Generazione fuori luogo

Generazione fuori luogo

Generazione fuori luogoCon Generazione fuori luogo (Cairo Editore), Giulio Ronzoni scrive la biografia di un’umanità a cavallo tra due millenni, in bilico tra un passato a cui non si può più aggrappare e un futuro scivoloso.

E’ sempre fatta di vissuto personale la storia universale, come quello di Lorenzo, che al giro di boa dei trent’anni deve lasciare la casa in cui vive portando con sé tutto quello che ha: un borsone, una scatola e uno zaino. Dimenticati i brindisi “al vecchio Joyce e ai compagni d’Irlanda”, accantonati i sogni coltivati sul tetto della Facoltà di Lettere di sedere accanto a Tolstoj e Céline, Lorenzo non ha più un luogo dove stare o a cui tornare. Il suo contratto con la vita sembra a termine, come quello lavorativo di tanti altri coetanei, consegnandolo a un senso di precarietà materiale ed esistenziale.
Arrabbiato e ferito, Lorenzo si sente figlio “di una società che non sa che farsene di noi”. In preda all’alcol una notte sale in piedi su ponte Sant’Angelo, ma in mezzo alla bellezza non vede che il suo vuoto interiore e riesce solo a urlare: “Io ti maledico città maledetta”. Con un crescendo catartico, dalle acque nere del Tevere Lorenzo si troverà sulle sponde del lago Trasimeno, in un percorso di riscatto personale che gli insegnerà che a volte per ritrovarsi è prima necessario perdersi.
In Generazione fuori luogo il cantautore romano Giulio Ronzoni coglie i tratti nascosti e taglienti di una generazione che fa i conti con il mondo che le è stato consegnato, un esordio letterario che è stato insignito del Premio letteralmente 2018.

Giulio Ronzoni, Generazione fuori luogo è la storia di Lorenzo e di una generazione. E’ un po’ anche la sua?            
GR: Le connessioni che mi legano a Lorenzo, il protagonista di Generazione fuori luogo, sono innumerevoli e profonde. Come Lorenzo, anch’io faccio parte di quella generazione che si trova ad affrontare la propria età matura con alle spalle un millennio appena finito e di fronte a sé uno nuovo ancora da costruire. La cosa che rende così fuori luogo la mia generazione è, forse, proprio questo inamovibile senso di precarietà, sia sociale che emotiva, che nasce da questa immensa responsabilità che avvertiamo pesare sulle nostre spalle. Come il protagonista di questo romanzo anche io sono stato spesso vittima del sentimento dell’inadeguatezza, della rabbia e della frustrazione che può derivare dal non riuscire a trovare una propria dimensione all’interno della realtà odierna. C’è una grossa fetta autobiografica all’interno di questo romanzo, non tanto dal punto di vista dell’intreccio quanto piuttosto da quello emotivo ed esistenziale.

Ha scritto con un intento particolare, come descrivere il senso di malessere tra i giovani o magari trasmettere una speranza?        
GR: Questo romanzo è nato in modo molto naturale, quando mi sono messo a scrivere le prime pagine non avevo un progetto preciso in mente, nemmeno una trama ben definita se è per questo. Tutta la rabbia, l’oscurità e la sofferenza che si possono trovare all’interno di questa storia sono frutto della diretta emanazione di ciò che provavo nel momento in cui scrivevo. Nonostante ciò, tutto il percorso del protagonista, come anche degli altri personaggi del romanzo, è cosparso da un profondo senso di positività che si esprime nella ricerca spasmodica della redenzione. Generazione fuori luogo è un romanzo di catarsi, una storia di riconoscimento e rinascita che passa attraverso sentieri oscuri e tortuosi, ma tende con tutta se stessa al raggiungimento di un fine positivo.

