“Allora eri tu l’Uomo della Pioggia.”
Tale frase perentoria la dice Charlie Babbit rivolto a suo fratello Raymond. C’è un particolare, neppure troppo piccolo, il fratello è affetto da autismo. Sempre questa frase ci fornisce un indizio lampante che ci dovrebbe far risalire al contesto, ai personaggi. Si sta parlando del fortunato film del 1988 diretto da Barry Levinson, “Rain Man – L’uomo della pioggia”. I due protagonisti sono Tom Cruise, nella parte di Charlie, e Dustin Hoffman in quella del fratello Raymond. Grande interpretazione dei due attori e film riuscito sotto tutti i punti di vista, anche perché ci parla della Sindrome di Kanner, meglio conosciuta come autismo, non molto citata in pellicole precedenti, o in opere comunque radicate nella cultura popolare. Tuttavia, questo film ci conduce nel mondo di Raymond, tra le sue emozioni e modi di vivere la quotidianità e concepire la vita.
Ma cos’è l’autismo? La comunità scientifica internazionale lo definisce un serio disturbo che interessa la funzione celebrale, portando ad una netta diminuzione della comunicazione e, quindi, dell’integrazione nella società. La gravità dell’autismo varia da individuo ad individuo, con un miglioramento comunque presente con l’avanzare dell’età. Ciò, però, è da mettere sempre in relazione con l’entità stessa del disturbo mentale, se vi è linguaggio verbale e, soprattutto, se sono stati somministrati in età precoce farmaci che si sono rivelati essere efficaci. Costituiscono fattori di rischio, possibili anomalie genetiche e metaboliche e, magari, pregressi episodi familiari di autismo.
Risulta evidente, perciò, quanto sia importante discutere di tutto ciò, anche perché si tratta di una patologia che interessa purtroppo tanti nuovi nati ogni anno e condiziona, com’è ovvio che sia, pesantemente la vita delle famiglie. Ecco allora che l’ideale sarebbe quello di sensibilizzare l’intera cittadinanza sull’autismo. Le manifestazioni sportive, e gli esempi sono veramente molti, aiutano in questo, in quanto si associa la competizione con la sensibilizzazione nei riguardi di un particolare tema. “Run for Autism 2012” è l’iniziativa che vuole proprio utilizzare la gara sportiva come un mezzo per sensibilizzare le persone. Si tratta della prima edizione, che si svolgerà l’8 di dicembre, presso lo Stadio di Atletica Leggera, Paolo Rosi in via dei Campi Sportivi 7 (Acquacetosa). Tale evento rappresenta il momento finale del Progetto Filippide 2012, che si svolgerà nella Capitale dal 6 all’8 dicembre, organizzato dalla omonima associazione benemerita del Comitato italiano para-olimpico.
Il Progetto Filippide è l’unica realtà organizzata esistente, che si occupa di agevolare l’integrazione e la socializzazione dei giovani affetti da autismo, proprio grazie alla pratica quotidiana di allenamenti sportivi e la partecipazione alle gare podistiche nazionali ed internazionali.
“Run for Autism 2012” è strutturata in una corsa competitiva di 5 km ed un’altra, stavolta non competitiva, di 2 km, interamente su strada asfaltata. Il costo di iscrizione è di 10 euro, mentre è gratuita per i minori di 16 anni. Tutti i partecipanti iscritti riceveranno in omaggio un pacco gara offerto dai marchi sostenitori. Tutti i proventi saranno destinati alla copertura delle spese di organizzazione ed al finanziamento della ricerca medico-scientifica sull’autismo. Le iscrizioni per la gara competitiva si effettuano fino alle ore 19 del 4 dicembre. Il ritiro dei pettorali, invece, è fissato per il 7 dicembre, con orario continuato dalle 10 alle 19 presso LBM SPORT, Via Tuscolana 187/A. Il ritrovo per la gara è alle ore 8, presso lo Stadio Paolo Rosi, mentre l’inizio delle competizioni è fissato per le 10.
Per conoscere le modalità di iscrizione, per ottenere informazioni sul percorso e notizie sul Progetto Filippide, occorre visitare il sito dell’evento.
“Sapete perché la gente ama lo sport? Perché nello sport c’è giustizia. Perché nello sport, prima o poi, trionfa la giustizia. Perché nello sport, prima o poi, i conti tornano, arrivano i nostri, vincono i buoni.” Un’affermazione, questa, del giornalista sportivo Marco Pastonesi. In effetti, a pensarci bene, o almeno in questo caso, è proprio così…