Con Ogni piccola cosa interrotta (Garzanti) Silvia Celani scrive un romanzo delicato e potente sulla riparazione come forma di approccio alla vita e alle sue incrinature.
L’autrice, consegnando nelle mani della protagonista Vittoria – bella, giovane e ricca – i pezzi di un vecchio carillon, libera un flusso inarrestabile di sensazioni come solo una vecchia melodia sa fare. Da quel momento Vittoria sente che la sua vita, solo apparentemente perfetta, ha molto in comune con quell’oggetto rotto. Comincia a ricordare la voce del padre, morto quand’era piccola, che le canta una ninnananna, ma sono ancora troppe le tessere mancanti nel mosaico del suo passato.
Eppure c’è stato un tempo in cui Vittoria è stata felice, prima che tutto andasse in pezzi. Rimetterli insieme significherà per lei ricordare e riparare quella vita che, anche se non perfetta, sarà finalmente la sua.
Ogni piccola cosa interrotta è un esordio letterario avvincente ed evocativo, paragonato da molti al bestseller dell’anno Eleanor Oliphant sta benissimo. Celani sceglie come sfondo la sua città, Roma, che “meravigliosa e terrificante” presta la propria eternità a una storia senza tempo.
Silvia Celani, partiamo dal titolo del suo romanzo: che cosa si è interrotto nella vita di Vittoria?
SC: Nella vita di Vittoria, l’interruzione ha radici lontane: radici che affondano nella sua stessa infanzia. In una perdita che l’ha travolta e dalla quale non le è stato concesso di risalire. Quell’interruzione non risolta, Vittoria è condannata a trascinarsela dietro, a nasconderla sotto innumerevoli maschere, a confonderla attraverso un apparente perfezionismo, ma alla fine è il suo corpo a ribellarsi. Perché Vittoria, in realtà, è rotta dentro. Rotta come il carillon che le ha regalato suo padre e che, proprio all’inizio della sua storia, cade a terra e va in frantumi.
Quando tutto va in pezzi, serve una riparazione, che è uno dei temi cardine della storia che lei racconta. Può parlarcene?
SC: Riparare è un verbo potente. È un’attività che prevede lo sforzo di dedicare del tempo, di prendersi cura di qualcosa, fino a sanarlo, fino a guarirlo. La nostra società, purtroppo, ci ha abituati a considerare le cose rotte, come cose da buttare via. L’imperfezione, come il più grave dei peccati. E il discorso velocemente si è allargato, includendo le persone.
La storia di Vittoria, invece, parte da un’interruzione violenta, ma prosegue attraverso un duro percorso di riparazione: il suo carillon sarà sanato grazie all’antica tecnica del Kintsugi, e lei stessa ricomporrà i sui pezzi grazie alla psicoanalisi – e alla scoperta del proprio passato.
Che relazione ha Vittoria con il suo passato e come riuscirà ad affrontare il futuro?
SC: Inizialmente, Vittoria non ha nessuna relazione con il proprio passato. La rimozione, nel suo caso, agisce in modo prepotente e dispotico. Ricordare le fa troppo male.
Pian piano, però, qualcosa cambia – anche grazie al valido supporto della Dott.ssa Rosario (la psicoanalista, n.d.r.). La necessità di capirsi diventa più impellente di quella di proteggersi e, in una sorta di Telemachia al femminile, Vittoria decide di lasciare gli ormeggi della sua Itaca immaginaria, per andare in cerca dell’unico luogo in cui ricorda di aver mai ricevuto amore: suo padre. Ed ecco che il passato che si svela, finalmente le permette di iniziare a immaginare un futuro possibile: un futuro che fino a qualche mese prima le sarebbe sembrato del tutto improbabile.
Ci parla della Roma in cui è ambientato Ogni piccola cosa interrotta?
SC: Roma è la città in cui sono nata e in cui ho studiato. La Roma di Ogni piccola cosa interrotta è una città poetica e struggente, ma è anche una città immobile e feroce: tanto antica che sembra quasi aver sconfitto il tempo. Inoltre, è il luogo dei poteri forti; incuneato in essa c’è il Vaticano, cuore millenario della religione cattolica. In qualche misura, Roma è una città indifferente e paludosa: una specie di sabbia mobile in cui è facile impantanarsi, e in cui non esiste – o meglio, è molto complicata – l’ascensione sociale.
Nessun’altra città sarebbe stata più giusta, per una storia che in fondo racconta di outsider che lottano per autodeterminarsi, di personaggi che tentano in tutti i modi di scrollarsi di dosso la maschera imposta loro dalla società, per provare a vivere semplicemente seguendo i propri desideri.
Ogni piccola cosa interrotta
di Silvia Celani
Garzanti Editore
Silvia Celani è nata a Roma ma vive da sempre in provincia. Ogni piccola cosa interrotta, suo romanzo d’esordio, è stato pubblicato da Garzanti ed è stato accolto molto favorevolmente dal pubblico. Il motto della scrittrice è “se puoi sognarlo, puoi farlo”, come diceva Walt Disney.