Ci siamo! I tanto bramati Mondiali di Calcio 2010 sono arrivati. Dopo quattro anni di attesa ed entusiasmo quasi continuo dall’ultimo fantastico trofeo dell’Italia, torna l’evento calcistico più importante della Terra. Ed in quest’intrepida attesa tutti gli appassionati si stanno preparando con televisori giganti, videoproiettori casalinghi, bandiere enormi. I più scaramantici hanno tirato fuori dal cassetto la stessa bandiera del 2006 e l’hanno già esposta fuori dalla finestra. Locali e bar si stanno attrezzando con grandi schermi per accogliere i tifosi che amano vivere le emozioni in gruppo, invece che chiusi in casa. Persino aziende ed uffici hanno allestito sale apposite per permettere ai dipendenti di seguire le partite pomeridiane della nostra amatissima nazionale.
Al solito le polemiche non mancano, da quelle degli “espertoni” che, con fare da intenditore, criticano le scelte del CT e pronosticano risultati fino alla finale, a quelle degli “snobboni” che, con fare sprezzante, giudicano il tifo calcistico un’inutile e sciocca perdita di tempo e dichiarano che si rifiuteranno di seguire anche un solo minuto del Mondiale. Tutto contribuisce ad accrescere la curiosità e l’interesse per questo evento comunque, che lo so voglia o meno, così importante ed allo stesso tempo così festoso.
Eppure questi Mondiali, pur essendo e dovendo rimanere un evento spensierato, gioioso, divertente, coinvolgente, giocoso, insomma sportivo, assumono anche un significato simbolico importante per tutta l’umanità, grazie alla nazione speciale in cui si svolgono: la Repubblica del Sud Africa, la cosiddetta Nazione Arcobaleno, simbolo della lotta al razzismo, all’odio e al pregiudizio da quando, negli anni novanta, è stato abolito l’apartheid. Ancora oggi è uno Stato che lotta per la sua stessa emancipazione, alternando esempi di altissima civiltà con tristi fatti di violenza, con cui si tenta di ritrascinare nel baratro una parte della popolazione a favore del potere di pochi.
L’uomo simbolo di questa battaglia ancora aperta (e che anzi sembra aprirsi sempre più in diverse parti del mondo con diverse accezioni) è naturalmente Nelson Mandela, Nobel per la pace nel 1993. Dopo tanti anni di carcere duro, dopo i pochi ma importantissimi anni di governo, quest’eroe della libertà è afflitto da problemi di salute che lo rendono ogni anno più debole nel fisico. Per questo non è certa la sua presenza alla Ceromonia Ufficiale di apertura dei Mondiali di Calcio 2010, che si terrà venerdì 11 giugno allo stadio di Soccer City di Johannesburg. Anche questo stadio è un simbolo importante nel contesto sudafricano: ha la forma di un Calabash, un recipiente tipico africano utilizzato in cucina, rappresenta la nuova nazione che poggia sulla vecchia, perchè è stato eretto sui resti di quello precedente, dei tempi dell’apartheid ed è il luogo dove Nelson Mandela fece il suo primo discorso a Johannesburg dopo la sua liberazione.
In questa emozionante e fremente atmosfera si apriranno i Mondiali, con la canzone di Shakira inno ufficiale del grande evento Waka Waka (This time for Africa), con la canzone ufficiale delle promozioni di David Bisbal e K’naan, cantante di origine somala, in più lingue Waving Flag, con il leopardo Zakumi mascotte ufficiale della Coppa del Mondo e con la partita inaugurale Sud Africa – Messico. E speriamo anche con la benedizione del grande Nelson Mandela alla sua squadra, come avvenne per i Mondiali di Rugby nel 1995.
Ci si aspetta molto da questa manifestazione internazionale, anche e soprattutto di riuscire a conoscere e capire di più il continente cui appartiene la nazione ospitante, di portare speranza di pace e, soprattutto, di accendere l’attenzione di tutti noi ai grandi problemi che lo affliggono e che si devono risolvere insieme. Molti eventi solidali, molte richieste di aiuti umanitari e grande diffusione di notizie sono stati progettati ed organizzati per l’occasione e saranno una presenza costante (ed importante) in tutto il mese dei Mondiali. Nessuno deve tirarsi indietro di fronte ai drammi che l’Africa affronta ogni giorno e questa sarà un’occasione, da non perdere, per assumerci le nostre responsabilità.