La prima edizione del Golden Gala risale all’estate del 1980, quando a Primo Nebiolo venne l’idea di mettere a confronto i grandi assenti dalla storica Olimpiade boicottata di Mosca con i “mezzi” campioni uscenti da quella stessa Olimpiade. Attualmente, il Golden Gala fa parte della Golden League, un circuito comprendente 6 meeting europei che si svolgono, oltre che a Roma, nelle città di Oslo, Zurigo, Bruxelles, Berlino e Parigi.
Come ha precisato Franco Arese, presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera, anche quest’anno, nonostante il difficile momento economico che ne ha limitato il budget a disposizione, il meeting romano ha potuto ospitare nomi eccellenti nel panorama sportivo mondiale, basti ricordare il velocista giamaicano Asafa Powell e la saltatrice con l’asta russa Yelena Isinbayeva.
Complessivamente, nel novero dei partecipanti figuravano 27 atleti saliti sul podio a Pechino, e tra questi 10 medaglie d’oro. Giusta rinuncia del Comitato Organizzatore alla presenza “a tutti i costi” del giamaicano Usain Bolt, per il quale erano stati richiesti ben 250000 dollari.
E questa importante rappresentanza è arrivata proprio nel momento in cui serviva un segnale forte, dopo la recente (Berlino, 16 giugno 2009) iscrizione del meeting di Roma nel prestigioso olimpo della Diamond League, il circuito creato dalla IAAF, Federazione Internazionale di Atletica Leggera, che dal 2010 sostituirà quello dell’attuale Golden League. Questa “promozione” del meeting di Roma, ne consentirà lo spostamento della data di svolgimento ai primi di giugno, in un periodo maggiormente favorito dal punto di vista climatico, e soprattutto la possibilità di evitare il venerdì, un giorno tradizionalmente problematico dal punto di vista dell’organizzazione degli eventi in città. Tra gli obiettivi principali, favorire il coinvolgimento e la partecipazione delle scuole e dei ragazzi della capitale e della sua vasta provincia.
A differenza della Golden League, la Diamond League varcherà i confini europei. Al momento, comprende in calendario già più di 10 meeting internazionali che si terranno in giro per il mondo, passando da Londra a New York, da Pechino a Stoccolma e, come detto, Roma. Le discipline sportive ospitate da ogni meeting saranno 16, assegnate con il criterio della rotazione. Inizialmente solo il meeting di Londra, unico la cui durata sarà di due giorni, ospiterà tutti i 32 sport previsti. Il criterio del jackpot adottato dalla Golden League verrà sostituito da un montepremi di circa 330000 euro (416000 dollari) per ogni meeting. In base ai punti guadagnati in ogni competizione, l’atleta in vetta alla graduatoria finale sarà premiato con un diamante di quattro carati, del valore approssimativo di 63000 euro.
Gli obiettivi principali della IAAF, oltre che garantire continuità di presenza dei grandi campioni, sono la promozione dell’atletica che conta anche fuori dell’Europa e l’ottimizzazione dei budget investiti nelle varie manifestazioni. A tal fine, la partecipazione ai meeting degli atleti ed i loro compensi come testimonial saranno formalizzati all’interno di contratti ad hoc.
Prima del Golden Gala, sei atleti erano ancora in lizza per vincere lo strepitoso jackpot di un milione di dollari, riservato a chi riuscisse a vincere la propria disciplina in tutte e sei i meeting del circuito, di cui Roma è stata solamente la terza tappa. Si trattava della giamaicana Kerron Stewart (100 metri), la statunitense Sanya Richards (400 metri), la russa Isinbayeva (salto con l’asta), l’etiope Kenenisa Bekele (5000 metri), il finlandese Tero Pitkämäki (lancio del giavellotto) e la statunitense Damu Cherry (100 metri ostacoli), unica quest’ultima ad aver dovuto rinunciare.
Ora che il sipario è calato sul meeting, rimangono in corsa ancora quattro atleti. La Stewart (10″75), la Richards (49″47), con la sua 35esima prestazione sotto i 50″, la Isinbayeva (4mt85), migliore prestazione stagionale e infine, unico tra gli uomini, lo strepitoso mezzofondista Bekele (12’56″23), migliore risultato mondiale della stagione. Nonostante la sua buona prova, Pitkämäki (83mt68) non è invece più in corsa, battuto dal norvegese Thorkildsen con 87mt46.
