Al Teatro Lo Spazio ” PFF (Pfffffff….) di Valentino Infuso

1 MARZO ore 20.30 Al Lo Spazio va in scena PFF (Pffffffffffff… ) Piano Forte Forte di Valentino Infuso (testo e regia)
Dissonata per corpo femminile e pianoforte, con Valentina Cidda 
musiche originali della medesima

“Non credo che al teatro si possa chiedere altro. Non credo che al teatro si debba chiedere meno.”
PFF (pronunciato onomatopeicamente con la f prolungata) è un soffio capace di far vibrare le viscere, un sospiro, una risata che trascina lontano, un rantolo, uno sfogo, un sorriso, un peto, un lamento, un sollievo; è racconto di donna, il racconto di un essere umano, è la storia di una vita o di tante vite.

PFF è una favola oscura, tenera, ironica, spietata, sanguigna. Una favola che prende vita in parole, musiche e movimento.
In scena una donna e un pianoforte ma, dall’invisibile, personaggi evocati e plasmati con note, parole, gesti e silenzi. Un’opera inedita, dove corpo, parola e musica, composta appositamente ed eseguita dal vivo dall’attrice e performer stessa, vanno a creare una tela fisica e narrativa dalle innumerevoli sfumature.
La musica del pianoforte è il filo teso di un racconto fatto di ombre evanescenti tra memorie e fantasie; è un sussurro sagace che accompagna; il corpo è il canto sottile che insinua un grido silente frammentato, è la voce vorace di un monito segreto.
PFF è una fiaba diversamente reale, è un sogno lucido reso vivo con sudore, con grazia e ancora sudore.
L’idea di questa favola nasce dalla profonda esigenza artistica di Valentina Cidda di raccontare la Vita attraverso una personale relazione con il pianoforte, una relazione viscerale con lo strumento difficile da spiegare…
La geniale scrittura e la regia non lineare di Valentino Infuso hanno dato forma e vita a questa idea, resa vera, universalmente ed emotivamente coinvolgente.

PFF è uno spettacolo teatrale, un assolo per corpo femminile e pianoforte, un concerto, una favola nera, un racconto alchemico, uno sberleffo di ironia e amara comicità. Tre sonate, tre atti, come altrettante fasi dell’esistenza tese a una possibile trasformazione di stato, prove da superare verso un processo di guarigione.

Note di Regia e drammaturgia.
“La mia scrittura ha che fare con e situazioni reali portati alle estreme conseguenze, pur attraverso il filtro della mia esperienza personale e delle mie visioni. E’ così che da una chiacchierata con Valentina su alcuni racconti di vita, propri e altrui, è partita la macchina biologica del racconto, materializzando nelle parole sensazioni umane e intimi stati dell’essere. La mia regia non può non tener conto del corpo psico-fisico emotivo dell’interprete così come lo scultore non può prescindere dal blocco di marmo o dal legno che usa per la propria creazione: comporre e dirigere e fissare in immagini sceniche concrete quel mondo impresso nelle parole con un attore piuttosto che con un altro darebbe esiti anche diametralmente opposti, e PFF è PFF proprio perché creato e vivente attraverso ciò che Valentina Cidda è, nel corpo, nella voce, nel sentire, nella musica.
Nessun altro potrebbe interpretare questo testo ed incarnare questa regia. Lavorare con un altro interprete vorrebbe dire, per me ricostruire un altro spettacolo.”
Valentino Infuso

Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente drammaturgico, il racconto umano e sottile di un’esistenza viene sviluppato in tre fasi che corrispondono ad altrettante sonate:
Sonata Prima: le origini del male
(La nascita, l’infanzia e i momenti salienti in cui si fissano quei germi, nel bene e nel male, che porteranno l’individuo ad essere quel che crede -o che gli hanno fatto credere- di essere)
Sonata Seconda: l’ostinato inferno.
(Le situazioni, le persone, le dinamiche che l’individuo si crea, richiama a sé, ripete all’infinito, in un processo perpetuo di ritorno a ciò che causa sofferenza; come a dire che siamo noi la ragione prima di ciò che ci accade e dei “mostri” che ci tormentano, l’inferno, appunto, che ci si crea ostinatamente.)
Sonata Terza: trasmutazione e guarigione.
(L’inferno come prova per trasmutare, ossia cambiare il proprio stato essenziale, svilupparlo, trasformarlo al fine di espandere il proprio essere, una via da trascendere perché si apprenda la verità di quello che si è e a cui si è chiamati, e liberarsi infine dalla propria limitata condizione, verso una nuova prova, un nuovo sviluppo.)Biglietto intero 12 euro

 

Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma
tel: 0677076486 0677204149
mail:info@teatrolospazio.it

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