"Figurativo, surrealista, iperrealista", è la mostra postuma organizzata dalla Galleria "Il Mondo dell'Arte" in memoria dell'artista trentino Michelangelo Perghem Gelmi, in programma dal 16 al 23 ottobre prossimi (ingresso libero) a Palazzo Margutta (Via Margutta, 55).
In esposizione un'ampia raccolta di olii su tela e su tavola – circa 40 pezzi – che, realizzati tra il 1972 e il 1989, testimoniano due importanti periodi della sua feconda vita artistica e offrono uno spaccato importante, ma non esaustivo, della sua vasta e ricca attività pittorica, premiata, tra l'altro, con riconoscimenti significativi sia in Italia sia in Europa.
L'appuntamento per il vernissage è fissato per venerdì 16 ottobre 2009 dalle 18.30 alle 22.00.
La mostra consentirà al pubblico di conoscere ulteriormente un artista che ha saputo interpretare stimoli ed esperienze sempre in maniera originale e libera
Da venerdì 16 ottobre, la Galleria "Il Mondo dell'Arte" ospita una personale dedicata all'artista trentino Michelangelo Perghem Gelmi (1911-1992), straordinario figurativo, surrealista e iperrealista, ma soprattutto rappresentante di grande talento dell'arte contemporanea.
L'esposizione, in programma a Palazzo Margutta (Via Margutta, 55) fino al 23 ottobre prossimo (ingresso gratuito), propone un'ampia raccolta di olii su tela e su tavola – circa 40 pezzi – che, realizzati tra il 1972 e il 1989, testimoniano due importanti periodi della sua feconda vita artistica e offrono uno spaccato importante, ma non esaustivo, della sua vasta e ricca attività pittorica, premiata, tra l'altro, con riconoscimenti significativi sia in Italia sia in Europa (Roma, Marsiglia, Parigi, Londra, Bamberg, Cracovia). Alla prestigiosa galleria romana saranno, infatti, presentate opere che si riferiscono al periodo "surrealista" ed altre frutto di quello "iperrealista e dei grandi viaggi". Le prime sono rappresentative degli anni dal 1973 al 1981 circa e vedono trasposte sul piano di una tagliente ironia vizi e costumi del mondo che lo circonda; mentre le seconde si riferiscono agli anni dal 1984 al 1989 in cui Perghem – curioso com'era di conoscere il mondo le antiche civiltà e le diverse culture – fece tre importanti viaggi: in Messico nel 1983, in Cina nel 1985 e in Perù e Bolivia nel 1989. Alcuni dei lavori, infine, tornano a Via Margutta, dopo un'altra importante personale: quella allo "Studio Hermes" del novembre del 1974.
L'esposizione è anche l'occasione per conoscere ulteriormente un artista che ha mosso i primi passi nell'arte durante il periodo trascorso nei campi di prigionia nei quali si ritrovò dopo l'8 di settembre del 1943, come testimoniano i suoi disegni attualmente presenti alla Casa della Memoria nella mostra "Da Cannes a Tarnopol". Disegni di Michelangelo Perghem Gelmi, commenti di Francesco Piero Baggini (23 settembre-30 ottobre).
Figura eclettica, nell'arte e nella vita, grande sportivo, pittore, ingegnere ma anche poeta, viaggiatore e "cittadino del mondo", Michelangelo Perghem operò sempre fuori dagli schemi e dai condizionamenti culturali e politici, tanto nella pittura quanto nelle opere di architettura. Formatosi nel clima del ‘900, Perghem ha saputo interpretare sempre, in maniera originale e libera, le diverse esperienze umane e pittoriche collezionate nella sua vita e i tanti stimoli. A testimoniarlo le geniali caricature degli anni Trenta, lo sport agonistico a livello nazionale, gli studi d'ingegneria, l'Accademia Albertina frequentata sotto la guida di E. Paulucci, i mesi in Provenza all'inizio della guerra di cui rimane traccia nelle splendide tele impressioniste, e ancora l'internamento da ufficiale nel Lager raccontato dai vibranti schizzi a carboncino e dai paesaggi ad acquerello, di grande intensità pur nella loro delicata esecuzione. A seguire, il rientro in patria e l'esperienza torinese, entrambi alla base del passaggio a una tecnica caratterizzata da grosse pennellate di densi impasti che E. Staudacher commenta così: "la sua pittura lascia spazio da un lato alla volumetria del Cezanne e del Picasso cubista e dall'altro alle corpose pennellate vangoghiane". Il successivo, lungo soggiorno argentino darà invece vita a figure, paesaggi e architetture che si snelliscono e puntano all'essenziale; mentre il ritorno in Italia equivarrà ad un cammino verso un mondo inesistente dominato da un occhio aperto su un universo immaginario e poi via via verso "giochi surrealisti di simbolismo magico allegorico ed ironico vicini a Savinio e a Magritte, concepiti nel costante desiderio di reinventare l'assetto convenzionale della realtà" (E. Staudacher) talvolta anche con riletture di figure cardine della storia dell'arte come la Gioconda di Leonardo (in "Lei ed io"), la "Maya desnuda e vestida" di Goya o ancora un celebre nudo di Modigliani disturbato dalla figura invadente del "Collezionista". Infine, di non minore interesse, il grande ciclo di opere dedicate ai suoi vari viaggi – Messico, Cina, Perù e Bolivia – dove c'è "una sorta di minimalismo semantico che ci riporterà alle ragioni prime della sua pittura, cioè alla ricerca delle cose, o se si vuole della vita". (M. Scudiero). Tutta l'opera architettonica e urbanistica con i progetti per le opere pubbliche e private in ambito regionale e internazionale furono donate dalla famiglia nel 1994 al MART (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto) dove vengono raccolte nel Fondo Michelangelo Perghem Gelmi.
