DAL 31 GENNAIO AL 5 FEBBRAIO dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 17.00, BUK LO ZOO DI BUKOWSKI a cura di Angelo Longoni
Con
Simone Colombari,Angelo Longoni, Valerio Morigi e gli allievi dell’Accademia Action pro
Il 9 marzo 1994 moriva Charles Bukowski. Charles Bukowski, Heinrich Karl Bukowski, Henry Chinaski, Buk, Hank per gli amici… questi sono i nomi che accompagnavano una faccia poco rassicurante, devastata da una forma di acne giovanile, occhi verdi e denti macchiati di nicotina su un corpo di un metro e ottanta. Una faccia vera che sapeva spandersi in sorrisi rari ma luminosi. Scrittore e poeta, iper realista, iper cinico, iper sincero… anti romantico, anti borghese, anti convenzionale. Lungimirante al limite della veggenza, nichilista, distruttivo nei confronti di ogni ideologia o rito sociale, individualista fino al disprezzo di ogni agglomerato umano, disegnatore di un futuro che non conosceva ancora ma che immaginava. Metà intellettuale e metà clown, per questo poco amato dai letterati ma, in compenso, adorato da tutti i giovani che nei decenni lo hanno scoperto. Nei suoi romanzi, nei suoi racconti, nelle sue poesie, Bukowski parla in maniera esplosiva di sé e del mondo che è in lui. Con un unico criterio: la sincerità. “A volte credo di essere solo al mondo – scriveva – A volte ne ho la certezza”. Per lui era disvalore tutto ciò che la maggioranza dell’umanità assumeva come valore. Considerando il periodo in cui è vissuto e considerando com’è andato a finire il mondo in questi ultimi decenni, non si può di certo dire che si stesse sbagliando. Le sue poesie sembrano dei racconti brevi, condensati, concentrati, una specie di essenza delle proprie visioni comiche e distruttive. Oggi hanno la capacità di raccontare e fotografare situazioni e paesaggi umani attuali. Le nevrosi esasperate che descriveva e che erano percepite come eccessive, oggi ci appaiono come istantanee di ciò che siamo diventati. Se le estrapoliamo dal contesto americano e le applichiamo solo all’essere umano, hanno la prerogativa dell’universalità. Non c’è geografia, non c’è tempo, non c’è contesto. Lo Zoo di Bukowski è un collage di umanità che prende vita dalle sue poesie e dai temi in esse trattate. Nove giovani allievi della scuola ACTION pro fanno vivere un serraglio di personaggi e di sentimenti, di tic, di fobie e, soprattutto, mettono in scena la maschera grottesca dell’insicurezza vissuta in ogni campo. Lavoro, denaro, società, amore, famiglia, sesso… tutto può essere motivo di paura e, allo stesso tempo, può farci ridere a causa dell’inutilità di ogni nostra fatica.
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