Quel giorno, quell’anno di Antonio Debenedetti (Solferino Edizioni) segna insieme una data storica e una ferita profonda.
Il 18 settembre 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, agli ebrei italiani viene impedito di insegnare, di studiare, di scrivere e di praticare qualsiasi tipo di attività svolta fino a quel momento. Tra loro c’è anche il padre dell’autore, Giacomo Debenedetti, studioso di Proust, che per sopravvivere deve rinunciare alla sua carriera e ripiegare su un lavoro mal pagato e svolto nell’anonimato. Troppo pericoloso per lui sarebbe usare il suo cognome, e così subisce l’umiliazione più grande per chi scrive: rinunciare al proprio nome e alla propria identità. Da quell’umiliazione Antonio Debenedetti ha tratto l’ispirazione per scrivere otto racconti sulla discriminazione contro gli ebrei, tutti pubblicati a partire dal 1981. Quel giorno, quell’anno ne raccoglie due: E fu settembre e L’inquilino misterioso. “Con questi racconti – spiega l’autore – ho cercato di rispondere alla domanda che ogni ebreo, a un certo punto della vita, si pone senza trovare una risposta: Che cosa abbiamo fatto per essere puniti in questo modo?”
E’ sabato mattina in E fu settembre, quando Enrichetto Norzi legge sul Messaggero un titolo a otto colonne: tutti gli studenti e gli insegnanti di razza ebraica verranno espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado. Anche da “Accademie, Istituti e Associazioni di Scienze, Lettere e Arti”, viene precisato.
“Incredibile, davvero incredibile!”, esclama Enrichetto, perché se c’è qualcosa che trasuda da entrambi i racconti, è proprio l’incredulità come ultima forma di resistenza a una realtà in preda alla follia. “Io sono, io rappresento quell’ebreo che gli ariani non vogliono, che si schifano di vedere a fianco dei loro figli nelle scuole! Sì, proprio così, si schifano!”, pensa il protagonista. Cercare di capire si scontra con l’irragionevolezza dei persecutori, e quando non si ha più alcun diritto, la paura suggerisce prudenza. Enrichetto cammina per le vie di una Roma dove il pericolo è in agguato ad ogni angolo. Segue il lungotevere, passa davanti a San Pietro e a Castel Sant’Angelo. Il crepuscolo tinge il cielo di rosso e di viola, e la bellezza sembra rischiarare per qualche istante uno dei periodi più bui della storia.
Tra i tetti incastonati nel cuore di Roma, al quinto piano di un palazzo malandato, Enrichetto ha il suo nascondiglio, e lì giocherà la partita col destino suo e di un intero popolo. A chilometri di distanza, nella nebbia torinese, in un’altra casa un altro uomo cerca di sfuggire alla caccia all’uomo, il signor Salzman. E’ lui L’inquilino misterioso, che, silenzioso e mite, con accento straniero, si scusa per qualsiasi cosa, con tutti. Si muove senza far rumore, come se avesse le ali ai piedi, e la paura che lo possiede è quasi palpabile. Tra i bombardamenti aerei, in un cupo Natale di guerra, solo Dora, una bambina, si accorge di lui. Sarà lei a raccogliere il testamento emotivo di Salzman: “Non mi cancellare dalla tua memoria, Dora. Almeno una persona, una, deve ricordarsi che è esistito un uomo con il mio nome, con la mia faccia…”
Con prosa asciutta e essenziale, Antonio Debenedetti riallaccia i fili della memoria e guarda nel più profondo degli abissi, quello che nega l’umano, umilia l’esistenza. A unire i due racconti E fu settembre e L’inquilino misterioso è un senso profondo di ingiustizia che urla di paura e non può trovare risposte. In entrambi un uomo braccato dalla follia collettiva cerca di mettersi in salvo in una città che da un lato è insidiosa e da un altro sa offrire un nascondiglio, una possibilità di salvezza. E’ la lunga notte della ragione e del cuore, in cui l’autore affida una fiammella di speranza ai “Giusti”, unico sguardo oltre quell’abisso.
Quel giorno, quell’anno
di Antonio Debenedetti
Solferino Edizioni
Antonio Debenedetti è nato a Torino e vive a Roma. Scrive per il Corriere della Sera dal 1963. Tra le sue numerose pubblicazioni: Se la vita non è vita (Premio Viareggio), Racconti naturali e straordinari (Premio Selezione Campiello), Giacomino, Amarsi male, In due, Un giovedì, dopo le cinque (finalista Premio Strega).