Sembra quasi di sentirlo urlare da uno spalto il titolo del romanzo di Gianluca Montebelli: “Il gol di Turone era bono!” (PAV Edizioni). Con tanto di ola e coreografie, perché se c’è qualcosa che davvero non manca in questo libro
è l’energia e la passione. Quella di tutti quelli che, negli anni ’70 e ’80, la domenica si ritrovavano sul “muretto” della curva sud dello stadio Olimpico mossi dall’amore per la Roma.
Sono loro i protagonisti di questo giallo avvincente e brillante, che ruota intorno al famigerato gol annullato ai giallorossi nell’ 81 durante la partita Juventus-Roma. Loro, che erano ‹‹un mione››, ma in fondo anche tutta una generazione per cui non era domenica senza una radio e la cronaca di Tutto il calcio minuto per minuto. Dopo tutto, chi non ha mai cantato ‹‹Dimmi cos’è che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo››, concludendo con ‹‹Grazie, Roma…››.
Accattivante e coinvolgente, la penna di Montebelli ripercorre una stagione fatta di entusiasmo e di goliardia, in cui il tifo era condivisione, con la consapevolezza che non ce ne sarà mai più una di uguale.
Gianluca Montebelli, chi erano i ragazzi del “muretto”?
GM: I ragazzi del “muretto” erano un gruppo di amici che si sono aggregati spontaneamente in un determinato spicchio della curva sud tra la fine degli anni ’60 e metà degli anni ’70. Non esistevano connotazioni politiche e distinzioni di classe, era soltanto un gruppo di persone, che neanche si frequentava fuori dallo Stadio, che la domenica si ritrovava all’Olimpico per fare il tifo tutti insieme accomunati dalla passione per la Roma. Insieme organizzavano trasferte e si rendevano protagonisti di ‘goliardie’ collettive che hanno poi ispirato il libro.
Quello per i colori giallorossi per voi, più che tifo, era un vero e proprio atto di fede calcistico. Cosa vi univa così tanto?
GM: I ragazzi del muretto erano uniti, come detto, dalla passione per i colori giallorossi che per molti diventava una vera e propria ragione di vita, qualcosa di più di un hobby, un momento magico nel quale sfogare sentimenti e voglia di stare insieme.
Quel gol di Turone annullato e lo scudetto “scippato” nel campionato ’80-’81 non vi è proprio mai andato giù. È nata da lì l’idea di farne un romanzo?
GM: Il gol di Turone è stato soltanto un pretesto per disegnare un’epoca e raccontare storie vissute in quegli anni. E’ nato così un romanzo giallo, totalmente di fantasia, che ha quell’episodio come elemento legante.
Oggi il “muretto” non esiste più. Cosa le piacerebbe rivedere di quegli anni sugli spalti di domani?
GM: Quei tempi sono decisamente irripetibili. Un tempo la passione, il tifo, si viveva unicamente sugli spalti, non c’erano dirette televisive né canali monotematici, chi era ‘drogato’ di calcio poteva sfogare i suoi sentimenti esclusivamente allo stadio. Non c’erano posti assegnati, bisognava andare a prendere posto ore ed ore prima. Si stava insieme, si comunicava, ci si affiatava, ci si sentiva amici anche senza conoscersi, come ha cantato Antonello Venditti. Situazioni e momenti che oggi né domani saranno mai ripetibili.
Lei è un giornalista sportivo. Quanta della sua passione di tifoso ha portato nella sua professione?
GM: La mia passione per lo sport nasce da bambino (praticante e tifoso). Diciamo che sono giornalista sportivo per vocazione. Seguo sempre con lo stesso entusiasmo i grandi eventi internazionali e le gare dei bambini. Lo sport è passione a tutti i livelli.
Gianluca Montebelli è giornalista sportivo e scrittore. Ha collaborato con Maratona di Roma, Mondiali di Pallavolo, RomaOstia, Federazione Pallavolo, Federazione atletica, Federazione Sport Invernali, Federazione Canottaggio, Federazione Canoa. Collabora per il volley con il Corriere dello Sport e Tuttosport ed è redattore della rete televisiva Mediasport Channel.