Così il regista Ciliberti parla dello spettacolo: “Un atto unico diviso in sette quadri. Ogni quadro racconta l’evolversi delle indagini, e lo fa chiamando in causa implicitamente il pubblico attraverso un meccanismo di evocazione. L’opinione pubblica, a cui gli spettatori daranno corpo, indirizzerà tacitamente azioni e parole dei personaggi in scena e verrà a sua volta influenzata da ciò che gli attori fanno.”
“Mentre si susseguono i dialoghi del protagonista con l’interlocutore di turno – intervistatore, commissario, avvocato, carcerato e giudice – intorno a loro un performer, rappresentazione antropomorfa della Verità, che interagirà con gli attori con movenze da mimo e da slapstick comedy, mettendo in scena gli avvenimenti per come sono davvero avvenuti, contrastando la distorta versione dei fatti raccontata dal protagonista. L’apice di questo espediente lo si avrà quando, nel penultimo quadro, la grossa bugia messa in piedi cadrà e con essa la sospensione dell’incredulità.
Lo spettacolo ha il pregio di mettere in gioco le diverse abilità degli attori che dovranno destreggiarsi tra tre livelli di interpretazione: l’attore in quanto tale, il personaggio che rappresenta e la maschera che dovrà indossare spinto dal sentimento voyeuristico dell’opinione pubblica.”
Testo: Sabrina Scansani
Regia: Cristiano Ciliberti
Coreografie: Simone Ripa
Produzione: Compagnia Teatrale Nescio