Sport Senza Frontiere e Università di Tor Vergata insieme contro la povertà infantile

Sport senza frontiere onlus e l’università di tor vergata scendono in campo per combattere la povertà infantile e la cattiva alimentazione attraverso lo sport

 Educazione alla , alimentazione adeguata e pratica sportiva sono i rimedi necessari per contrastare obesità e sottopeso e consentire un migliore benessere ai bambini con fragilità sociale. Lo attestano i risultati del Progetto ForGood. Sport è Benessere promosso da Sport Senza Frontiere onlus e dall’Università di Tor Vergata su un campione di circa 490 bambini italiani e immigrati di 36 nazionalità, tra i 6 e i 12 anni che vivono nelle periferie di Milano, Roma e Napoli e dell’Argentina

La povertà infantile non è solo una condizione di disagio economico. Vivere in uno stato di fragilità sociale genera quasi inevitabilmente anche uno stato di povertà educativa, alimentare e sanitaria. Per questo motivo l’educazione alla salute e a una corretta alimentazione, veicolata anche attraverso la pratica sportiva, costituisce un rimedio efficace per contrastare obesità e sottopeso. Lo sanno bene i 658 bambini che abitano nelle periferie di Milano, Roma e Napoli e nella metropoli argentina di Buenos Aires, che hanno ricevuto inizialmente uno screening pediatrico approfondito, oltre 1000 visite mediche effettuate e un counseling psicologico esteso anche ai loro familiari. Una volta certificata la loro idoneità all’attività fisica, in 504 hanno avuto accesso ai percorsi educativo-sportivi istituiti da 126 società sportive. Grazie ad un’attività educativa veicolata anche attraverso il gioco della piramide alimentare interattiva e lo sport, è stato anche insegnato loro a ridurre il consumo eccessivo di bibite gassate e di caramelle molto zuccherate, a vantaggio di verdure e frutta.
Sono questi i risultati del progetto ForGood. Sport è Benessere, promosso da Sport Senza Frontiere Onlus – rete solidale che offre la possibilità a minori di 36 nazionalità in condizioni socio-economiche disagiate di praticare sport, inserendoli in percorsi educativi e sportivi – e realizzato in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, presentati questa mattina a Roma nel corso di una conferenza tenutasi presso il Salone d’Onore del CONI sul tema: “Quando lo sport contrasta la povertà infantile”.
“Lo sport può essere una grande scuola di vita e un fondamentale strumento per fronteggiare e ridurre illegalità, violenza, isolamento, disagio ed emarginazione. La pratica sportiva, integrata con un’adeguata educazione al rispetto delle basilari norme igienico-sanitarie e a una corretta alimentazione, è una fonte privilegiata di speranza e riscatto per tutti quei bambini che vivono in contesti di profonde ferite sociali”, ha affermato Alessandro Tappa, Presidente di “Sport Senza Frontiere” e maratoneta. Infatti – stando a quanto ribadito anche nel manifesto dei valori della onlus – “la pratica dello sport può essere fonte di un vissuto emotivo positivo su cui si incardinano sviluppo equilibrato, benessere e salute della persona”.
Sulla base dei risultati relativi al biennio 2015-2017, il progetto ForGood. Sport è benessere ancora in fieri ha consentito un significativo intervento capillare di inclusione sociale e prevenzione sanitaria nei quartieri marginali di 3 grandi città italiane, Napoli, Roma e Milano e a Buenos Aires in Argentina. Lo studio è stato condotto su un campione omogeneo di 311 bambini residenti nelle periferie delle tre metropoli italiane e provenienti sia dall’Est Europa (42.3%), soprattutto dalla Romania; sia italiani (33.7%) che di nazionalità africana (27%), tutti di età compresa tra 6 e 12 anni, e su 179 bambini argentini.
Alla stregua degli altri destinatari del progetto, questi bambini hanno ricevuto inizialmente uno screening pediatrico approfondito e un counseling psicologico esteso anche ai loro familiari. Una volta certificata la loro idoneità all’attività fisica, sono stati inseriti in percorsi educativo-sportivi istituiti da 126 società sportive dove essi hanno potuto praticare 22 diverse discipline secondo le loro aspirazioni. Tali bambini sono stati monitorati costantemente mediante follow-up medico-nutrizionali: sono state infatti più di 1000 le visite mediche effettuate, anche di tipo specialistico, ove necessario.

“Abbiamo trovato molti bambini che, provenendo da un contesto socio-economico basso e di fragilità familiare, non avevano completato tutto l’iter vaccinale – ha affermato la Dr.ssa Stefania Moramarco, Ricercatrice del Dipartimento di Medicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata – per cui abbiamo facilitato anche le loro iscrizioni al SSN. Rispetto ai bambini italiani abbiamo poi riscontrato un alto tasso di obesità e sovrappeso, legato soprattutto al basso livello d’istruzione materna e paterna; laddove abbiamo invece constatato un alto tasso di sottonutrizione e di iponutrizione in particolare nei bambini immigrati residenti in Italia, che ha comportato in loro una crescita ridotta rispetto alla propria età anagrafica (stunting). Rispetto ai bambini argentini, il fattore di rischio che incide sul loro essere in sovrappeso è rappresentato piuttosto per il 30% dall’instabilità familiare, dal fatto di avere genitori separati”.

Per questo motivo Sport Senza Frontiere è scesa in campo intervenendo prontamente e in prima linea con tale progetto allo scopo di modificare le abitudini alimentari di questi bambini, attraverso un’attività educativa veicolata anche attraverso il gioco della piramide alimentare interattiva e lo sport, di cui sono stati presentati oggi i primi frutti. Grazie all’attività fisica e all’impegno nel farli mangiare meglio, “tutti questi bambini – ha concluso la Dr.ssa Stefania Moramarco – hanno imparato a ridurre il consumo eccessivo di bibite gassate e di caramelle molto zuccherate, a vantaggio di verdure e frutta, decisamente più salutari”, dimostrando così di aver compreso le finalità del progetto stesso, ossia che “lo sport è benessere”.

 

Fonte: Ufficio  Found! 

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