Le stelle del Golden Gala hanno ricevuto ovazioni di applausi dal pubblico, che ha vissuto con attenzione i momenti clou delle competizioni che le vedevano coinvolte. Come nella gara del salto in alto femminile, dove la primatista mondiale Isinbayeva ha vinto senza problemi su due connazionali, volando con l’asta fino a superare la quota di 4,85 metri. Sebbene lontana dal suo primato di 5,05, la bella russa ha rispettato le attese lasciando “sotto” le rivali senza troppi problemi. Deludente la prova della nostra Anna Giordano Bruno, terminata al 10° posto, con una misura di 4,26 metri, ben lontana dal suo primato personale di 4,45.
Nella più classica delle gare veloci, la 100 metri uomini, si sono affrontati il giamaicano Asafa Powell (reduce non completamente recuperato da un incidente alla caviglia) e lo statunitense Tyson Gay, in una gara che ha visto prevalere nettamente quest’ultimo con il tempo incredibile di 9″77, a soli 8 centesimi di secondo dal primato del mondo del grande assente Bolt e 11 centesimi più veloce dell’avversario diretto; ottimo biglietto da visita per i prossimi mondiali di Berlino che si svolgeranno tra il 15 e il 23 agosto.
In poco più di tre ore, sul tartan dello stadio Olimpico si sono confrontati atleti provenienti da tutto il mondo. Anche se non sono stati battuti record mondiali, parecchi primati del Golden Gala sono stati migliorati, a riprova del fatto che la manifestazione non è stata snobbata dagli atleti. E all’interno di questa bella festa, poco importa che l’Italia abbia vinto una sola competizione, quella del salto in alto femminile, con la bravissima Antonietta Di Martino. Il suo miglior risultato stagionale di 2 metri netti le ha consentito di avere la meglio sulla sua rivale più temibile, la croata Blanka Vlasic ferma a 1,97. Giusta e pienamente meritata la soddisfazione dell’italiana che, raggiante di felicità, ha tributato al pubblico un giro di campo.
La presenza di spettatori non è stata paragonabile a quella delle grandi occasioni calcistiche, le curve dove durante il campionato impazza il tifo più scatenato sono state lasciate semivuote, appositamente dedicate ad accogliere immense bandiere con sopra i volti degli atleti più famosi. Ma quando, verso la conclusione della manifestazione, il pubblico ha finalmente iniziato a lasciarsi andare, il passaggio della ola da una zona distinti alla successiva ha simbolicamente coinvolto nella festa anche gli atleti.
Ormai giunto alla 29esima edizione, ancora una volta si è avuta la conferma che il Golden Gala per i romani non rappresenta solamente un meeting agonistico ma anche e soprattutto una festa dello sport, una serata per famiglie, l’occasione giusta per avvicinare bambini e ragazzi alla realtà dell’atletica, troppo spesso offuscata dalla invadenza degli sport più sponsorizzati. È il contesto migliore per conoscere sport come il lancio del giavellotto, il salto in lungo, il salto con l’asta, il mezzofondo, discipline che si esauriscono nello sforzo dei pochi secondi o minuti della gara vera e propria, ma che sono frutto di allenamenti assidui e costanti, di rinunce e rigorose attenzioni. Insomma, un palcoscenico importante per tutti quei giovani che si avvicinano allo sport in modo naturale, dove vittoria e sconfitta si alternano in base all’impegno, ma anche alla fortuna, proprio come avviene (o dovrebbe avvenire) nella vita di tutti i giorni.
Prima del Golden Gala, sei atleti erano ancora in lizza per vincere lo strepitoso jackpot di un milione di dollari, riservato a chi riuscisse a vincere la propria disciplina in tutte e sei i meeting del circuito, di cui Roma è stata solamente la terza tappa. Si trattava della giamaicana Kerron Stewart (100 metri), la statunitense Sanya Richards (400 metri), la russa Isinbayeva (salto con l’asta), l’etiope Kenenisa Bekele (5000 metri), il finlandese Tero Pitkämäki (lancio del giavellotto) e la statunitense Damu Cherry (100 metri ostacoli), unica quest’ultima ad aver dovuto rinunciare.
