C’ERA UNA VOLTA LA TERRA
“La terra è un fatto di anima”
Un film documentario diretto da Ilaria Jovine e Roberto Mariotti
Liberamente tratto dagli articoli giornalistici di Francesco Jovine (1902-1950)
FONDAZIONE CINEMA PER ROMA CITY FEST
CINEMA AL MAXXI 2018
C’ERA UNA VOLTA LA TERRA
“La terra è un fatto di anima”
Film documentario diretto da Ilaria Jovine e Roberto Mariotti
Liberamente tratto dagli articoli giornalistici
di Francesco Jovine (1902-1950)
ANTEPRIMA ASSOLUTA
presso il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
Domenica 8 aprile 2018 ore 16
Via Guido Reni 4/a
UNA STORIA DI AMORE E LOTTA PER LA TERRA CHE
DAI NOSTRI ANTENATI ARRIVA FINO A NOI.
EFFENDEM FILM E ILJA’FILM PRODUCTION
SINOSSI BREVE
Partendo da selezionati articoli giornalistici dello scrittore e saggista Francesco Jovine (1902-1950), pubblicati
negli anni ’40 e dedicati alla civiltà contadina meridionale, il film indaga la realtà contemporanea, alla ricerca
del medesimo legame raccontato dallo scrittore, quello che da sempre lega l’uomo alla terra.
Ne viene fuori una favola sospesa tra il presente e il passato, dai toni a volte poetici, a volte amari, che ha
come protagonisti, oltre lo scrittore stesso, un giovane coltivatore, un professore di geografia, una mandria
di vacche, due fratelli indiani e dei ragazzi afghani ospitati in una masseria.
NOTE DI REGIA
“La mia terra è per me una specie di sogno, come un mito antico conosciuto attraverso i racconti di mio padre e un po’
per istinto.”
Pur parlando di “terra”, la pubblicistica (e ancor di più la narrativa) di Jovine trasmettono suggestioni legate
ai sogni, ai miti e alle favole: la realtà descritta è quella di un Sud abbandonato da ragazzo per andare a
studiare a Roma e lo scrittore, attingendo alla propria memoria e al vasto bagaglio di leggende e
superstizioni della spiritualità contadina, la trasforma in una realtà magica e leggendaria.
Il tono favolistico dello scrittore, riscontrabile sorprendentemente anche negli articoli giornalistici scelti per il
film, ha improntato anche le nostre riprese. Già durante i lunghi sopralluoghi, ci siamo resi conto che parlare
di terra, soprattutto oggi, è parlare di un mondo paradossalmente lontano e sconosciuto, è sotto i nostri
piedi, ma non ce ne rendiamo conto, è insieme fatto concreto e concetto astratto. Non a caso abbiamo scelto
come sottotitolo un’altra frase di Jovine: “La terra è un fatto di anima”.
Avere a che fare con la terra, soprattutto in un Sud Italia minato dal dissesto idrogeologico e da un’interrotta
attività sismica, è sfida contro la natura, quanto attento ascolto e amorevole osservazione dei suoi eventi, è
duro lavoro nei campi, quanto “atto di fede”, nel seme, nella zolla e nel dio invisibile che presiede al mistero
della germinazione.
I binomi fatto-anima, terra-sogno, favola-realtà hanno influito sulle riprese, quanto sull’accostamento delle
parole di Jovine alle immagini e poi sul montaggio. Ecco allora, l’immagine di una rotoballa di fieno, ripresa
durante una sequenza notturna di lavoro nei campi, trasformata nella luna piena che sormonta il campo; o
la sequenza che documenta la transumanza di 300 vacche podoliche in un viaggio lungo 4 giorni raccontata
come la rediviva leggenda del Ver Sacrum; o la sequenza che descrive la fonditura di una campana di
bronzo, nata da un calco interrato come fosse un seme, accostata ad un antico rito di fuoco che celebra il
solstizio d’inverno; o ancora le immagini di un’antica e suggestiva festa popolare accostata alle parole con
cui Jovine descriveva la vita politica dei contadini nell’Italia fascista.
Maneggiando parole e tematiche risalenti agli anni del nostro secondo dopoguerra, è stato inevitabile il
confronto con gli stilemi del documentario antropologico che abbiamo cercato di innovare sperimentando
l’accostamento tra parole di ieri e immagini di oggi e lasciando liberamente affiorare convergenze e
divergenze tra i due momenti storici.
Infine, decisiva per il tono del film, è stata la scelta di girare esclusivamente in Molise, terra natale di Jovine e
regione ancora poco esplorata dalla cinematografia nazionale e internazionale; un piccolo angolo d’Italia che,
mostrando una verginità selvaggia e incontaminata, riesce a trasformarsi in terra universale e, appunto,
mitica, assurgendo a simbolo senza tempo di ogni terra.