ‹‹che ce dovete fa’ co’ la bara de Vianello?››, ‹‹Ma è ‘na robba de riscatto?››. 
Con un omaggio ai generi che più ama, cinema e teatro, l’autore descrive una realtà caleidoscopica, fatta di solitudini e speranze, amarezza e umorismo. È un gioco degli opposti, dove il degrado può nascondere umanità, e la disperazione il sogno. Tutto ha un sapore forte, la polenta con le spuntature di Alfreda, la salsedine di Torvaianica e le lacrime ingoiate. Su tutto può irrompere la sorpresa, come la neve sul litorale romano, che scende sul romanzo regalando un finale inatteso, perché stiamo parlando de L’anno che a Roma fu due volte Natale.

Roberto Venturini è nato nel 1983 a Roma. È autore, soggettista e sceneggiatore della pluripremiata serie web che ha ispirato il suo fortunato esordio letterario: Tutte le ragazze con una certa hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera (SEM, 2017), vincitore del Premio Bagutta Opera Prima. L’anno che a Roma fu due volte Natale è rientrato nella dozzina del premio Strega 2021.

 

 

 

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