Il 6 dicembre alle ore 20.30, al Teatro Lo Spazio va in scena “TRE ONCE DI LANA NERA” Con Maria Chiara Tofone, Emanuele Cordeschi Bordera, Lorenzo Carità Morelli. Scritto da Emanuele Principi.
Regia Giacomo Troianiello
Sound Design&Light Design Giacomo Troianiello Assistenza Audio Emanuele Cordeschi Bordera Assistenza Luci Lorenzo Carità Morelli
Aiuto Grafico Lucia Mariani Foto e Video Pietro Ciavattini.
Con il sostegno di Associazione Demetra
“Una stanza. Un tavolo con sopra libri, fogli in disordine, colori, matite e due scatole di cartone aperte. Altre scatole di cartone, chiuse, in terra. una donna sta riordinando i fogli sparsi sul tavolo. Dopo un po’ prende un pennarello nero e si avvicina ad una parete. Disegna una finestra”.
Una donna riceve una lettera in cui le viene comunicato che il suo lavoro all’osservatorio è finito, dove da anni vive e lavora con sempre meno frequenti contatti con il mondo, dove passa le sue notti “con il naso all’insù”. La seguiamo nell’attesa di chi verrà a sostituirla. Ed è anche l’occasione di guardare a cosa è passato e scivolato via, irreparabilmente, irrimediabilmente.
Questo spettacolo è uno studio sul concetto della solitudine. Partendo da una storia possibile, ci siamo chiesti quanta distanza possa prodursi, nel tempo, tra due corpi, tra un corpo e la società, tra la società e le sue stelle. Quanta distanza abbiamo costruito e quanta poi subito? E’ la possibile storia di una scienziata che lavora in un osservatorio. E’ possibile finanche la negazione di quello che si è, quando si è rimasti soli.
“C’è molta bellezza lassù, vuoi chiedermi se ce n’è a sufficienza per tollerare quella solitudine?”
Ritrovarsi soli è possibile, un esito possibile. Accade spesso e sembra non tener conto di genere o età. Attraversiamo il tempo. Usiamo e siamo usati, scartati, buttati via quando ritenuti non più necessari, perché così ci è stato insegnato. E’ quest’idea che siamo pronti a difendere e a nostra volta avverare e tramandare. Attraversiamo il tempo ma non lo capiamo fino in fondo. Lo crediamo reversibile: crediamo nelle seconde scelte, nei gesti riparatori, fuggiamo le conseguenze, le responsabilità, temiamo l’irreversibile, non ammettiamo l’irreparabile.
Questo lavoro è stato concepito come una caramella, realizzato e confezionato col solo scopo di essere assaggiato e gustato, consapevoli del fatto che il sapore potrà non piacere. Ci siamo divertiti nella confusione, attinto tanto dal testo quanto dalla musica. Proprio come una caramella, abbiamo compresso riflessioni e direzioni. Nessun aspetto predomina, tutto convive. Le suggestioni trasmesse, le emozioni, quelle che non chiedono spiegazioni o giustificazioni, sono quelle le cose che a noi interessano.
Una caramella.
Teatro Lo Spazio
Direzione artistica Francesco Verdinelli
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