Rosso Romano

Rosso Romano

Rosso RomanoRosso Romano (Amazon Fulfillment) è un raffinato art thriller dove il sangue scorre tra i marmi di una Roma enigmatica.

L’autrice, Nicoletta Latteri, usa la sua formazione di archeologa per spargerlo con la sapienza di chi sa che morte e bellezza sono un connubio perfetto. E lo sa anche il protagonista, La Volpe, che assieme a una banda un po’ scalcagnata – due musicisti e un frate hacker – ruba un’antica tela da un convento.
E’ un ladro gentiluomo La Volpe, uno di quelli che sputando il sangue dalla bocca, dopo aver salvato la pelle, pensa a come mettere al sicuro una misteriosa collezione collegata a quella tela e scomparsa in periodo napoleonico.
E’ questo il ritmo pulsante di Rosso Romano, dove anche la notte più buia dell’anima ha sempre un bagliore, e dove gli spari che riecheggiano tra i vicoli non riescono a coprire la musica di Ennio Morricone. Ai suoi lettori, Nicoletta Latteri offre un caso intricato e appassionante, tra le strade di una capitale dalla bellezza abbagliante e dal degrado dietro l’angolo. Impossibile non unirsi agli inseguimenti rocamboleschi de La Volpe, saltando da una stella all’altra, per evitare di cadere nel buio.

Nicoletta Latteri, com’è nata l’ispirazione per questo art thriller, un genere che richiede conoscenze approfondite in ambito artistico?
NL: L’ispirazione, come spesso accade, è frutto di una convergenza di più elementi o meglio passioni. In quanto archeologa amo l’arte al punto da averne fatto una professione. Vedo a quali attacchi è sottoposto quotidianamente il nostro patrimonio storico-artistico e quali oscuri avvoltoi vi ronzano attorno desiderosi di metterci sopra le mani a costo zero sottraendolo alla comunità, per cui ho pensato di sensibilizzare l’opinione pubblica richiamando l’attenzione su quanto succede con un romanzo. Infine vi è anche una componente razionale poiché a mente fredda mi sono detta che è meglio scrivere di ciò che si conosce.

Ciò che colpisce molto, in Rosso Romano, è il contrasto tra la violenza dell’attività criminale e la bellezza della Roma che fa da sfondo…
NL: È vero, è uno stratagemma per fare risaltare ancora di più la bellezza di Roma, ma è anche un mio modo di vedere la città che è solo apparentemente calma, mentre basta girare un angolo, l’angolo sbagliato, e ci si trova improvvisamente in situazioni che possono diventare davvero pericolose, e questo vale sia per il centro che per la periferia.
Non bisogna dimenticare che la stessa bellezza, se è tanta, può avere un forte impatto sulla mente e l’animo umano, basti pensare alla sindrome di Stendhal ad esempio, quindi in un certo senso la violenza è insita nella bellezza.
Roma svolge un ruolo molto importante nel romanzo, volevo che con la sua storia e presenza fisica dei monumenti diventasse quasi un personaggio.

E invece il suo di rapporto con Roma qual è? Lei è tedesca di nascita ma poi si è trasferita nella città eterna…
NL: Beh metà tedesca… vengo da quella parte della Germania che è sempre stata orgogliosa della sua romanità, l’imperatrice Agrippina era di Colonia. Sono zone dove la gente riesce ad amare allo stesso modo Agrippina e Arminio…
Diciamo che la vita mi ha portato a Roma ed è nato l’amore, perché Roma è particolare, abitandoci è difficile accorgersene, ma ritengo che ancora oggi Roma abbia una maestà e sacralità che altre città non possono eguagliare. Nel mondo in molti, pur non essendo mai stati a Roma, in qualche modo si sentono intimamente legati alla città eterna, è molto più amata di quanto si creda.  

Il protagonista del romanzo, La Volpe, è un criminale abile e raffinato. Ce ne parla?
NL: Volevo un personaggio che fosse “de core e de cortello” e cercavo un investigatore che non rappresentasse un cliché troppo uso e consunto, non che il ladro gentiluomo brilli d’originalità, però è meno inflazionato di altri e mi piace.
Così ho creato un ragazzetto sveglio, un po’ viziato dalla bellissima madre, che annoiato dalla Dolce vita si dà al furto d’alto livello, ciò nonostante nel momento in cui si trova coinvolto in un gioco molto più grande di lui, non china a testa e nel bene e nel male affronta nemici invisibili e molto potenti, più che altro per una questione di principio ed orgoglio personale.
In altre parole, La Volpe e la sua banda sono ragazzi costretti a crescere ed ammettere con se stessi che la vita non è un gioco fatto solo di aperitivi e cazzeggio, scoprendosi in grado di guardare la morte in faccia senza troppe remore.

Dopo Rosso Romano pensa di essere approdata al giallo come genere definitivo o sente che potrebbe esplorare altri tipi di narrazione?
NL: in mente ho altre quattro avventure della Volpe e la sua banda, quindi per un po’ continuerò con Rosso Romano.
Ho già scritto un fantasy di cui ho pubblicato una prima parte: “Il segreto di Penumbra” che in edizioni precedenti avevo chiamato Malus, il quale in confronto a Rosso Romano è un testo più complesso e profondo pur mantenendo quell’apparente leggerezza che penso sia il mio stile.
Il fantasy mi piace molto e devo ammettere che ha influito anche su Rosso Romano, infatti ad un certo punto, mentre lo scrivevo, pensando ai gialli moderni che fanno a gara nell’inventarsi omicidi efferati e raccapriccianti, mi sono detta che forse ero stata troppo “mite” perché seguivo un modello classico alla Agatha Christie, poi ho contato i morti, arrivata a quindici ho capito che forse avevo esagerato e che un thriller non è “Trono di spade”.

Nicoletta Latteri è nata Wesel, in Renania. E’ cresciuta in Italia, si è laureata in archeologia a Bonn e in seguito si è trasferita per motivi di studio a Roma, dove è rimasta a vivere, affascinata dalla bellezza della città eterna. Ex-presidente della Commissione dell’VIII Municipio di Roma, ha al suo attivo diverse pubblicazioni scientifiche a livello internazionale e il romanzo Il segreto di Penumbra.

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