Un’altra giornata di campionato è passata. Lazio – Inter, l’ultimo incontro ritenuto a rischio per i nerazzurri sulla strada che porta al titolo, è finito come gran parte dei laziali speravano e tutti i giallorossi temevano. Duramente contestato l’atteggiamento dei tifosi laziali, colpevoli di aver incitato la squadra avversaria, festeggiandone la vittoria. Ma siamo sicuri che chi ha scagliato pietre sia senza peccato?
Premesso che da laziale non riesco a tifare contro la mia squadra, nell’occasione avrei preferito starmene a casa e lasciare più spazio ai veri tifosi dell’Inter. A questo mondo però non siamo tutti uguali e ogni tifoso ha una storia a sé nel percepire il proprio rapporto con la sua squadra e gli avversari. Altrettanto vero è che l’Inter è ritenuta dai laziali una società amica, mentre la Roma è il nemico per eccellenza. Sommando le due cose, l’intero stadio ha tifato per una sola squadra, in un clima invero surreale che, a mio avviso, ha finito con il condizionare la Lazio ben oltre i propri desideri. L’esultanza laziale ai gol dell’Inter, che a mio avviso avrebbe vinto anche contro una Lazio al massimo delle sue possibilità, ha scatenato polemiche a non finire e attacchi feroci da parte di dirigenti e tifosi giallorossi. Ammettendo pure che nell’occasione i cugini abbiano buoni motivi per essere infuriati, possono dire di non aver mai fatto altrettanto? E ancora, non è forse vero che i tifosi biancocelesti hanno subito le “angherie” dei cugini che, con Totti e De Rossi in testa, hanno a più riprese tifato per la retrocessione della Lazio, desiderio espresso con quel pollice verso tanto contestato? Dopo il derby di ritorno, quello del reiterato pollice verso, i tifosi giallorossi e il loro capitano hanno giustificato l’accaduto dicendo che chi non conosce la rivalità tra le due squadre romane non può capire e che, a parti invertite, i biancocelesti avrebbero fatto altrettanto, se non peggio. Mi viene logico pensare che, in questo clima, quanto accaduto in Lazio-Inter sia una coda di quel derby avvelenato. La partita dell’Olimpico ha rappresentato, per la Curva Nord, il momento dell’inversione delle parti, con la Roma a “soffrire” e i tifosi biancocelesti a gongolare. Peccato che i cugini disconoscano oggi la regola post derby, sostenendo che i tifosi laziali dovrebbero vergognarsi di quanto accaduto. Il motivo della vergogna? Mai i giallorossi avrebbero tenuto un atteggiamento simile in campo e sugli spalti. Come si diceva prima, chi è senza peccato scagli la prima pietra… Io credo che a Roma nessuno possa scagliare nulla. La storia passata di entrambe le squadre e annesse tifoserie dimostra che non è così: sia i biancocelesti che i giallorossi, nell’impossibilità di vincere, hanno gioito della sconfitta dell’avversario. Probabilmente non è un bel modo di vivere lo sport, ma Roma calcistica lo vive così. Non ci sono santi e peccatori, solo ruoli che si scambiano, in un moto perpetuo in cui le squadre romane consumano energie non per diventare vincenti, ma per una supremazia di quartiere che, alla fine dei conti, non le eleva mai ai livelli calcistici che la capitale meriterebbe.
Avanti Lazio.