Mini-spettacolo di teatro Bunraku all’Istituto Giapponese di Cultura

Mini-spettacolo di Bunraku – Tour Europeo
a cura di Kiritake Kanjuro, manovratore di burattini joruri bunraku

sabato 5 marzo 2016 ore 19.30
Istituto Giapponese di
Roma – via Antonio Gramsci, 74
ingresso libero fino ad esaurimento posti

Interpreti
Narratore (tayū): Toyotake Rosetayū
Shamisen: Tsurusawa Tōzō, Tsuruzawa Kantarō
Manovratori dei burattini: Kiritake Kanjūrō, Yoshida Minoichirō, Yoshida Ichisuke, Yoshida
Minoshirō, Kiritake Kanjirō, Kiritake Kansuke, Yoshida Minoyuki
Regia: Yamazoe Toshito (Kansai Butai co., Ltd.)
Produzione e organizzazione: Fujisawa Yutaka (Wa-is co., Ltd.)

Tra i numerosi organizzati per celebrare il 150°
anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia non poteva mancare il teatro Bunraku, designato nel 2009 patrimonio immateriale dell’umanità, sempre molto apprezzato dal pubblico occidentale, affascinato dalla perfezione tecnica che unisce in un’unica forma espressiva tre singole abilità artistiche: l’arte
declamatoria del narratore (tayu), l’accompagnamento musicale dello shamisen e la perizia dei manovratori di burattini.
In programma due estratti da opere del repertorio tradizionale bunraku: Il lamento di Osono (dall’atto “La casa del mercante di sake” dell’opera Hadesugata onna maiginu/Il costume di scena dell’elegante danzatrice) e l’atto Il fuoco della volpe (dall’opera Honchō Nijūshikō/Ventiquattro esempi di pietà filiale), presentati da un’eccellente troupe guidata da Kiritake Kanjuro, celebre manovratore di burattini joruri bunraku.
Il lamento di Osono è uno struggente monologo all’interno
dell’opera Hadesugata onna maiginu/Il costume di scena dell’elegante danzatrice, ambientata a Osaka e
incentrata sulla storia di un tradimento matrimoniale. La vicenda coinvolge non solo la coppia Hanshichi-Osono, ma le rispettive famiglie di origine, in particolare i consuoceri Hanbei e Sogan, uniti nella sorte e desiderosi di porre rimedio alla difficile situazione venutasi
a creare con l’infedeltà del giovane Hanshichi, il quale in un impeto d’ira si è macchiato anche di omicidio. Nel complesso intreccio diegetico della storia, risalta l’amore puro e incondizionato di Osono per il marito adultero: il tormento interiore della giovane donna tradita è espresso in questo famoso monologo che rappresenta il climax dell’opera e funge anche da
kudoki, un elemento tipico del jōruri che permette al personaggio di svelare il proprio animo.

Il secondo brano in programma, l’atto Il fuoco della volpe, è tratto dall’opera Honchō Nijūshikō/Ventiquattro esempi di pietà filiale, tipico dipinto della società feudale giapponese. Si racconta la discordia tra le casate dei Takeda e gli Uesugi, originata dalla contesa dell’elmo sacro di Suwa, un elmo che ospitava lo spirito della volpe messaggera del dio di Suwa e rendeva
invincibili in battaglia: gli Uesugi lo avevano avuto
in prestito dai Takeda e si rifiutavano di restituirlo.
Prima di morire assassinato, lo Shogun aveva cercato
di imporre la pace tra le due famiglie, chiedendo che
fosse suggellata dal matrimonio tra il giovane
Katsuyori, dei Takeda, e Yaegaki, figlia della casata
rivale degli Uesugi. Sospettate di essere coinvolte
nell’assassinio dello Shogun e in attesa di consegnare
un presunto responsabile, le due casate riprendono i
dissidi e i Takeda giocano di astuzia per rimpadronirsi dell’elmo. Dopo un susseguirsi di piani astuti, congetture, espedienti, lo spirito della volpe contenuto nell’elmo entra nel corpo di Yaegaki e di colpo la narrazione acquista un ritmo serrato, soprattutto quando si liberano gli innumerevoli spiriti delle volpi che
imprimono al corpo della donna un dinamismo possibile solo a un burattino.
I due brani proposti saranno inframmezzati da una Lecture Lecture- ecture-demonstration della durata di demonstration della durata di circa 45′ che permetterà al pubblico di comprendere circa 45′ la complessità tecnica della messa in scena del teatro bunraku e la perizia necessaria per accordare le tre singole componenti –
recitativa, musicale e di movimento burattini – in un’unica espressione artistica, frutto di lunghi anni di intenso tirocinio.

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