Il mese di luglio, come di consueto, si apre a Sutri con la grande cultura di Teatri di Pietra.
La prestigiosa rassegna, alla XVII edizione, con la direzione artistica del Maestro Aurelio Gatti, nasce con la finalità di valorizzare i teatri antichi ed i siti monumentali attraverso lo spettacolo dal vivo ed una rete sinergica di più soggetti che fondono, in un connubio di elevato spessore, la danza con la musica, il teatro con l’archeologia ed il paesaggio.
Teatri di Pietra, che quest’anno potrà vantare ben due prime nazionali (Clitemestra il 6/7 e Donne al Parlamento il 20/7), rispettivamente in apertura e chiusura, inizierà il 6 luglio nella straordinaria cornice naturale dell’Anfiteatro romano di Sutri.
La rassegna, che proseguirà fino al 20 luglio, è a cura di Pentagono Produzioni e Circuito Danza Lazio, in collaborazione con il Comune di Sutri, il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, la rete nazionale dei teatri antichi ed il festival Teatro Romano di Volterra
Il cartellone, sabato 6 luglio, si aprirà con “Clitemnestra – il processo”, scritto da Alma Daddario.
“Passata alla storia, grazie alle descrizioni di Omero (Odissea) ,di Eschilo (Orestea), di Euripide (Ifigenia in Aulide), tutte figure maschili, come il prototipo della donna infame, il mostro che ha commesso l’orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato dalla guerra, la donna che dà libero sfogo alle proprie passioni: un modello opposto a quello di Penelope, sposa di Ulisse, che aspetta il ritorno del marito mantenendosi a lui fedele.
Questa lettura, tutta al maschile, delinea solo in parte il profilo di questa figura “inquietante” della mitologia greca .
Il destino di Clitemnestra, figlia di Leda e Tindareo, era segnato fin dalla nascita da una maledizione di Afrodite che l’aveva condannata, assieme alla sorella Elena, ad essere adultera. La giovane Clitemnestra fu data in sposa al re di Pisa, città del Peloponneso, Tantalo, e da lui ebbe anche un bambino.
A questo punto le vicende umane di Clitemnestra ed Agamennone si incrociano.
Agamennone, re di Micene, mosse guerra a Pisa: la conquistò e uccise Tantalo. Ma la sua ira non si fermò qui, prese il bambino che Clitemnestra stringeva al seno, e lo scagliò contro una roccia, uccidendolo. Clitemnestra fu dunque vittima di una delle più turpi violenze, e costretta a divenire moglie dell’assassino di suo marito e di suo figlio.
Da Agamennone ebbe quattro figli: Ifigenia, (Ἰφιγένεια, significa “nata da violenza”.) che fu la sua sola consolazione, Crisotemi, Elettra e Oreste. Ma la vicenda si complica ulteriormente. Dopo il rapimento di Elena, quando i principi dell’Ellade si riunirono nel porto di Aulide per salpare alla volta di Troia e dare inizio alla guerra, il vento non si alzava costringendo la flotta a restare ancorata nel porto. Agamennone decise di sacrificare sua figlia Ifigenia. Malgrado le suppliche di Ifigenia e quelle di Clitemnestra, la ragazza venne sacrificata.
Questo mito si presta a certamente a più di una considerazione. All’interno di esso la figura centrale, Clitemnestra, compie una progressiva trasformazione: da vittima della violenza di Agamennone, a giustiziere e carnefice dei torti subiti. Nasce come “vittima” che subisce, per la morte del marito Tantalo e del figlioletto, poi l’inganno e successivamente l’uccisione dell’amata Ifigenia, subisce il tradimento con la “preda di guerra” Cassandra. Motivi per odiare ne aveva , e Il dolore per la perdita dei figli diventa un tormento insopportabile e la mente trasforma il dolore in un odio feroce, senza limiti.
Prima il tradimento con Egisto ,poi l’istinto omicida prende il sopravvento sulla ragione. Non le basta la morte del marito, la sua furia si scarica anche verso l’incolpevole Cassandra e sui gemelli avuti , cerca di uccidere anche il figlio, ma Oreste viene salvato dalla sorella Elettra e condotto in Focide.
…E’ un’assassina, e come il pensiero “politically correct” richiede, non può essere assolta, ma il carico che ha dovuto sopportare è al di là delle umane possibilità, per cui non va nemmeno condannata, le vanno attribuite molte ed importanti attenuanti. Ben diverso è stato il verdetto su Oreste, il matricida, che viene perdonato del suo orribile delitto con una sentenza incredibile: “non è la madre la generatrice di quello che è chiamato suo figlio, ma la nutrice del germe in lei seminato, il generatore è colui che ha seminato”.
La legge non è uguale per tutti: da sempre pende di più dalla parte degli uomini. Ma il caso Clitemnestra si presta anche a riflessioni giuridiche sulla natura del diritto, all’interno del quale devono poter trovare spazio sia gli aspetti razionali sia quelli emotivi, perché l’uomo è ragione e cuore, qualsiasi scissione non consentirebbe una lettura della realtà completa e soddisfacente.”
Fonte Ufficio Stampa Tusciaeventi