Roma per il protagonista sembra un posto da cui fuggire ma anche, forse, verso cui ritornare. Ce ne parla?        
GR: Roma non è una città, è una religione. Fin da piccolo, nato e cresciuto in un paese perduto fra le colline della provincia, ho guardato a questa città come ad un sogno, un obiettivo da perseguire. Ormai, seppur con alcuni momenti di fuga, vivo a Roma da circa sei anni e la sento un po’ casa mia. Pur avendo avuto la fortuna di aver viaggiato molto e di aver vissuto in altre due splendide realtà, come quella di Groningen e quella di Milano, ho sempre pensato che il mio vero posto nel mondo è questa città, l’unica in cui mi sono sentito davvero al centro del mondo. Accade lo stesso per Lorenzo. Il protagonista del romanzo ad un certo punto viene costretto ad abbandonare Roma per entrare a far parte dell’esperienza di Fiori Zen, in un luogo di pace vicino al lago Trasimeno in cui inizierà quel percorso di redenzione di cui abbiamo parlato. Nonostante ciò, per tutto il tempo Lorenzo resta sempre teso verso la volontà di tornare a Roma, in quel caos delirante di bellezza e smog di cui è perdutamente innamorato.

Questo è il suo romanzo d’esordio, con cui si è aggiudicato il prestigioso Premio “letteralmente” 2018. Come è successo?   
GR: È stato uno stupendo fulmine a ciel sereno. Era dicembre, avevo ricevuto da poco alcune proposte di pubblicazione da parte di piccole realtà dell’editoria italiana, quando sono stato contattato da Marco Garavaglia, il quale mi annunciava che ero in lizza per vincere il premio “letteralmente”. Completamente incredulo venni a sapere in quel momento che la mia ragazza, fin dall’inizio prima supporter del mio romanzo, mi aveva inscritto a mia insaputa a questo concorso letterario. È iniziato tutto in quell’istante. Siamo abituati a sognare fin da piccoli, ma nessuno ci può insegnare cosa si prova quando si capisce che il proprio desiderio più profondo si sta realizzando. È stato uno dei momenti più belli della mia vita.

Lei è un chitarrista e un cantautore. Si sente più musicista o scrittore?              
GR: Onestamente per me sono due facce della stessa medaglia. Il mio approccio alla scrittura in entrambi i casi rimane sempre lo stesso. Entrambe le espressioni artistiche partono da uno sfogo personale, da un momento in cui sento la necessità di tirare fuori delle emozioni che sento di contenere in esubero. I due mondi convivono alla pari in me, leggendo il libro si può comprendere quanto in tutto il suo sviluppo sia percorso dalla musica e lo stesso a parti inverse si può dire delle mie canzoni, in cui il testo ha sempre il ruolo di protagonista. Tutto parte sempre da un foglio, una penna e una voglia irrefrenabile di tirare fuori le emozioni e le voci che non riesco a contenere dentro di me.

Generazione fuori luogo       
di Giulio Ronzoni        
Cairo Editore

Giulio Ronzoni è un cantautore romano nato nel 1993. Dopo essersi laureato in filologia moderna presso l’università La Sapienza ha vissuto ad Amsterdam, Groningen e Milano.
Attualmente vive a Roma, dove insegna chitarra e lavora presso l’Università Pontificia Salesiana. Generazione fuori luogo ha vinto il Premio letteralmente 2018.

About Donata Zocche

Check Also

La commedia “E’ semplice” di Ilenia Costanza torna al Teatrosophia

Teatro #Commedia #Roma #EZrome Dal 27 novembre al 1 dicembre 2024, la commedia "È Semplice", scritta e diretta da Ilenia Costanza, sarà in scena al Teatrosophia di Roma. La pièce esplora temi sociali rilevanti attraverso il racconto di tre donne che affrontano le sfide della vita con ironia e sensibilità.

Spettacoli al Teatro Tor Bella Monaca dal 25 novembre

Il Teatro Tor Bella Monaca si prepara a chiudere il mese di novembre con una …

Lascia un commento