Le fiabe sono vere. Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna”(Italo Calvino). Un classico della tradizione fiabesca si evolve in un esperimento teatrale fra tradizione orientale e occidentale. Lo spettacolo si sviluppa su due livelli: un livello è espresso attraverso un teatro fisico sostenuto da rivisitazioni di canti popolari a cappella. L’altro l ivello fa agire gli attori attraverso uno spazio modulato in maniera diversa in base al luogo della messa in scena e alla posizione di ogni spettatore, il quale viene reso partecipe in prima persona della drammatizzazione. Il racconto si rivela, così, nella sua essenza di pietra filosofale che rende immortali, cosa che gli amanti sanno perfettamente perché nel raccontarsi reciprocamente dilatano all’infinito il tempo a loro disposizione. In un’ottica del genere il potere della morte viene meno, lasciando che venga alla luce la sacralità della vita. Amore/sesso, non più tabù e nemmeno peccato, ma veicolo per addivenire a una dimensione di assoluta libertà interiore.
I due attori, novelli Sherazade, attendono gli spettatori nella loro prigione temporale per farli partecipi del loro destino. Un Cunto di minuti, di racconti, di frammenti di vita, che li trasforma in elargitori di un tempo di sospensione dove l ‘amore e il sesso sconfiggono la morte; e, mercé la loro azione, la storia degli esseri umani, per continuare, si sospende in una temporalità altra che attiene direttamente alla sfera dei sentimenti.
Come nelle relazioni della vita, le storie germinano l’una dall’altra: ogni storia è madre e figlia dell’altra.
dal 4 al 5 luglio, ore 19:00
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