Al solito le polemiche non mancano, da quelle degli “espertoni” che, con fare da intenditore, criticano le scelte del CT e pronosticano risultati fino alla finale, a quelle degli “snobboni” che, con fare sprezzante, giudicano il tifo calcistico un’inutile e sciocca perdita di tempo e dichiarano che si rifiuteranno di seguire anche un solo minuto del Mondiale. Tutto contribuisce ad accrescere la curiosità e l’interesse per questo evento comunque, che lo so voglia o meno, così importante ed allo stesso tempo così festoso.
L’uomo simbolo di questa battaglia ancora aperta (e che anzi sembra aprirsi sempre più in diverse parti del mondo con diverse accezioni) è naturalmente Nelson Mandela, Nobel per la pace nel 1993. Dopo tanti anni di carcere duro, dopo i pochi ma importantissimi anni di governo, quest’eroe della libertà è afflitto da problemi di salute che lo rendono ogni anno più debole nel fisico. Per questo non è certa la sua presenza alla Ceromonia Ufficiale di apertura dei Mondiali di Calcio 2010, che si terrà venerdì 11 giugno allo stadio di Soccer City di Johannesburg. Anche questo stadio è un simbolo importante nel contesto sudafricano: ha la forma di un Calabash, un recipiente tipico africano utilizzato in cucina, rappresenta la nuova nazione che poggia sulla vecchia, perchè è stato eretto sui resti di quello precedente, dei tempi dell’apartheid ed è il luogo dove Nelson Mandela fece il suo primo discorso a Johannesburg dopo la sua liberazione.
Ci si aspetta molto da questa manifestazione internazionale, anche e soprattutto di riuscire a conoscere e capire di più il continente cui appartiene la nazione ospitante, di portare speranza di pace e, soprattutto, di accendere l’attenzione di tutti noi ai grandi problemi che lo affliggono e che si devono risolvere insieme. Molti eventi solidali, molte richieste di aiuti umanitari e grande diffusione di notizie sono stati progettati ed organizzati per l’occasione e saranno una presenza costante (ed importante) in tutto il mese dei Mondiali. Nessuno deve tirarsi indietro di fronte ai drammi che l’Africa affronta ogni giorno e questa sarà un’occasione, da non perdere, per assumerci le nostre responsabilità.