Dal 21 al 26 gennaio, il Teatro Vascello di Roma ospita “Il Rito”, un adattamento teatrale del film omonimo di Ingmar Bergman del 1969. Diretto da Alfonso Postiglione, lo spettacolo porta in scena la storia di tre artisti di varietà, i coniugi Hans e Thea e l’amante Sebastian, accusati di oscenità per un numero del loro spettacolo. Il giudice Abrahmsson, interpretato dallo stesso Postiglione, li interroga per decidere la loro sorte, ma non riesce a farsi un’idea chiara e assiste alla loro performance nel suo ufficio, subendo conseguenze inaspettate.
Al centro della rappresentazione c’è il tema della censura e l’impossibilità di contenere la potenza destabilizzante dell’arte. Bergman, attraverso il suo testo, esplora il conflitto tra l’autorità costituita e l’azione artistica, ponendo l’accento sull’ineludibile verità dell’essere umano che l’arte riesce a stanare. La performance dei tre artisti si trasforma in un rito dionisiaco che sfida la censura e la normalizzazione, evocando una parodia delle Baccanti di Euripide.
Un viaggio nel cinema da camera di Bergman
“Il Rito” è stato originariamente concepito da Bergman come un’opera teatrale per il Dramaten di Stoccolma, ma successivamente il regista ha deciso di trasformarlo in un film per la televisione. Girato in bianco e nero, il film rappresenta un esempio di cinema da camera, con un focus sui primi piani e un’ambientazione intima con soli quattro personaggi. La trasposizione teatrale mantiene la struttura originale del testo, offrendo una nuova prospettiva su un’opera che esplora le dinamiche interpersonali e il potere dell’arte.
La scenografia dello spettacolo è minimalista, con una grande scatola bianca al centro della quale si erge una piattaforma sospesa, rappresentante l’ufficio del giudice. I tre artisti si muovono sullo sfondo bianco, creando un contrasto visivo con l’autorità rappresentata dal giudice, simbolo di un’istituzione che tenta di reprimere la libertà artistica. La performance diventa così un assedio volontario, un atto di ribellione contro la censura.
Una riflessione sull’arte e la sua sacralità
La rappresentazione teatrale di “Il Rito” è un viaggio attraverso le emozioni e le dinamiche dei personaggi, esplorando temi di fragilità, vanità e razionalità. Il giudice, inizialmente cerimonioso, diventa sempre più prepotente, mentre gli artisti rivelano le loro vulnerabilità attraverso confessioni intime. La tensione tra i personaggi cresce, rivelando le loro debolezze e la complessità delle loro relazioni.
Nell’ultima scena, il rito dionisiaco dell’Elevazione diventa un momento catartico, un atto di auto-rappresentazione che sfida le convenzioni sociali e morali. Bergman, attraverso il suo testo, ci invita a riflettere sulla sacralità dell’arte e sulla sua capacità di svelare la verità dell’esistenza umana. In un mondo in cui la censura è ancora presente, “Il Rito” ci ricorda che l’arte è un atto di resistenza e di celebrazione della vita.
Info utili
Lo spettacolo “Il Rito” sarà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 21 al 26 gennaio, con rappresentazioni dal martedì al venerdì alle 21:00, il sabato alle 19:00 e la domenica alle 17:00. I biglietti hanno un costo di 25 euro per l’intero, 20 euro per gli over 65 e 18 euro per gli addetti ai lavori del settore e Cral/Enti convenzionati. È possibile acquistare i biglietti telefonicamente o presso il teatro. Il Teatro Vascello si trova in Via Giacinto Carini 78, Monteverde, Roma.
(Fonte e immagine: Cristina D’Aquanno – Ufficio Stampa)