Al Teatro di Documenti, Storinventa dal 22 al 25 ottobre presenta LA DONNA GUERRIERA di Sibilla Barbieri.
Testo finalista al Premio Enrico Maria Salerno.
Regia di Ivana Pantaleo.
Musiche e disegno luci di Andrès Arce Maldonado.
Coach Paolo Alessandri.
Con Sibilla Barbieri, Marta Iacopini, Silvia Mazzotta, Ivana Pantaleo. Prod. La Silian.
Vi chiedo di combattere ancora una volta. Vedo che siete stanche, anch’io. Questa guerra sembra non finire mai… ma la prossima battaglia… dalla prossima battaglia dipende tutto…
Un capitano è stato chiamato a difendere la capitale dell’impero. La città d’oro dalla meravigliosa e perfetta architettura. La città è bella, ma ha una vitalità decadente, è ricca e corrotta però il popolo inerme cerca comunque l’estremo riparo all’interno delle sue mura.
Il nemico è arrivato alle porte ed è un’orda barbara che non farà prigionieri.
Nella notte prima della battaglia il capitano prepara le ultime disperate difese. Il ministro, mandato dall’imperatrice, insistentemente chiede di attaccare, ma il capitano sa che attraversare il fiume, che li divide dall’esercito nemico, significa cadere in trappola.
Gli avversari sono in numero sovrastante, gli alleati vacillano, i rinforzi tardano, forse la sorte della battaglia dipende solo dallo spirito del condottiero, da quello che saprà dire ai suoi soldati, ma il capitano è stanco, qualcosa comincia a incrinare la sua volontà.
Difendere la città alle sue spalle?
Difendere la vita che conosce? Uccidere?
Per quale ragione?
A chi, a cosa, bisogna offrire la propria fedeltà?
Il tempo in cui la storia si svolge è un medioevo parallelo in cui i guerrieri sono solo donne.
Il capitano è un soldato perfetto, una figura che, come nella cavalleria medioevale o nell’iconografia dei samurai giapponesi, rappresenta una classe scelta di guerrieri fedeli più di ogni altra cosa all’onore.
Ma è proprio questa profonda fedeltà a farne vacillare la scelta.
Nella notte prima della battaglia il capitano s’interroga sulle radici del potere.
La Donna Guerriera propone un punto di vista diverso, profondamente femminile, su un tema da sempre trattato dagli uomini, una riflessione intima sulla guerra vista come conflitto interno oltre che esterno.
La lingua scelta per questo testo è il racconto epico, il linguaggio da sempre adottato dagli uomini per raccontare lo scontro. Una scelta di mimesi motivata dalle speranze di una reale comunicazione, comunicazione che porti ad un cambiamento, prima che sia troppo tardi.
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