Settant’anni di pace: il Giappone e la riflessione sull’esperienza bellica

Settant’anni di pace: il Giappone e la riflessione sull’esperienza bellica

Conferenza a cura di Stefano Romagnoli Ph. D.
MARTEDI’ 9 FEBBRAIO 2016 ore 18.30

Istituto giapponese DI
Via Antonio gramsci, 74
ingresso libero

Il 14 agosto del 2015, in anticipo di un giorno, il premier giapponese Abe Shinzō ha rilasciato un comunicato ufficiale in occasione del settantesimo anniversario della fine della guerra; la sua dichiarazione, approvata dal Consiglio dei ministri, si inserisce nel solco di quelle dei suoi predecessori Murayama e Koizumi (emanate rispettivamente in occasione del 50° e 60° anniversario della resa), recependone lo spirito e confermandone l’indirizzo. Tuttavia, dopo aver ripercorso la genesi storica della guerra e averne ricordato gli effetti sulla nazione giapponese e sulle popolazioni coinvolte, la dichiarazione offre una prospettiva del tutto nuova: «Non dobbiamo», afferma Abe, «caricare i nostri figli, i nostri nipoti e i bambini delle generazioni che verranno, che niente hanno a che vedere con quella guerra, del destino di continuare a fare pubblica ammenda» ma, «continuando a scolpire nel proprio cuore» il passato, si deve piuttosto creare un futuro migliore di pace e prosperità per l’Asia e per il mondo.
A settant’anni dalla resa, dunque, il Giappone sembrerebbe giunto a un punto di risoluzione nell’ambito di quella riflessione sul significato dell’esperienza bellica e sulle responsabilità della nazione che ha impegnato per decenni il mondo intellettuale, e pronto a chiudere una volta per tutte con il passato.

La conferenza ripercorrerà i passaggi salienti di questa riflessione, concentrandosi in particolare sulla rappresentazione della guerra in ambito letterario, filmico e pittorico. Opere fondamentali come Nobi (Fuochi nella pianura, 1951) di Ōoka Shōhei (1909-1988), Shinkū chitai (La zona di vuoto, 1952) di Noma Hiroshi (1915-1991), Ningen no jōken (La condizione umana, 1956-58) di Gomikawa Junpei (1916-1995), Hiroshima nōto (Note su Hiroshima, 1965) di Ōe Kenzaburō (n. 1935) e Kuroi ame (La pioggia nera, 1966) di Ibuse Masuji (1898-1993) hanno infatti scandito momenti importanti del processo di rielaborazione dell’esperienza bellica, e sono state in molti casi trasposte in film.
Proprio di Nobi, portata al cinema nel 1959 dal regista Ichikawa Kon, è stata proposta una nuova riduzione nel 2015, ad opera del visionario regista Tsukamoto Shin’ya, proiettata anche durante la 71° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Accanto a essa, la riscoperta delle opere a tema bellico di Fujita Tsuguharu (noto anche come Léonard Tsuguharu Foujita, 1886-1968), grazie anche a un film parzialmente biografico uscito nel 2015, e in generale l’esplorazione dei legami tra arte e guerra dimostrano che, nonostante le dichiarazioni politiche, la suddetta riflessione è ancora in corso.

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