ROMA – CAGLIARI 3-0
Anche se dovesse durare lo spazio di poche ore (tutto dipenderà da Lazio e Napoli), respirare l’aria del secondo posto non potrà che fare bene alla Roma. Dà il senso della rimonta in via di compimento, aiuta psicologicamente. Gli uomini di Ranieri non giocano un grande calcio: compattezza, non brillantezza, ma arriva un netto 3-0 al Cagliari frutto di quantità e- vedere splendido 3-0 di Menez – qualità. Cagliari penalizzato oltre i propri demeriti: la squadra di Donadoni gioca una partita dignitosa, ma po’ troppo platonica, finendo poi per inchinarsi ai propri errori. Dicevamo dell’atteggiamento iniziale della Roma, accompagnato da un dilemma. Ranieri più umile o concreto? Il tecnico, come accaduto nel derby, qualche sorpresa la riserva. Nella fattispecie un 4-4-2 che prevede Totti e Borriello di punta, ma non contempla Vucinic e Menez. Un centrocampo solido, segno di grande rispetto per gli avversari o forse, chissà, di non totale fiducia nella tenuta difensiva dei suoi. Pensieri di cui è sgombra la mente di Donadoni, che opta per Nenè al posto di Matri, ma lascia invariato un modulo a due punte: Cossu è libero di svariare sulla trequarti, consueta regia di sostanza affidata a Conti. La rete di Totti su calcio di rigore (ben tirato, legnata sotto la traversa) per una trattenuta di Canini su De Rossi, fa da spartiacque al primo tempo. La fase iniziale è interpretata meglio dal Cagliari: in particolare, le continue discese di Agostini e Pisano creano patemi alla retroguardia giallorossa. Altro episodio, una grande parata di Julio Sergio su conclusione di Cossu. Dopo il gol invece, un po’ meglio la Roma, invitata a distendere la manovra dai maggiori spazi a disposizione. La migliore occasione per il raddoppio è sul sinistro di Borriello, ma Agazzi è reattivo. Da segnalare anche la preziosa opera di cucitura tra i reparti di De Rossi, abile in un salvataggio difensivo su Acquafresca. Nella ripresa, buoni venti minuti del Cagliari. La Roma non sale più, subendo la pressione dei sardi. Non ci sono grosse occasioni, perché De Rossi è schermo efficace, mentre Mexes le prende tutte, e non solo nel gioco aereo. L’entrata di Menez e Vucinic, come accaduto con la Lazio, coincide con la svolta. I due si esaltano negli spazi, anche se va detto la semplificazione del lavoro la offre Agazzi: appena dopo il loro ingresso, il portiere è a dir poco incerto su un colpo di testa di Juan, consegnando a Perrotta la palla del facile raddoppio. Monumento all’incostanza per l’estremo difensore, che aveva appena tolto dall’incrocio dei pali una sassata di De Rossi. Sul doppio vantaggio, tutto in discesa per la Roma, tutto in discesa per Menez, che lanciato da Vucinic, elude con una doppia finta Agazzi e stampa il tabellino.