Di lui hanno detto: "Michelangelo Perghem Gelmi riesce ad instaurare attraverso le sue opere, immediatamente comunicative, un dialogo con il pubblico importante e determinante per l'uomo considerato nel suo tempo. La sua arte pur essendo rispettosa nei confronti della corrente manierista e barocca si dislega da essa in modo originale e personale seguendo un percorso parallelo ma indubbiamente nuovissimo. La bellezza dell'opera risente del peso della tradizione, dello studio attento degli autori dell'epoca, ma non per questo può definirsi copiativa o completamente al di fuori delle problematiche artistico-culturali e sociali del nostro tempo. A riprova della capacità espressiva dell'autore concorre una sua opera, riproduzione ironica di una composizione del Mantegna, già di per sé di difficile esecuzione. Michelangelo Perghem Gelmi ha una grande conoscenza dell'anatomia del corpo umano, secondo i dettami più antichi e rigorosi, e della prospettiva che gli consente di inquadrare armoniosamente le sue figure nel quadro senza interrompere la struttura geometrica perfetta. Pittura preziosa, l'artista si avvale di una conoscenza notevole nell'uso del colore e di effetti chiaroscurali in cui le forme in primo piano non catturano, nonostante la loro importanza, la totale attenzione del pittore che anzi valorizza con il suo abile pennello lo sfondo ricco di colori e di forme. Di indubbio valore artistico il pittore Perghem Gelmi si impone per il suo preziosismo, per la sua cura dei particolari che si spinge sino ai drappeggi degli abiti delle sue ineccepibilmente realistiche figure". (Milva Vetri)
"Michelangelo Perghem Gelmi rivela un costante impegno nell'applicarsi al suo lavoro grazie al quale riesce a cogliere gli aspetti più importanti del mondo reale per trasmetterli all'osservatore e stabilire con esso un dialogo aperto basato sulla lealtà, sulla ricerca del rimedio opportuno ai mali del vivere che disturbano la quiete dell'individuo sempre alla ricerca di un proprio equilibrio. Dai quadri di Michelangelo è possibile scorgere con grande evidenza la sua eccezionale preparazione tecnica sia nell'uso sistematico del colore che nella realizzazione dello spazio attraverso il disegno. Egli giunge a questa padronanza nell'utilizzo dei colori, sia tramite una grande intuizione sia per una evidente preparazione tecnica che lo portano alla creazione di immagini che vanno a colpire l'occhio per la loro estrema compiutezza e precisione grazie all'uso di effetti chiaroscurali che creano la terza dimensione e quindi l'illusione di uno spazio reale e tangibile. Le sue composizioni presentano un'attenta cura nella resa dei particolari; ma questo studio particolareggiato non si ferma su determinati soggetti, tutto è ottenuto con la stessa cura, la scelta dei soggetti, l'uso del colore, la linea, e quindi anche l'opera appare come una trasposizione imparziale delle proprie sensazioni con le quali non vuole influenzare l'osservatore ma offrirgli la possibilità di una conoscenza maggiore della realtà "( Laura Capellini)
L'appuntamento per il vernissage è fissato per venerdì 16 ottobre 2009 dalle 18.30 alle 22.00.
A curare l'allestimento dell'intera esposizione i galleristi Remo Panacchia e Adriano Chiusuri e il Maestro Elvino Echeoni, direttore artistico de "Il Mondo dell'Arte", che – da anni – propone nella sede espositiva di Via Margutta artisti professionisti, Maestri che hanno portato l'arte italiana nel mondo.
Galleria Il Mondo dell'Arte "Palazzo Margutta" – Via Margutta, 55 Roma
Vernissage cocktail venerdì 16 ottobre 2009, ore 18.30 – 22.00.
La mostra si protrarrà fino al 23 ottobre 2009: dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 (chiuso domenica tutto il giorno e lunedì mattina).