Torna a Villa Albani Torlonia la testa della scultura dell’Idrofora

Grazie al Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri l’opera, sottratta negli anni Settanta, torna a far parte di una delle collezioni archeologiche più importanti al mondo e del patrimonio della storica villa romana.

La Fondazione Torlonia, che porta avanti un’incessante politica di conservazione dopo i restauri della Fontana di Nettuno, dell’Atleta di Stephanos e dell’Anfitrite, ha appena concluso quello del Tempietto diruto una finta rovina composta da frammenti antichi.

Villa Albani Torlonia a Roma è una sublime testimonianza di unità di ragione e natura: con i suoi busti, bassorilievi, statue, vasi, colonne e capitelli disposti, secondo un preciso progetto d’arredo, nei raffinati interni e negli otto ettari di parco, preserva intatto il sogno di classicismo del cardinale Alessandro Albani (1692-1779) promotore, con il “Cenacolo di Villa Albani” (tra cui i talenti di Giovanni Battista Nolli, Giovanni Battista Piranesi e Johann Joachim Winckelmann) del movimento neoclassico, grazie alla Famiglia Torlonia che acquista la Villa nel 1866, ampliando la collezione e il giardino, restaurando la più importante dimora cardinalizia del Settecento. Una costante e scrupolosa attività di conservazione che ha ottenuto molti importanti risultati: ed è in questo ambito che la Fondazione Torlonia accoglie con gratitudine l’annuncio del ritrovamento e la restituzione da parte dell’Arma dei Carabinieri – Reparto Operativo Sezione Archeologia del Comando Tutela Patrimonio Culturale, di una testa sottratta negli anni Settanta dal corpo della scultura dell’Idrofora, parte delle collezioni di Villa Albani Toronia.

Nel febbraio 2015, il Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale era stato informato dalla Fondazione, che uno studioso tedesco aveva riconosciuto in una pubblicazione d’arte, una testa in marmo, parte di una collezione privata di Zurigo, che sembrava corrispondere a quella asportata dalla statua nel parco di Villa Albani Torlonia. A seguito di un expertise della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma del Ministero della , che ha accertato la corrispondenza, l’opera è stata restituita e rimpatriata ad aprile 2022 quando è stata riconsegnata alla Fondazione Torlonia.

Alessandro Poma Murialdo, Presidente Fondazione Torlonia
«È con soddisfazione e riconoscenza che la Fondazione Torlonia saluta questo importante ritrovamento, da parte del Reparto Operativo- Sezione Archeologia del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La conservazione del patrimonio è infatti il fondamento che orienta tutta la nostra attività. Il ritorno della testa dell’Idrofora acquisisce dunque un valore simbolico rispetto a questo impegno, che trova riscontro anche nei restauri che presentiamo oggi».

La Fondazione Torlonia, nata per volere del Principe Alessandro Torlonia, porta avanti una scrupolosa attività di tutela, restauro e promozione che ha portato non solo all’apertura dei Laboratori Torlonia per lo studio e il restauro degli oltre 600 marmi della sua collezione, ma anche allo sviluppo di un innovativo programma di conservazione della Villa, un vero laboratorio a cielo aperto che promuove la fruibilità di questo patrimonio e la collaborazione con Università e importanti istituzioni attraverso studi, ricerche e borse di studio, nel solco di una tradizione innovativa caratteristica della vita della Villa sin dalla sua fondazione.

Le opere della Collezione Torlonia e di Villa Albani Torlonia sono da sempre conservate grazie al lavoro di un gruppo di restauratori e tecnici di fiducia, sotto l’alta sorveglianza del Ministero della Cultura con cui vengono condivisi i criteri di conduzione dei progetti: la Fondazione Torlonia ha così portato a compimento il restauro dell’affresco Il Parnaso di Anton Raphael Mengs, nel salone principale della Villa, considerato il manifesto pittorico del Neoclassicismo, gli affreschi della Sala degli Arazzi e quello, durato tre anni, delle oltre 100 sculture del Kaffeehaus.

Recentemente il team della Dott.ssa Annamaria Carruba ha restaurato il complesso scultoreo della Fontana di Nettuno, realizzato grazie al contributo dei Cavalieri del Lavoro, mentre il conservatore di Villa Albani Torlonia, Dott. Edoardo Filippo Capasso, ha condotto, grazie a un progetto biennale di supporto dello Studio Chiomenti al programma di conservazione, che ha consentito un estensiva campagna di indagini scientifiche sulle opere, quelli dell’Anfitrite e dell’Atleta di Stephanos allievo di Prassitele sul quale sono state ritrovate importanti tracce di colore.

Appena concluso, grazie al contributo della maison Gucci e al lavoro dell’impresa Fratelli Navarra, è anche il restauro del Tempio diruto, una finta rovina realizzata assemblando frammenti antichi, un tipico divertissement che diventerà un modello per le altre grandi ville romane di epoca neoclassica.

Il restauro contemporaneo è un momento di conoscenza in cui si getta nuova luce sulla storia delle opere: per ogni opera restaurata la Fondazione Torlonia pubblica un libro che ne racconta, attraverso schede, disegni e documentazione, la storia conservativa: una fondamentale opera di studio di cui la Fondazione si fa promotrice per favorire non solo la condivisione del suo lavoro ma anche la realizzazione di approfondimenti, ricerche e iniziative in uno scenario di costante evoluzione.

Fondazione Torlonia
Ufficio Stampa

Fonte: Lara Facco P&C

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