Volgograd – Storie di ordinaria periferia – esce dalla penna di Luigi De Pascalis (La Lepre Edizioni), ma è il posto dove tutti sono stati almeno una volta varcando il confine tra ricordo e realtà.
Il suo non è un nome russo: deriva da volgo, come la parola volgare. Volgograd è cresciuta intorno a Roma come le maniglie di grasso sui fianchi di una vecchia signora. I romani abitano ormai tutti lì, e in centro si vedono solo turisti, preti e politici. E’ un non-luogo, simile a tanti altri in giro per il mondo, un deserto malamente abitato, niente librerie, poche stazioni della metro, centri commerciali al posto delle chiese.
A Volgograd gli abitanti si credono al sicuro dentro le loro case con la porta blindata e le sbarre alle finestre. Quando escono le loro vite si sfiorano appena, a una distanza di finta sicurezza che separa e tiene lontane tutte le persone. E’ un luogo di solitudine, Volgograd, e per vincerla, a capodanno un suo canuto residente decide di scrivere per dare voce a chi non ne ha. Di lui non conosceremo mai il nome, sappiamo solo che ha appena perso la moglie Ada e che il suo unico figlio vive in Spagna. Negli anni è fuggito diverse volte di fronte a responsabilità e decisioni, e ora ha deciso di pareggiare i conti di una vita che fa prestiti ma mai sconti.
Comincia così un racconto che si snoda in dodici capitoli, da gennaio a dicembre, in cui il narratore riallaccia i fili dello slabbrato tessuto sociale, esce di casa, stringe contatti, scava in profondità. Si farà così la conoscenza di Pasquale il vigilante, divorziato con due figli, di Aldo e Maria, pensionati, di Amir, che vive sotto ponte Garibaldi. Storie che sotto una patina di quotidianità nascondono vissuti sorprendenti, incapaci di rassegnazione. Tiene unita la narrazione una coralità che dà voce a un’umanità ridotta al silenzio, frammentata. In solitudine e ormai senza la consolazione dell’arte, della politica o della religione, la rabbia collettiva monta e sfocia in violenza. Anche reagire e ribellarsi può portare su questa strada. Negli angoli bui della periferia, lontano da testimoni e telecamere, come opporsi allora ai soprusi gratuiti, alla delinquenza figlia del degrado? Cosa fareste voi – sembra chiedere tra le righe l’autore – se aveste la possibilità di farvi giustizia da soli?
Il quesito apre una discussione sulla natura dell’uomo, sul Bene e sul Male, che abitano territori vicini e spesso sconfinano tra di loro. “Tu non avresti mai fatto quello che ho fatto io”, confessa ad un certo punto un personaggio, perché Volgograd è anche questo, buio e mistero. Colpe terribili che forse nessuno pagherà, come la morte del poeta senzatetto Genoino a Parco Stalin. Sì, a Volgograd abita anche la poesia, o meglio, cerca “un suo posto, un rifugio dove crescere, debole e sguarnita di tutto fuorché del desiderio di esistere.” Anche se in una notte di luglio qualcuno ha dato fuoco a quel clochard che scriveva versi mentre guardava le stelle e probabilmente non si scoprirà mai chi è stato.
Non c’è posto per la disperazione, però, in questa tangenziale dell’anima. Tra cassonetti stracolmi e macchine parcheggiate in doppia fila, i destini che camminavano a distanza sono destinati a incrociarsi. A unirsi tra loro per tessere la trama di una storia che non chiede perdono né salvezza. Basta il ricordo, all’autore, il desiderio di riordinare le carte della vita e giocare un’altra sorprendente manche. Lo aiuta il suo talento di scrittore di narrativa fantastica, che gli è valso i premi Tolkien e Courmayeur, e di pittore. Di Luigi De Pascalis sono infatti tutte le illustrazioni, definite e essenziali al tempo stesso, che introducono i capitoli.
Luigi De Pascalis è nato a Lanciano nel 1943. Autore di narrativa fantastica tra i più apprezzati in Italia, i suoi racconti sono stati tradotti in diverse lingue. Con La Lepre ha pubblicato i romanzi storici Notturno bizantino e Il mantello di porpora, il giallo storico Rosso Velabro, i romanzi La pazzia di Dio e Il labirinto dei Sarra, il noir fantascientifico Il Nido della Fenice, il graphic novel Pinocchio. Con altre case editrici ha pubblicato La dodicesima Sibilla e Il signore delle furie danzanti (Hobby & Work Publishing, 2009), e La morte si muove nel buio (Mondadori, 2013). Nel 2016 Notturno bizantino ha vinto il premio Acqui Storia come miglior romanzo storico dell’anno.