Stati d’animo diversi, dei quali l’atteggiamento dei tecnici è una manifestazione. La Lazio va forte ma segna pochino, ed allora Reja se la gioca con una trequarti di quelle toste (Zarate-Hernanes-Sculli) a sostegno dell’unica punta Floccari. Cosmi, magari non si preoccupa delle rifiniture, ma cerca di tappare qua e la le numerose falle nell’edificio rosanero. Si passa alla difesa a tre, con la protezione di un centrocampo molto folto, a Hernandez e Pastore il compito di offendere. A parte il fatto che un nuovo sistema di gioco ha il giusto tempo di metabolizzazione, il problema del Palermo è soprattutto mentale. Evidente il panico misto ad arrendevolezza che pervade la difesa rosanero, anche di fronte alla giocata più semplice dei capitolini. Esempio lampante, il primo gol: verticalizzazione di Ledesma, difensori incerti se fare o meno il fuorigioco (Munoz decide per il no), Sculli ringrazia e segna il primo gol in biancoceleste. Situazione identica sulla seconda rete: lancio di Ledesma, uscita maldestra di Sirigu, e colpo di testa vincente ancora di Sculli. Giustificazione, non parziale: il replay evidenzia il fuorigioco del marcatore. Dopo una partenza del genere, la Lazio amministra, non disdegnando di farsi comunque vedere dalla parti di Sirigu, efficace nella respinta su botta di Hernanes. Il Palermo dal canto suo fa vedere qualcosa solo quando attacca. Ad esempio Balzaretti, almeno lui, il duello con Scaloni lo vince, proponendo qualche bel cross. Su uno di questi, Hernandez manca una deviazione ravvicinata non impossibile. La migliore chance è sulla testa di Pastore, che gira su azione da corner testando i buoni riflessi di Muslera. Ripresa in cui la noia è inversamente proporzionale al ritmo: notevole la prima, bassissimo il secondo. Da segnalare tra le cose più ‘interessanti’ la reazione allergica di Sculli, sembra alla vernice copri terra data sul campo (moda censurabile), una punizione di Ledesma neutralizzata da Sirigu, un colpo di testa a colpo sicuro di Stendardo che manca di poco il bersaglio. Da parte Palermo, l’ingresso di un fedelissimo di Cosmi come Liverani, improduttivo di effetti, e qualche proposizione discreta a destra di Cassani, i cui cross però non vengono mai seguiti da chi di dovere. Il tutto con sullo sfondo un tranquillo possesso palla della Lazio, che fa passare il tempo pensando al derby.
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