Infanzia: Save the Children, nel Lazio il 14,6% dei bambini e adolescenti vivono in povertà relativa e aumentano le diseguaglianze educative per chi cresce nelle periferie urbane di grandi città come Roma.
Presentato oggi in anteprima il IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children, pubblicato da Treccani, che sarà disponibile a breve nelle librerie italiane. Un viaggio senza precedenti attraverso le periferie delle grandi città e del Paese, a partire da Roma, che sono per i bambini vere e proprie “periferie educative”, in termini di mancato accesso all’istruzione, agli spazi ricreativi e culturali.
Nel Lazio il 14,6% dei bambini e adolescenti vive in condizioni di povertà relativa. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro. L’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro. Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, possono significare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà: la segregazione educativa allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, in particolare nelle grandi città come Roma, dove vivono tantissimi bambini, ed è lì che bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate.
All’interno di una stessa città, l’acquisizione delle competenze scolastiche da parte dei minori segna un divario sconcertante. A Roma, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado presenta una mappa delle zone della città piuttosto variegata, e va da zone come Navigatori, Tre Fontale e Grottaperfetta che hanno una percentuale molto bassa (0,7%) a zone dove questa cifra sale come nel caso di Tor S. Giovanni (3,8%) o San Basilio (4,1%) e Torre Angela (4.5%). Stesso discorso vale per i laureati che nei quartieri benestanti a nord di Roma sono oltre il 42%, 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al GRA nelle aree orientali della città (meno del 10%)[1].
Differenze sostanziali tra una zona e l’altra riguardano anche i NEET, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione: Anche in questo caso le differenze a pochi chilometri di distanza sono significative e variano da quartiere a quartiere: nella zona della Magliana, ad esempio, si registra una percentuale elevata (15,4%), che scende in aree come il Celio (5,3%) o in aree più a nord della città come Salario (5,9%) e Montesacro (6%)[2]. Anche i dati tratti dai test INVALSI testimoniano il divario nell’apprendimento scolastico. A Roma una distanza siderale di 17 punti INVALSI divide i bambini che abitano a Casal de’ Pazzi da quelli di Medaglie d’Oro[3].
Allargando lo sguardo alle altre risorse educative essenziali per lo sviluppo dei bambini, scopriamo, ad esempio, che i minori che non hanno l’opportunità di navigare su Internet al Centro Italia si concentrano nei piccoli comuni urbani di meno di 2000 abitanti (33,6%), così come, nelle stesse zone, i bambini e adolescenti che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 65,3%, un dato che nel Lazio è leggermente più alto rispetto alla media del Centro e scende al 56,6%[4].
Questi alcuni tra dati messi in luce dal IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita ai bambini e garantire loro un futuro, dedicato alle periferie educative in Italia, e pubblicato per il terzo anno consecutivo Treccani.
“È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.
Sono quasi 3,6 milioni i bambini e adolescenti che vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese (2 su 5 del totale in Italia) [5], e crescono spesso in zone o quartieri sensibili che possiamo definire “periferie” da tanti punti di vista differenti, non solo rispetto alle distanza dal centro città, ma in base ai diversi deficit urbanistici, funzionali o sociali dei territori. Sono ad esempio “periferie funzionali” i quartieri dormitorio, “svuotati” di giorno per effetto dei grandi flussi pendolari verso i luoghi di lavoro, prive di opportunità e povere di relazioni sociali. Secondo questo criterio, a Roma vivono in aree ‘periferiche’ il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni[6]. Più in generale, quando bambini e adolescenti del Centro si guardano intorno, il 10,3% vedono strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, non respirano aria pulita e percepiscono un elevato rischio di criminalità, un dato che sale al 15,2% nelle grandi aree urbane dell’area centrale del Paese[7].
Il IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” traccia una mappa dei divari che in termini di risorse economiche e culturali, accessibilità dell’istruzione e dei servizi, qualità degli spazi urbani, verdi, ricreativi espongono maggiormente bambini e adolescenti al rischio di vulnerabilità, ma dimostra, al tempo stesso, come essi siano la risorsa più vitale e il potenziale più alto su cui puntare per innescare una indispensabile rigenerazione di questi luoghi. Un’introduzione aggiornata al grande dibattito sulle periferie, che articola insieme un’analisi geografica, sociale e educativa. Il primo tentativo di cartografare le periferie italiane dal punto di vista dell’infanzia che attinge all’esperienza di Save the Children e di tante altre associazioni impegnate sul campo, alle più recenti ricerche scientifiche e ad una collaborazione straordinaria con ISTAT, uffici statistici di MIUR e INVALSI e ufficio studi della Caritas Italiana. Il volume di 290 pagine, presentato oggi in anteprima e disponibile in libreria a partire da novembre, è curato da Giulio Cederna e corredato dagli scatti del fotografo Riccardo Venturi, da 32 tavole, 120 mappe, 20 tra grafici e infografiche, da 6 parole chiave, interpretate con contributi originali da esperti di periferie in campi diversi, come Cristina Alga, Carlo Cellamare, Walter Nanni, Marco Picone, Enrico Puccini e Sabrina Lucatelli. Una versione multimediale e interattiva è disponibile online (www.atlante.savethechildren.
