La Roma esce a bottino pieno dall’insidia derby. Il risultato è notevole date le numerose avversità nascoste nella stracittadina romana. Aveva ragione Ranieri a temere la Lazio. Da sempre l’outsider compie delle sorprese. In più, il Mister testaccino, aveva già percepito la grande tensione che pian piano cresceva nelle testa dei suoi giocatori durante la settimana che avrebbe portato al derby. Ed infatti la Roma è scesa in campo cinquanta minuti dopo il fischio d’inizio. Un primo tempo indecoroso sotto ogni punto di vista. La squadra giallorossa non è riuscita a giocare un solo pallone. Solo lanci lunghi dalla difesa verso il nulla. Ammassati al centro, le tre punte si calpestavano i piedi. In più, senza allargarsi sulla fascia e senza tornare non davano punti di riferimento ai centrocampisti, rendendo loro più arduo il compito di fare filtro alla difesa. Ci sono voluti il gol della Lazio sull’unico vero tiro in porta dei biancocelesti nel primo tempo e la parata di Julio Sergio sul rigore tirato da Floccari all’inizio del secondo per svegliare i Lupi.
Quant’è vero che il successo spesso dipende da un episodio. In questo caso è stato proprio il rigore fallito dall’attaccante biancoceleste a far cambiare la partita. Se avesse segnato, la Lazio sarebbe andata sul due a zero e con molta probabilità sarebbe finita così o addirittura con uno score finale molto più pesante.
Ed invece Julio Sergio ci ha messo lo zampino parando di piede il tiro mal calibrato di Floccari. E’ stato uno scossone psicologico importante. Come la scelta coraggiosa di Ranieri di togliere dalla contesa i simboli del calcio giallorosso: i romani e romanisti – di nascita, di fede e di ingaggio – Totti e De Rossi. In un colpo solo i due capitani, presente e futuro, fuori dai giochi. Troppo nervosi agli occhi del Mister che li vedeva non in grado di fare ciò che di solito svolgono con classe ed efficacia.
Mai decisione fu più azzeccata, ma non oso immaginare cosa sarebbe successo se la Roma non avesse vinto. Taddei e Menèz, subentrati ai due massimi esponenti del calcio capitolino, riescono da subito ad imprimere nuova verve alla squadra. I loro movimenti favoriscono i compagni che finalmente riescono a imbastire trame di gioco fino ad allora inesistenti. Ed è proprio Taddei, con guizzo brasiliano, a procurarsi il calcio di rigore con il quale Vucinic porta il risultato in parità. E sarà invece lo sprint francese di Menèz a garantire alla Roma un calcio di punizione centrale, poco fuori l’area laziale. Riise si prepara, ma sarà Vucinic a tirare una sassata che, complice Brocchi che si sgancia incredibilmente dalla barriera, va ad infilarsi nella porta alle spalle dell’incolpevole Muslera. E’ il delirio giallorosso. La Roma con due tiri in porta si riprende il primo posto in classifica, vince il derby e lascia la Lazio nei bassifondi del campionato. Forse, se la situazione laziale non fosse stata così compromessa, Radu non avrebbe compiuto il gestaccio antisportivo di sgambettare Perrotta mentre andava a festeggiare sotto la curva sud. Non ce n’era bisogno. Gli animi sugli spalti erano già ampiamenti agitati che la quasi rissa in campo andava evitata. Solita figuraccia del calcio romano. Le inutili ipocrisie sul gesto del “pollice verso” fatto dal Capitano verso la propria curva non faranno altro che alimentare ulteriori polemiche. Di contro il Capitano, forte dei rimproveri dell’andata, avrebbe potuto risparmiarsi di mostrare non uno ma due pollici. Risultato, ennesima figuraccia in campo nazionale e internazionale per gli scontri in campo, sugli spalti e fuori dallo stadio.
Ora mancano solo quattro partite da giocare. Quattro incontri da affrontare come quattro finali senza appello. Questa, infatti, sarà un’altra settimana decisiva per le due contendenti al titolo. La Roma affronterà mercoledì l’Udinese per l’accesso alla finale di Coppa Italia. Mentre domenica la aspetta la Sampdoria, lanciatissima verso la conquista del quarto posto in campionato. Forse l’ultimo vero ostacolo rappresentato da una squadra con un obiettivo da raggiungere. Di buono sarà giocare ancora una volta conoscendo il risultato dell’Inter che sabato ospiterà l’Atalanta. Atalanta motivata dalla ricerca della salvezza, quindi un incontro da non sottovalutare per gli uomini di Mou, che avranno nelle gambe anche il difficile incontro di martedì sera, in Champions, contro il Barcellona di Messi. La domenica successiva, ironia della sorte, potrebbe essere proprio la Lazio a decidere i destini dello scudetto dato che nulla potrà “regalare” ai neroazzurri di Moratti. Non credo che rovinare la festa ai tifosi giallorossi possa giustificare il rischio di retrocedere. Agli amici cugini biancocelesti non possiamo che dirgli di non prendersela più di tanto. Le cose vanno come devono andare. Ma se proprio non riuscissero a digerire questa disfatta possono sempre bersi un “Montenegr….ino”, offre Vucinic.