Dal 20 al 29 gennaio 2017 ONCE I WAS. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley al Teatro DUE Roma, una storia che lascia graffi sull’ anima cosi come una puntina rovinata solca sgraziatamente il vinile della loro musica
Spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesco Meoni.
Con
Vincenzo Marti (voce e chitarra)
Mario Caporilli / Giuseppe Panico (tromba)
Danilo Valentini (chitarra)
Alberto Caneva (basso)
Rocco Teora / Salvatore Caruso (batteria e percussioni)
Disegno luci: Giuseppe Filipponio
Fonico: Peppe Di Lascio
Proiezioni grafiche: AC Videomakers
Una produzione Società per Attori
TEATRO DUE ROMA
Vicolo Due Macelli 37 – Roma
06 6788259
Orari: da martedì a sabato ore 21 – domenica ore 18
Tim e Jeff Buckley: un padre e un figlio, che condivisero troppo poco tempo insieme ma molto tragico destino. Questa è la vita ma anche la trama narrativa di ONCE I WAS, lo spettacolo di teatro e musica concepito, scritto, diretto e interpretato da Francesco Meoni che parte dalla storia dei due musicisti americani, vissuti tra gli anni 60 e 90, per indagare il loro mancato rapporto padre-figlio e che sarà in scena, per la terza volta in seguito allo straordinario successo di pubblica e critica riscontrati, a Roma dal 20 al 29 gennaio. Scenario di questa performance unica nel suo genere sarà questa volta un nuovo spazio, il Teatro Due.
Si tratta di un excursus poetico che alterna la storia delle vicissitudini personali dei due artisti alle loro carriere percorrendo un binario che, se nella loro sfortunata esperienza raramente si incrociò, sul palcoscenico è messo in prima linea. Tra recitazione e musica, la performance è accompagnata dal vivo da un organico di validi musicisti: Vincenzo Marti (voce e chitarra), Mario Caporilli e Giuseppe Panico (tromba), Danilo Valentini (chitarra); Alberto Caneva (basso), Rocco Teora e Salvatore Caruso (batteria).
Un linguaggio unico nella quale gli spunti sonori degli hits dei Buckley (da I Never Asked to Be Your Mountain e Once I Was di Tim a Grace e la reinterpretazione di Halleluyah di Jeff) lasciano spazio ad una confluenza ininterrotta di note, parole, sentimenti ed emozioni nel quale la trama emotiva delineata dalla necessità di dire o dall’urgenza di spiegare le ragioni della solitudine o delle incomprensioni generate si fa tessitura di uno spettacolo psicologicamente complesso ma che ben contestualizza anche le radici e sviluppi di un pezzo della storia rock americana.