“La retorica della “centralità” dei bambini e delle famiglie racconta un Paese che non c’è. Basta scorrere le pagine dell’Atlante per leggere una storia diversa: l’infanzia è la vera “periferia” dell’Italia,” continua Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.
I bambini e gli adolescenti sono infatti sempre più ai margini della popolazione in termini demografici: nel 1987 erano il 23,2% del totale e oggi superano di poco il 16%, a fronte degli over65 che sono cresciuti dal 12,6% al 21,2%[8]. Minori che si ritrovano anche ai margini dello spazio pubblico, se è vero che 94 bambini su 100 tra i 3 e i 10 anni non hanno modo di giocare in strada, solo 1 su 4 trova ospitalità nei cortili, e poco più di 1 su 3 ha la fortuna di avere un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare[9]. Ai margini della politica, per effetto di una spesa pubblica che negli anni della crisi economica, pur crescendo in termini assoluti, ha tagliato la voce istruzione e università dal 4,6% sul PIL del 2009 al 3,9% del 2015-16, mentre altri paesi europei rispondevano alle difficolta di budget in maniera diametralmente opposta aumentando questa voce di investimento fino al 5% del PIL[10]. Una forbice in negativo con l’Europa che si riscontra anche sui fondi per ‘famiglia e minori’ fermi in Italia ad un esiguo 5,4% della spesa sociale, contro l’11% di Germania, Regno Unito e Svezia e ben al di sotto della media UE attestata all’8,5%[11]. I minori in Italia sono soprattutto, e sempre di più, ai margini della ricchezza, se si considera che la povertà assoluta riguarda il 12,1% di loro, non fa distinzioni tra bambini e adolescenti (12,4% fino a 3 anni, 11,4% da 4 a 6 anni, 12,3% 7-13 e 11,8%14-17) e pesa sul quotidiano di 702.000 famiglie con minori (10,9%). La povertà relativa riguarda 1 minore su 5 e, a conferma di un trend negativo, chi ha oggi meno di 17 anni ha una probabilità di diventare povero cinque volte più alta rispetto ai propri nonni[12].
“La rinnovata collaborazione tra Save the Children e Treccani per l’Atlante offre quest’anno uno strumento unico per indagare e comprendere la vita dei bambini nelle periferie, intese non solo come periferie delle città ma anche come spazio sociale e mentale, un luogo a cui guardare per capirne i bisogni e le criticità degli adulti di domani ma anche le loro straordinarie potenzialità, e per assumersi la responsabilità di creare e offrire opportunità concrete dove sono più indispensabili e non più procrastinabili.” afferma Massimo Bray, Direttore Generale della Treccani, che pubblica anche quest’anno l’Atlante dell’infanzia a rischio.
“L’Atlante racconta le periferie “dalle periferie”, dal di dentro, con concretezza e con l’urgenza del fare, perché solo partendo dai territori e puntando sui bambini e gli adolescenti è possibile ridisegnare le politiche di inclusione, dalla cultura allo sport, ai trasporti, l’ambiente e l’abitare. E’ necessario un impegno straordinario, da parte delle istituzioni e dei soggetti sociali, per rigenerare le periferie dei bambini e per garantire ad ogni bambino il diritto di crescere in un ambiente ricco di opportunità educative e di crescita. Per questo motivo, Save the Children è oggi impegnata in Italia nella costruzione di “comunità educanti” proprio nelle periferie di maggior sofferenza sociale.”, conclude Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Save the Children è presente nelle periferie più svantaggiate di 18 città italiane[13] grazie a una rete di 23 Punti Luce nei quali offre a bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni l’opportunità di partecipare ad attività formative ed educative, come accompagnamento allo studio, laboratori artistici e musicali, gioco e attività motorie, che solo nell’anno in corso hanno coinvolto oltre 8.130 minori. In particolare Save the Children è presente a Roma dal 2014 con due Punti Luce, a Ponte di Nona e Torre Maura, con quasi 3400 bambini e ragazzi che hanno beneficiato in questi anni delle attività a loro dedicate.
Dal 15 novembre al 20 dicembre è possibile portare aiuto concreto, attraverso il sostegno allo studio e laboratori creativi ai bambini del Punto Luce di Save the Children del Rione Sanità a Napoli. Si potranno donare 2 euro inviando un SMS al 45533 dal proprio cellulare con rete Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali, oppure 5 o 10 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa con Tim, Wind Tre, Fastweb, Vodafone e Tiscali. Sempre da rete fissa è possibile donare 5 euro chiamando con TWT, Convergenze e PosteMobile.
1] Dati Istat Censimento 2011 rielaborati per la Commissione Periferie
[6] Le 6 città campione analizzate in dettaglio nell’Atlante