Ora che il sipario è calato sul meeting, rimangono in corsa ancora quattro atleti. La Stewart (10″75), la Richards (49″47), con la sua 35esima prestazione sotto i 50″, la Isinbayeva (4mt85), migliore prestazione stagionale e infine, unico tra gli uomini, lo strepitoso mezzofondista Bekele (12’56″23), migliore risultato mondiale della stagione. Nonostante la sua buona prova, Pitkämäki (83mt68) non è invece più in corsa, battuto dal norvegese Thorkildsen con 87mt46.
Le stelle del Golden Gala hanno ricevuto ovazioni di applausi dal pubblico, che ha vissuto con attenzione i momenti clou delle competizioni che le vedevano coinvolte. Come nella gara del salto in alto femminile, dove la primatista mondiale Isinbayeva ha vinto senza problemi su due connazionali, volando con l’asta fino a superare la quota di 4,85 metri. Sebbene lontana dal suo primato di 5,05, la bella russa ha rispettato le attese lasciando “sotto” le rivali senza troppi problemi. Deludente la prova della nostra Anna Giordano Bruno, terminata al 10° posto, con una misura di 4,26 metri, ben lontana dal suo primato personale di 4,45.
Nella più classica delle gare veloci, la 100 metri uomini, si sono affrontati il giamaicano Asafa Powell (reduce non completamente recuperato da un incidente alla caviglia) e lo statunitense Tyson Gay, in una gara che ha visto prevalere nettamente quest’ultimo con il tempo incredibile di 9″77, a soli 8 centesimi di secondo dal primato del mondo del grande assente Bolt e 11 centesimi più veloce dell’avversario diretto; ottimo biglietto da visita per i prossimi mondiali di Berlino che si svolgeranno tra il 15 e il 23 agosto.
In poco più di tre ore, sul tartan dello stadio Olimpico si sono confrontati atleti provenienti da tutto il mondo. Anche se non sono stati battuti record mondiali, parecchi primati del Golden Gala sono stati migliorati, a riprova del fatto che la manifestazione non è stata snobbata dagli atleti. E all’interno di questa bella festa, poco importa che l’Italia abbia vinto una sola competizione, quella del salto in alto femminile, con la bravissima Antonietta Di Martino. Il suo miglior risultato stagionale di 2 metri netti le ha consentito di avere la meglio sulla sua rivale più temibile, la croata Blanka Vlasic ferma a 1,97. Giusta e pienamente meritata la soddisfazione dell’italiana che, raggiante di felicità, ha tributato al pubblico un giro di campo.
La presenza di spettatori non è stata paragonabile a quella delle grandi occasioni calcistiche, le curve dove durante il campionato impazza il tifo più scatenato sono state lasciate semivuote, appositamente dedicate ad accogliere immense bandiere con sopra i volti degli atleti più famosi. Ma quando, verso la conclusione della manifestazione, il pubblico ha finalmente iniziato a lasciarsi andare, il passaggio della ola da una zona distinti alla successiva ha simbolicamente coinvolto nella festa anche gli atleti.
Ormai giunto alla 29esima edizione, ancora una volta si è avuta la conferma che il Golden Gala per i romani non rappresenta solamente un meeting agonistico ma anche e soprattutto una festa dello sport, una serata per famiglie, l’occasione giusta per avvicinare bambini e ragazzi alla realtà dell’atletica, troppo spesso offuscata dalla invadenza degli sport più sponsorizzati. È il contesto migliore per conoscere sport come il lancio del giavellotto, il salto in lungo, il salto con l’asta, il mezzofondo, discipline che si esauriscono nello sforzo dei pochi secondi o minuti della gara vera e propria, ma che sono frutto di allenamenti assidui e costanti, di rinunce e rigorose attenzioni. Insomma, un palcoscenico importante per tutti quei giovani che si avvicinano allo sport in modo naturale, dove vittoria e sconfitta si alternano in base all’impegno, ma anche alla fortuna, proprio come avviene (o dovrebbe avvenire) nella vita di tutti i giorni.
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