COMPRO ORO Vivere jazz vivere swing – Sabato 28 maggio 2016 – ORE 20,45 – presso:
CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, 00187 Roma
La proiezione del film (2015, 80′) sarà preceduta da un incontro con:
Giorgio Bartolucci – musicista, appassionato e testimone operativo degli anni dello Swing Club
Toni Bertorelli – autore del libro L’effetto del Jazz (Iacobelli editore), dedicato allo Swing Club
Marino Bronzino – regista del film Compro oro
Toni Lama – ideatore e co-regista del film Compro oro
Stefano Landini – regista del film 7/8 sul jazz a Torino durante la seconda guerra mondiale
Angelo Santovito – direttore della fotografia del film Compro oro
INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
Da un’idea di:
TONI LAMA
Soggetto e Sceneggiatura:
MARINO BRONZINO e GIULIA PASSERA
Regia:
MARINO BRONZINO e TONI LAMA
Fotografia:
ANGELO SANTOVITO
Con:
Carlo Actis Dato, Elisa Amato, Piero Angela, Louis Atzori, Giorgio Bartolucci, Ruben Bellavia, Maria Berruto, Sergio Bevione, Franco Cerri, Giovanni De Luna, Furio Di Castri, Paolo Dutto, Enrico Fazio, Fabio Giachino, Dodo Goja, Nunzio Grippa, Toni Lama, Guy Le Querrec, Davide Liberti, Claudio Lodati, Giorgio Merighi, Franco Mondini, Camillo Nespolo, Ugo Nespolo, Dino Piana, Secondo Poncini, Enrico Rava, Luca Rigazio, Aldo Romano, Guido Scategni, Fiorenzo Sordini, Aldo Sperti, Luigi Tessarollo, Giancarlo Verde, Riccardo Zegna.
Da un’idea di Toni Lama nasce COMPRO ORO. Vivere Jazz e vivere swing, un documentario-ritratto di uno spaccato della città di Torino tra gli anni Sessanta/Settanta che mira ad esaltarne caratteristiche di città industriale, ma anche di fucina di fermenti letterari, sociali e musicali. Diretto da Marino Bronzino a quattro mani con Toni Lama, il film rappresenta una piccola parte del grande mosaico sociale e culturale di quel periodo ricostruendo, attraverso le testimonianze e i suoni di alcuni dei suoi protagonisti, il fermento musicale dell’epoca.
Nel momento in cui Torino era organizzata intorno alla Fiat e le sirene della fabbrica ne scandivano i ritmi, in alcuni luoghi della città prendeva piede una ricerca artistica internazionale che proveniva in gran parte di Parigi. Una di queste “culle” era lo Swing Club, locale ubicato nelle cantine di via Botero, fondato da Marco Barazzotto e successivamente gestito da Nini Questa che curava insieme a Toni Lama la direzione artistica con una programmazione di concerti per ben sette sera a settimana (oggi purtroppo il locale è sede di un negozio “Compro Oro”). La sua attività costante, intensa e piena di novità che hanno attirato l’attenzione di amatori e professionisti di altissimo calibro per oltre due decenni, vide passare nomi come Mal Waldron, Art Farmer, Lou Bennett, Dizzy Reece, “Slide” Hampton, Barry “Kid” Martin, Michel Roque, Charlie Beal, Phil Wood e la European Rhythm Machine formata da George Gruntz, Henry Texier e Daniel Humair, ma anche Kenny Clarke, Art Blakey, Gato Barbieri o Chet Baker, autentiche leggende del jazz, che frequentavano il locale reputandolo un crocevia e biglietto da visita obbligatorio.
Partendo dagli anni ‘50, si narra infatti la storia dei jazzisti di colore che, lasciati gli States, si trasferirono in Europa raggiungendo Torino direttamente da Parigi, trasformando da miti musicali ad uomini in “carne ed ossa”.
Un gruppo di musicisti e appassionati di jazz che hanno suonato o frequentato lo Swing club capitanati da Giorgio Bartolucci e da un giovane batterista jazz, Ruben Bellavia, unendo passato e futuro del Jazz, ci guidano all’incontro dei più variopinti personaggi (oltre una trentina gli intervistati) cercando di far vivere e respirare ancora una volta lo spirito dello Swing Club. Grazie alle preziose testimonianze di alcuni dei più rilevanti interpreti dell’epoca – tra cui Pupi Avati, Tullio De Piscopo, Enrico Rava, Dino Piana, Piero Angela e Franco Cerri – si ripercorre uno spaccato sociale ricco di aneddoti, stili e sperimentazioni, quasi un pretesto per raccontare il contesto storico, politico e sociale nella Torino industriale di quegli anni. Un confronto che non si limita alla memoria di un’epoca, ma giunge fino ai giorni nostri.
La colonna sonora del film è firmata da Fabio Giachino che, cogliendone in pieno lo spirito, ha inteso porre due generazioni a confronto lavorando sui suoni all’insegna della contaminazione tra tradizione e contemporaneità, con vecchie armonie che ne sposano nuove, più ardite. L’efficacia del sincrono tra musica ed immagine è frutto di un’interpretazione originale che vede il suono passare dalle dita dei contrabbassisti, batteristi e pianisti della vecchia generazione a quelli della nuova, un continuum sonoro che non lascia spazio a troppe riflessioni e ci catapulta nell’ascolto di una musica senza tempo.
Il film ha ottenuto il sostegno del Piemonte Doc Film Fund, fondo regionale per il documentario ed è stato finanziato anche attraverso una campagna di crowdfunding che ha visto, attraverso il web, mettere insieme piccoli contributi di numerosi donatori regalando loro, in cambio, copia del dvd, house concert e locandine originali: un pubblico sensibile alla narrazione di una storia che vuole rivivere e di uno spirito che non tarda a farsi sentire, ancora oggi, a suon di Swing.