Il 2009 volge al termine e non lo si può certo definire un anno brillante per la formazione biancoceleste. Da gennaio a maggio, nel girone di ritorno dello scorso campionato, la Lazio ha conquistato solo 19 punti in 19 partite, finendo la stagione al 10° posto. A mitigare la delusione per un campionato davvero deludente, conclusosi con l’addio a Delio Rossi, pochi ma significativi eventi: l’esplosione del talentuoso Zarate e del sorprendente Lichsteiner, la rinascita di Muslera, la brillante vittoria nel derby di ritorno e la conquista della quinta Coppa Italia, con conseguente qualificazione alla fase a gironi della nuova Europa League. Di fatto la vittoria in Coppa Italia avrebbe potuto essere la base da cui partire con un nuovo progetto tecnico, affidato dal presidente Lotito al tecnico ravennate Davide Ballardini.
La campagna acquisti però non ha rafforzato l’organico, numericamente sovrabbondante per il ritorno dei tanti giocatori dati in prestito ma tecnicamente indebolito dalla rinuncia ai dissidenti Ledesma e Pandev. Nonostante ciò la Lazio ha avuto un buon inizio: la sofferta quanto fortunosa conquista della Supercoppa Italiana a Pechino e due vittorie in altrettante gare di campionato, sembravano il prologo di una stagione brillante. Purtroppo non è stato così, l’illusione di poter disputare un campionato di buon livello è durata davvero poco: in campionato, nelle quindici partite successive alla vittoria col Chievo del 30 agosto, la Lazio ha ottenuto una sola vittoria, 7 pareggi e 7 sconfitte. La classifica degli uomini di Ballardini è da incubo: 16 punti in 17 partite, quartultimo posto in compagnia del Bologna. Anche in Europa League le cose non sono andate meglio: fuori al primo turno, dopo aver subito due sconfitte dal Salisburgo e aver chiuso mestamente il girone con la sconfitta casalinga subita dal modesto Levski Sofia. Ad aggravare la situazione la sconfitta nel derby, giunta al termine di quella che è stata probabilmente la miglior prestazione stagionale dei biancocelesti, e l’addio definitivo a Goran Pandev, che ha ottenuto la rescissione del contratto e che può quindi considerarsi un patrimonio gettato al vento. Ledesma, dopo il fallimento del tentativo di riconciliazione con la società, ha deciso di seguire l’esempio del macedone e c’è il rischio concreto di un ulteriore danno economico. In entrambi i casi sarebbe forse stato meglio avere un atteggiamento più pragmatico e avvalersi delle prestazioni di due pedine fondamentali della Lazio degli anni passati. Presidente e allenatore hanno preferito non farlo e i numeri fotografano con dolorosa precisione i risultati di questa scelta. Dieci gol fatti in diciassette partite raccontano di una squadra che stenta a fare gioco e gol, nonostante la presenza di attaccanti del valore di Rocchi, Zarate e Cruz. Un dato clamoroso per una formazione che aveva nella prolificità in zona gol il proprio marchio di fabbrica. Il momento è difficile, la speranza è che la società faccia tesoro della vicenda Pandev e che il mercato di gennaio sia utilizzato per rafforzare una squadra in enorme difficoltà. A Ballardini il compito di dare convinzione, gioco e continuità a questa squadra. In questa ottica le buone partite contro Roma, Genoa e Inter possono essere un inizio, ma alle buone prestazioni devono seguire risultati concreti, ovvero punti per uscire dalle secche della zona retrocessione. Alla buona sorte, infine, il compito di non voltarci ancora le spalle come nel derby, anche se sembra che la fortuna sia prerogativa esclusiva dei cugini.
Il 2009 se ne sta andando, noi laziali non lo rimpiangeremo.
Avanti Lazio.